E se tornasse la guerra fredda?

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Leonardo Malatesta
Leonardo Malatesta

(Articolo su guerra fredda da Vicenza PiùViva n. 297, sul web per gli abbonati ora anche il numero di 298 di maggio, acquistabile in edicola in versione cartacea).

Vicenza, al centro della guerra nei Balcani negli Anni ’90, ha visto smantellare tutti i siti, anche quelli con armamento nucleare. Ecco una mappa di dove si trovavano nel vicentino.

Siamo stati il punto di riferimento delle operazioni militari via aria durante la guerra dei Balcani a metà degli Anni ’90. Avevamo depositi di armi anche con testate militari nucleari gestite dall’esercito americano. C’erano basi missilistiche sparse sui nostri monti.
Abbiamo ancora due basi militari Usa. Ed è tutto quello che è rimasto del grandissimo arsenale che Vicenza ha sempre avuto storicamente nel suo territorio.
Il resto è stato tutto smantellato, qualcosa già a partire dalla fine degli Anni ’70, molto alla fine degli Anni ’90 dopo la caduta del muro di Berlino, che di fatto ha sancito la fine della guerra fredda almeno com’era intesa all’epoca.
Interi siti militari sono stati evacuati, smantellati o distrutti e al loro posto è sorto un po’ di tutto: a parte molte aree dove vige ancora l’abbandono ed il degrado più assoluto, in alcuni casi sono nati musei dedicati, sedi di protezione civile, impianti fotovoltaici e perfino centri per anziani.
Si custodivano polveriere, si facevano esercitazioni e si sparavano missili contraerei nel nostro bel territorio vicentino, il tutto ovviamente per essere pronti a difendere il fronte occidentale e la nostra patria, rispondendo ad eventuali attacchi dell’Unione Sovietica. Ipotesi confermata da progetti e documenti diventati pubblici con lo scioglimento del Patto di Varsavia.
Per cercare di fare una sorta di mappa dei siti militari esistiti nel territorio berico abbiamo chiesto il supporto di uno dei massimi esperti del settore, il vicentino di Zugliano Leonardo Malatesta, ricercatore, storico e scrittore con alle spalle 82 libri e 100 saggi dedicati alla guerra fredda in generale e basi, siti e bunker militari in particolare.
In effetti nel vicentino c’era davvero tanta roba e per molti anni non l’abbiamo saputo, o forse sì, ma senza sapere bene che cosa ci fosse veramente, complice una fortissima segretezza militare che non ha fatto altro che alimentare leggende metropolitane. Tra queste la presenza di tunnel sotterranei che avrebbero collegato una base con l’altra o la presenza di soldati americani nelle basi missilistiche di monte Toraro e monte Grappa, cosa non vera. In realtà i soldati USA erano presenti solo dove c’erano armi nucleari, nel distaccamento della 559^ brigata.

Locandina di un incontro pubblico di Malatesta
Locandina di un incontro pubblico di Malatesta

Ma iniziamo l’analisi. Dove ora c’è la seconda base militare statunitense, la tanto contestata Del Din, operava la 5^ ATAF all’aeroporto Dal Molin come centro strategico delle forze alleate durante la guerra nei Balcani con il coordinamento, la gestione ed il controllo di tutte le operazioni aeree. Nata come TAF, ha rappresentato la difesa aerea di tutto il Nordest dal 1951 al 1999, quando ha finito di esistere.
Senza andare troppo lontano dal centro storico di Vicenza, precisamente a Longare, all’interno dei bunker sotterranei del sito “PLUTO” esisteva un deposito di armi nucleari, esclusivamente gestito dall’esercito americano e al quale i militari italiani non avevano accesso. Anche vicino al lago di Fimon esisteva un deposito di questo tipo, pure questo smantellato alla fine degli Anni ’90.
Una della parti più attive nel vicentino era rappresentata dalla base missilistica (gestita questa sì con gli americani) di Monte Calvarina a cavallo con la provincia di Verona, nei comuni di Arzignano, Montecchia di Crosara e Roncà. Dopo lo smantellamento, a parte alcune aree ancora nel più totale abbandono, nella zona destinata ai lanci missilistici sorge ora un parco di pannelli fotovoltaici. Ci sarebbe anche un’idea, da parte di una fondazione, di creare un’area destinata a corsi per giornalisti inviati nei fronti di guerra, ma è tutto in divenire.

L’area della logistica in comune di Roncà è invece stata trasformata in un centro per anziani per persone con disabilità.
Sul monte Toraro a Tonezza c’era un’altra base dell’Aeronautica Militare che gestiva la zona riservata al lancio dei missili situata a Passo Coe nel comune trentino di Folgaria, così come sul monte Grappa a Crespano e in zona Fornelletto, dove avvenivano i lanci.
Ora al posto dell’area lancio di Passo Coe, è stato creato il museo Base Tuono mentre in quella sul monte Grappa è sorta un’area dedicata alla protezione civile alpina dell’A.N.A.
Sopra Ponte di Nanto c’era invece il sito “E” dedicato alle trasmissioni mentre il sito “F” era a Lagusella sul massiccio del Grappa prima di campo Solagna. Senza contare che nelle vicine province di Verona e Padova erano dislocate rispettivamente la base operativa West Star ad Affi e quella sul monte Venda a Vò Euganeo e a Cinto Euganeo, con ingresso a Teolo, con siti bunkerizzati. Servivano per la difesa aerea da parte di bombardieri e per le trasmissioni dei dati tra i vari Comandi.
Leonardo Malatesta si è laureato in storia alla Cà Foscari di Venezia e non ha mai smesso di interessarsi, in particolare, a quella militare in tempi recenti. Oltre ai libri è costantemente invitato ad incontri pubblici da parte di enti pubblici ed associazioni, non solo d’arma.
«La guerra fredda fino al 2022 era considerata un periodo storico – afferma lo storico – ma ho il timore che ora sia tornata a tutti gli effetti; non c’è più l’URSS ma la Russia è tornata a minacciare l’uso delle armi nucleari, che sono ancora in suo possesso. Attualmente l’Italia è impreparata perché ha smantellato praticamente tutto e solo ora sta correndo ai ripari con l’Aeronautica Militare che sta potenziando la componente missilistica a Rivolto in provincia di Udine, base delle Frecce Tricolori, con l’utilizzo del nuovo sistema missilistico “SAMP/T che ha una portata terrestre media».

Sull’ipotesi di eventuali ripristini dei siti militari dismessi nel vicentino, Malatesta è molto perplesso.

«Bisognerebbe ripartire da zero perché adesso non c’è più niente e le aree dovrebbero tornare al Demanio militare mentre ora è tutto nelle mani di quello civile. Inoltre adesso i sistemi missilistici sono molto più mobili rispetto a prima, quando erano ben piantati a terra. Ora si possono spostare in un quarto d’ora».
Una guida inesauribile lo studioso Malatesta, di quelle che pur di mostrare tutto il possibile al turista distratto, completerebbe il tour anche da solo, tanto è grande la sua passione. E di visitare i siti esistenti e dismessi non ha nessuna intenzione di smettere, tanto da averli visti tutti, tranne quello di Ponte di Nanto.
E non vorrebbe smettere di credere nemmeno in un progetto che sta cercando di portare avanti da qualche anno: creare un museo nella parte logistica della base di Tonezza, chiusa e abbandonata. Al momento però sta ancora aspettando risposte dall’amministrazione comunale.