Armi all’Ucraina, prof. Rodolfo Bettiol: la Costituzione lo consente, sussiste un interesse difensivo dell’Europa e quindi dell’Italia dalla Russia

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Ucraina e armi
Ucraina e armi

La decisione del Governo Italiano, comune a quelli di altri Stati appartenenti all’Unione Europea di fornire armi all’Ucraina aggredita dalla Russia è stata da taluni voci criticata in quanto violazione dell’art. 11 della Costituzione.

Ai sensi delle disposizioni costituzionali l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Ai fini della pace l’Italia consente limitazioni della sovranità necessarie e a tal fine e promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Esprime la Costituzione un’idea di neutralità disarmata?

Non sarebbe corretto trarre tale conclusione.

L’art. 52 recita che la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino e prevede la possibilità del servizio militare obbligatorio.

La guerra di difesa è dunque consentita. Ciò che la Costituzione vieta è la guerra di aggressione tanto al fine di conculcare la libertà di altri popoli che al fine di risolvere una controversia con altre Nazioni.

Va, peraltro, detto come la distinzione tra guerra di aggressione e di difesa non è sempre facile.

L’invasione di un paese che invia terroristi negli altri paesi è guerra di difesa o di aggressione?

L’intervento militare in altri paesi sia pure non in guerra dichiarata con il nostro, ma pericolosi per la sicurezza del paese, è guerra di difesa o di aggressione?

Evidentemente va fatta una valutazione caso per caso non essendo possibile porre una precisa delimitazione in astratto.

Va rilevato, invero, come nel presente gli interessi economici che sono stati la causa prevalente delle guerre, sono sovrastati dagli interessi geopolitici.

Ciò che gli Stati perseguono non è un immediato interesse economico, quanto una posizione di forza militarmente sostenuta che garantisca i loro interessi.

Non si vuole in realtà la guerra ma la manifestazione del prestigio della potenza.

Ma la guerra può scoppiare quando venga messo in pericolo l’equilibrio geopolitico o qualche Stato voglia affermarlo a proprio vantaggio.

La difesa dell’equilibrio geopolitico è guerra di aggressione o di difesa?

Anche qui la valutazione va fatta caso per caso, valutando la necessità dell’intervento militare in relazione al pericolo in corso e all’importanza degli interessi da tutelare.

Fatte queste premesse torniamo al quesito: è conforme alla nostra Costituzione l’invio di armi all’Ucraina, invio si badi bene che non è solo dell’Italia ma di paesi dell’Unione Europea ed alleati?

Esaminiamo la situazione.

L’aggressione della Russia all’Ucraina non è cagionata da alcun pericolo concreto per l'aggressore. Vi è un interesse della Russia all’estensione di una propria sfera di influenza che va ben oltre l’Ucraina stessa; basti pensare alle minacce della Russia alla Finlandia e alla Svezia, all’intervento in Siria ed in Libia.

Non vi è certo una situazione di tranquillità per i paesi già soggetti all’Unione Sovietica.

Sussiste l’interrogativo su dove voglia arrivare Putin.

Ciò non significa che si faccia la guerra sul campo con il rischio di una catastrofe nucleare.

L’invio delle armi all’Ucraina probabilmente servirà a poco militarmente, ma è un messaggio chiaro che il resto dell’Europa non intende accettare l’uso della forza, l’aggressione ad un paese indipendente e sovrano, situazione che potrebbe ancora replicarsi altrove.

L’invio di armi corrisponde dunque ad un interesse difensivo dell’Italia e dell’Europa. Un messaggio che oltre non si può andare senza incontrare una reazione.

L’invio è poi un atto di guerra?

A mio avviso meglio andrebbe definito come atto ostile.

Senza questa distinzione anche le sanzioni economiche costituirebbero atto di guerra.

Ad ogni modo nell’invio di armi all’Ucraina sussiste un interesse difensivo dell’Europa e quindi dell’Italia e non solo dalla stessa Ucraina. I dubbi di legittimità costituzionale sono dunque infondati.

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