Dazi Trump, miliardi che vanno e che vengono: il più grande aggiotaggio della storia?

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(Adnkronos) –
Donald Trump continua a ‘giocare’ con i dazi. La sequenza di annunci, ripensamenti, pause di riflessione, ultimatum e scadenze stanno però producendo un gigantesco spostamento di denaro. L’andamento dei titoli nelle Borse di tutto il mondo risentono ovviamente degli umori e delle parole del Presidente degli Stati Uniti. Si bruciano miliardi quando il barometro della politica commerciale indica maltempo e si acquista valore quando le buone notizie lo riportano verso il bello. E questo avviene, di fatto, con una sola persona a decidere quanto e come deve muoversi. Come se avesse un telecomando in mano, dazi sì o dazi no, a cui possono corrispondere i tradizionali input sell e buy, vendi o compra, che muovono le contrattazioni sui mercati.  E’ successo più volte dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca, ma ci sono due passaggi chiave che riguardano più da vicino l’Europa. Il primo in corrispondenza dell’annuncio delle tariffe verso tutto il mondo, con il ‘liberation day’ del 2 aprile scorso, con il crollo generalizzato dei listini azionari. Poi è arrivata la sospensione per 90 giorni delle tariffe, l’11 aprile, e i mercati a una sola settimana di distanza hanno bruscamente invertito la loro rotta. A ridosso del passo indietro di Trump, è arrivato anche un messaggio su Truth del Presidente: “E’ un grande momento per comprare”, letto come un segnale di una inversione di rotta a cui è puntualmente seguito l’annuncio della sospensione. Se non è insider trading, siamo molto vicini.  Stesso schema, con un intervallo temporale ancora più ristretto tra annuncio e marcia indietro, con il rilancio il 23 maggio di tariffe al 50% dal 1 giugno per l’Europa e il nuovo passo indietro, la notte scorsa, con la proroga accordata all’Unione europea fino al 9 luglio. E stessa brusca caduta e risalita dei listini.  Basta guardare il grafico dell’andamento di Piazza Affari negli ultimi tre mesi, per capire quale sia la portata del problema. Dal 2 aprile al 9 aprile il Ftse Mib crolla da 38.554 punti a 32730. Poi risale costantemente arrivando a 40656 punti il 16 maggio scorso. Venerdì 23 maggio riscende 39.475. E oggi sta risalendo verso quota 40.000. Dietro questi numeri ci sono guadagni e perdite e miliardi che passano di mano.  “Il sospetto è che molta gente si arricchisca, che ci sia una sorta di aggiotaggio”, ha commentato il segretario di Azione Carlo Calenda. I numeri suggeriscono che non sia un’interpretazione dei fatti così lontana dalla verità. (Di Fabio Insenga)  —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)