
Il caso di Massimo Zen, l’ex guardia giurata di Cittadella condannata a nove anni e sei mesi di reclusione per l’omicidio del giostraio Manuel Major, avvenuto durante una rapina a un bancomat a Vedelago nel 2017, torna al centro dell’attenzione.
Giulio Centenaro, consigliere regionale dell’intergruppo Lega – Liga Veneta, ha annunciato di aver inviato ieri, venerdì 20 giugno 2025, la richiesta di grazia al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questa iniziativa è supportata da una petizione che ha già superato le millecinquecento firme e che continua a raccogliere consensi online.
La petizione, avviata da Centenaro su Change.org lo scorso 22 maggio, ha suscitato grande interesse e “grande empatia da parte dei cittadini”, come spiegato dal consigliere. Secondo Centenaro, Massimo Zen sta scontando una pena per un gesto compiuto nell’adempimento del proprio dovere, mentre cercava di tutelare un istituto bancario da una rapina.
La vicenda e la condanna: sette anni di incertezza e il peso del carcere

Massimo Zen si trova in carcere a Verona dal 16 giugno 2023, a seguito della sentenza definitiva pronunciata dalla Cassazione il 1° giugno di due anni fa. I fatti risalgono al 22 aprile 2017, quando a Barcon di Vedelago, Zen ferì a morte con un colpo di pistola Manuel Major, trentaseienne, mentre questi fuggiva in auto con due complici dopo aver colpito alcuni bancomat della zona. La vicenda ha segnato profondamente la vita di Zen e della sua famiglia, come raccontato dalla moglie Franca Berto a Il Corriere del Veneto in edicola oggi, sabato 21 giugno.
Franca Berto ha rivelato che la prima richiesta di grazia, presentata l’anno scorso, era stata respinta perché non era ancora stato quantificato il risarcimento da versare alla famiglia di Major, successivamente definito in 550 mila euro e pagato dall’assicurazione della ditta per cui Massimo lavorava.
Inoltre, il giudice aveva rilevato una presunta assenza di “segnali di pentimento abbastanza significativi” da parte di Zen. La condanna, per aver agito in quello che lui e i suoi sostenitori considerano l’adempimento del proprio dovere, è stata “una mazzata per lui e per noi familiari, già fortemente provati da sette anni vissuti con la spada di Damocle sulla testa”, ha dichiarato la signora Berto.
Cure mediche urgenti e il sostegno politico

Il consigliere Giulio Centenaro, che il 13 giugno ha visitato Zen nel carcere veronese di Montorio insieme a Marco Dolfin, anch’esso consigliere della Liga Veneta, ha trovato l’ex guardia giurata “combattivo e motivato”.
Durante la visita, Centenaro ha anche sollecitato l’amministrazione carceraria affinché fornisse a Zen le adeguate cure dentarie, un problema sollevato da tempo dalla moglie e dal suo avvocato difensore. Franca Berto ha confermato che il marito “ha bisogno di cure odontoiatriche urgenti, non riesce più a mangiare”, e per questo hanno chiesto il permesso di farlo uscire per andare dal dentista. Centenaro, consapevole della gravità della situazione, ha interessato del caso il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, e l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin.
Nella PEC inviata al Quirinale, Centenaro ha sottolineato che la condotta di Zen, pur oggetto di giudizio penale, “sia maturata in un contesto operativo difficile, sotto forte tensione, e in un ruolo in cui la tutela della sicurezza pubblica è spesso accompagnata da situazioni ad alto rischio”. Pur riconoscendo il dolore dei familiari della vittima, ha evidenziato la necessità di valutare l’intera vicenda umana e professionale di Zen, il suo comportamento precedente e successivo al fatto, e l’assenza di intenti criminali come elementi che meritano una riflessione di clemenza.
Nonostante la difficile situazione, con Zen costretto a vivere in una piccola cella con altri tre detenuti, Franca Berto ha concluso: “Ci sosteniamo a vicenda, siamo una coppia molto unita, ma è dura andare avanti. Anche perché viviamo tutto questo come una profonda ingiustizia“.
Zen, intanto, lavora per il canile interno all’istituto di pena e cerca di non mollare. La petizione per la grazia prosegue, con la speranza che il Presidente della Repubblica accolga positivamente la richiesta per un “servitore onesto dello Stato”.