
Potrebbe arrivare già nelle prossime ore quella che, comunque vada, sarà una sentenza destinata a passare alla storia: l’esito del processo Pfas.
Al centro del dibattimento, che ha avuto inizio nel 2021 davanti alla corte d’Assise del tribunale di Vicenza, ci sono i quindici manager della Miteni, l’azienda di Trissino fallita nel 2018 e accusata di essere la fonte della contaminazione da Pfas.
Queste sostanze, riconosciute come rischiose per l’uomo e in alcuni casi cancerogene, hanno colpito circa 350mila persone residenti nelle province di Vicenza, Padova e Verona.
Si tratta di uno dei casi giudiziari ambientali più significativi in Italia degli ultimi anni, che ha visto alternarsi in aula una lunga schiera di consulenti, tecnici, medici ed esperti, tra cui anche lo statunitense Robert Billot, l’avvocato che nel 1999 intentò una causa contro la DuPont, portando i Pfas all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale.
Dalle pagine dell’edizione vicentina de Il Corriere del Veneto si apprende dell’andamento dell’ultima udienza del procedimento in ordine cronologico. “È proseguita l’arringa difensiva iniziata lo scorso giovedì dall’avvocato Salvatore Scuto, che nel procedimento tutela Alexandre Nicolaas Smit, Martin Leitgeb, Antonio Alfiero Nardone, Anthony Mc Glynn, dirigenti a vario titolo della Miteni.
Proprio sulla difesa di quest’ultimo, sessantottenne irlandese residente a Milano nei cui confronti la procura berica ha chiesto una condanna a 17 anni e 6 mesi, si è concentrata ieri mattina l’arringa di Scuto. A detta del legale il suo assistito, che negli anni ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato e presidente dell’azienda, avrebbe agito con totale correttezza nello svolgere le sue mansioni. Se mai ci fossero state responsabilità, ha spiegato Scuto, sarebbero imputabili a coloro che erano a capo dello stabilimento, concentrandosi sul ruolo del direttore Mario Fabris, difeso dagli avvocati Novelio Furin e Marco Grotto, nei cui confronti è stata chiesta l’assoluzione da parte dei pm.
Sottolineando sempre l’estrema competenza di Fabris e la correttezza nella gestione dell’azienda, l’avvocato di Mc Glynn ha ripreso in mano proprio alcune produzioni di Furin e Grotto, volte a dimostrare l’innocenza di Fabris e degli altri tre loro assistiti (Davide Drusian, Mauro Cognolato e Mario Mistrorigo, tutti con vari ruoli dirigenziali all’interno di Miteni nei confronti dei quali è stata chiesta l’assoluzione), che ha però girato a supporto dell’estraneità dell’irlandese dalle accuse.
Scuto ha passato in rassegna diverse mail, tra cui quelle tra Fabris e i rappresentanti di Erm, la società di consulenza che per prima ha scoperto il problema dei Pfas nella falda del sito, dalle quali emergerebbe un quadro che vede il suo assistito come estraneo alle accuse. Insomma, se per Grotto e Furin i quattro imputati sono da assolvere perché non avevano nè potere di spesa nè poteri decisionali, i quali spettavano unicamente ai vertici dell’azienda, per Scuto è il contrario, e ogni eventuale responsabilità spetta a chi era a capo dello stabilimento, quindi non dei suoi assistiti.
Al termine dell’arringa di Scuto, alcune parti civili hanno annunciato le loro controdeduzioni per la giornata di domani, e quindi toccherà di nuovo alle difese. Se per caso non si riuscirà a finire si andrà a lunedì 26 maggio, ma se gli interventi resteranno nei tempi si potrebbe addirittura arrivare a sentenza. Un verdetto che si preannuncia storico, anche perché sono oltre trecento le parti civili che si sono costituite nel procedimento, con il Ministero dell’Ambiente in testa”.