Il punto sui vaccini in Italia: traguardi e sfide future

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Vaccini covid
Vaccini covid

Chiusura prima fase con il mese di marzo: situazione attuale e azioni da prendere
Con la fine di marzo e lo sbocciare della bella stagione, inizierà anche la seconda fase della campagna vaccinale: è dunque il momento di fare il punto sulla situazione, trarre le prime conclusioni ed enunciare le manovre correttive previste in questa seconda tranche di vaccini.

La situazione in Italia
L’Italia negli ultimi 7 giorni ha avuto una media di 169.776 inoculazioni al giorno, perfettamente in linea con la quantità settimanale di 170.000 prevista dal piano nazionale per questa prima fase. La platea di riferimento è composta da 6.5 milioni di persone, tra personale sociosanitario ed anziani over 80. Nonostante le difficoltà riscontrate a causa dei ritardi nelle consegne dei vaccini, di queste hanno completato la vaccinazione 2.7 milioni, a cui si aggiungono 3 milioni di cittadini che hanno ricevuto la prima dose e saranno a breve pronti per la seconda.

Anche a livello percentuale il target di copertura al 10% – considerando le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi – sembra raggiungibile con un leggero ritardo, durante il mese di aprile, quando le inoculazioni giornaliere triplicheranno in numero come da programma nazionale.

Per quanto invece riguarda le dosi consegnate dalle diverse case farmaceutiche, queste sfiorano ad oggi i 10 milioni. Pfizer ha assicurato il maggior numero di fiale, che si attesta a 6.6 milioni (ovvero il 66% della fornitura nazionale). Interessante anche il dato sulle somministrazioni: 100% delle dosi disponibili. Perfettamente in linea con il piano nazionale che prevedeva l’utilizzo di questo siero e di quello prodotto dall’americana Moderna per gli ultra-ottantenni e tutta la platea degli operatori sociosanitari, indicando invece AstraZeneca come vaccino principale per la terza fase. Dati diversi invece per AstraZeneca e Moderna che vedono una percentuale di utilizzo relativamente del 60% e del 47%.

Come sta andando l’Europa?
Il dato che spesso si sente citare durante i confronti tra i diversi stati Europei è il numero di dosi inoculate, che però, senza essere messo in relazione con altro, ha poco significato. Molto più interessante invece risulta essere il numero di dosi ogni 100 abitanti, che permette una comparazione reale tra i vari stati. Secondo questo parametro l’Italia ha 14,07 dosi inoculate ogni 100 abitanti, appena sopra la media europea di 13,96 dosi.
Interessante il paragone con Germania (11.5 milioni di dosi totali) e Francia (9.1 milioni), entrambe superiori all’Italia a livello assoluto ma dietro a quest’ultima se si guarda al dato diviso per popolazione. La Germania infatti vanta 13,66 dosi per 100 abitanti e la Francia 13,39.

Impietosi invece i dati se paragonati a Stati Uniti ed Inghilterra, che vantano relativamente 39,01 dosi e 46,59 ogni 100 abitanti. Da sottolineare però come entrambe abbiano potuto contare su una fornitura vaccinale decisamente più corposa, avendo adottato politiche di approvvigionamento diverse rispetto all’Europa. Gli Stati Uniti ad oggi non hanno esportato alcuna dose in favore di stati terzi, utilizzando internamente quelle prodotte da Pfizer e Moderna, mentre l’Inghilterra ha sfruttato la paternità del vaccino Astra Zeneca.

Le sfide della seconda fase di vaccinazione
Il dato più interessante che si evince da questo grafico realizzato da “Il Sole 24 Ore” (a questo link l’aggiornamento quotidiano del Sole) è il numero di persone che dovranno essere vaccinate entro giugno, quasi 20 milioni. Ora infatti l’attenzione si sposta dalla quantità di dosi disponibili alla capacità di inocularle in modo efficiente. Questa capacità si traduce in 500mila unità somministrate al giorno, il che significa un 3x rispetto ai livelli raggiunti con la fase 1. Su questa linea qualche settimana fa è stato presentato il nuovo piano nazionale dal commissario straordinario Figliuolo che prevede appunto strategie atte a sfruttare pienamente le scorte in arrivo, garantendo con la fine dell’estate (a settembre) una copertura vaccinale dell’80%.

I problemi da risolvere per ridurre il gap tra dosi giornaliere attuali e dosi target non riguardano la quantità dei vaccini, che arriveranno in quantità massive, bensì l’ottimizzazione del flusso logistico di distribuzione, la ricerca di medici inoculatori, la gestione burocratica di questi ultimi e la razionalizzazione delle agende e delle telefonate attraverso un software gestionale efficiente. Inoltre tutto ciò che non è misurabile non può essere migliorato, risulta dunque fondamentale tracciare la velocità di inoculazione delle linee vaccinali presenti in Italia, così da capire cosa funziona e cosa no, imitando i migliori. L’obiettivo è l’ottimizzazione delle risorse scarse, ovvero le ore-personale. Trovare la chiave per migliorare il numero di inoculazioni per ora-personale significa infatti aumentare le somministrazioni giornaliere a parità di risorse impiegate.

I presupposti per fare bene ci sono: il 10 marzo è stato siglato un accordo tra la Fnomceo – Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri – ed il Ministero della Salute per permettere agli odontoiatri italiani di somministrare il vaccino. Diventano così oltre 150mila i medici che daranno il loro contributo alla campagna vaccinale: i 63.600 odontoiatri si aggiungono ai 40mila specializzandi e ai 60mila medici del territorio (medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali). Si potrà far ricorso anche ai medici della Federazione Medico Sportiva Italiana, ai medici competenti dei siti produttivi e della grande distribuzione, oltre che ai medici convenzionati ambulatoriali e ai farmacisti. Proseguirà, se necessario, l’assunzione di medici e infermieri a chiamata, in aggiunta agli oltre 1700 già operativi, mentre in caso di necessità estrema saranno schierati anche team mobili.

Non solo: gli attuali 1.733 punti vaccinali saranno potenziati sfruttando siti produttivi, le aree della grande distribuzione, le palestre, le scuole, le strutture di associazioni e della Conferenza Episcopale Italiana. Verrà infine potenziata la parte dell’infologistica con l’adozione in tempi brevi di soluzioni informatiche per l’ampliamento delle funzioni di prenotazione e somministrazione dei vaccini, garantendo la circolarità delle informazioni e dando così impulso alla campagna. L’eliminazione di tutti i colli di bottiglia e degli sprechi inutili, attraverso l’adozione di un approccio Lean – preso in prestito dal mondo dell’industria-, ci permetterà di raggiungere gli sfidanti obiettivi del secondo trimestre ed arrivare all’estate in una situazione ottimale dal punto di vista della copertura.

Pietro Castellani