
Dopo “Dicevano: fase finale bonifica Zambon dovrà scattare nel 2008. Ora siamo nel 2018, Dalla Pozza illustra lavori e… porta a casa i faldoni” e “Ex Zambon e la bonifica che non c’è ancora: dal 1999 su denuncia di Enrico Hüllweck scoppia il bubbone monoclorobenzene” ecco la terza parte della ricostruzione dal 1981 in poi del caso di inquinamento ancora non rimosso dell’area ex Zambon (nella foto la sede ai Cappuccini, ndr) ricostruita sulla base di articoli e documenti raccolti ne La storia della bonifica della ex Zambon di Luciano Parolin (autore di questa ricostruzione sintetica per VicenzaPiu.com, ndr)
Alla fine del 2000 sulla scrivania del vice sindaco Giorgio Conte era arrivata una relazione della ULSS che denunciava l’insalubrità del luogo a causa di rifiuti tossici in alcuni punti del terreno”. Da via Cappuccini a Monte Zovetto i magazzini comunali ed il personale addetto dovranno essere spostati.
Gennaio,  2001. Si dovrà trovare una sede nuova ai magazzini Comunali, Claudio Cicero  ha  avviato contatti con la ex Stebel proprietaria di un complesso in Via  Montecchi  per un totale di 3750 metri quadrati per il magazzino, 166  metri quadrati per uffici, 166 per archivi, per un totale di 4100 metri  quadrati, l’auto rimessa è di 2.385 metri quadrati. Costo 4 miliardi e  200 milioni. Se il progetto non decolla si può pensare all’area Maltauro  di Vicenza Est di 32.804 metri quadrati a destinazione mista. Su un  lotto di 8.625 metri quadrati si può costruire un totale di 5.000 metri  quadrati con una spesa di 4 miliardi e 232 milioni di lire.
E’ tempo  di traslochi per i magazzini Comunali. Cicero: nessun trasferimento a S.  Agostino. L’Ulivo (della zona 7) polemizza per il metodo (troppo veloce  dicevano).
Sabato 5 maggio 2001 Intanto nulla si muove nel sito inquinato di Via Cappuccini. E’ sempre attesa per una convenzione tra Zambon Group e Comune per le analisi dell’area.
18 maggio 2002.   Il Comune scrive ai privati.  Nuova Trattativa per la bonifica. Ripartono  le trattative per l’area ex Zambon, conosciuta anche come Pp 8.
Il  Tar ha respinto il ricorso della Zambon contro l’ordinanza che le  imponeva di mettere in sicurezza l’area e di presentare un piano di  bonifica per l’inquinamento di monoclorobenzene. E’ riconosciuto dal Tar  che l’inquinamento risale alla Zambon che se ne andò nel 1976.  
Sentenzia  il Tar: “chi ha causato l’inquinamento è tenuto a procedere a proprie  spese agli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino  ambientale delle aree inquinanti“.
Il vice Sindaco Sorrentino scrive  alla Zambon: di provvedere subito a contenere la diffusione  dell’inquinamento, alla bonifica del sito e a risarcire i danni rispetto  alla svalutazione del sito. Intanto l’Amministrazione e Zambon  riprendono le trattative.
19 maggio 2002 Ad oggi tuttavia non c’è  stato nessun intervento di messa in sicurezza dell’area, nonostante il  progetto sia stato presentato dalla Zambon al Comune 5 mesi fa.
La lettera alla Zambon è un atto dovuto, dopo la sentenza del Tar.
Nel  passato si erano evidenziate “diversità di vedute” tra l’Assessore al  Patrimonio Conte e quello all’ambiente Sandro Bordin. Conte aveva  chiesto una nuova convenzione con la Zambon, ma Bordin bocciò la  proposta in Giunta.
Furono fatte nuove analisi che evidenziarono il monoclorobenze, in movimento.
La Zambon annuncia un ricorso al Consiglio di Stato.
Ma intanto avanzano nuove ipotesi di diversa destinazione urbanistica dell’area.
Il prof. Crocioni ha avuto via libera dal consiglio Comunale per un nuovo progetto.
Dare  destinazione residenziale per tutta l’area, cederla ai privati che in  cambio diano al Comune “pezzi” di Parco fluviale Bacchiglione, con uno  scambio fissato in metri di 10 a 1. Cioè 10 metri di verde per 1 metro  di area edificabile.
(L.P.) Capito? Alla fine è solo una questione di  soldi e cemento. Una partita di milioni di ? da giocarsi tra pubblico e  privato. Ma chi abita in zona, il cittadino, non sa ancora cosa  respira! Tanto ci voleva?
1° Febbraio 2003 – Nove mesi dopo
Accordo  tra Comune e privati Ex Zambon, ora si interviene-Scavi e palancole per  isolare la fonte dell’inquinamento. Sarà l’Ecoveneta, gruppo Maltauro, a spese  dell’industria farmaceutica, a occuparsi della messa in sicurezza di una  parte dell’ex cantiere aperto dall’Ater. Per i residenti due mesi di  disagi per rumori e per gli odori.
Fine terza parte.
            
		






































