
Speciali weekend. Il 26 giugno 2025 la Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza ha emesso una sentenza, per ora di I° grado, storica nel processo per l’inquinamento da PFAS legato all’ex azienda Miteni di Trissino, condannando 11 imputati e assolvendone 4. Le pene complessive ammontano a 141 anni di carcere, superando di circa vent’anni le richieste formulate dai pubblici ministeri. Gli imputati condannati sono ex dirigenti e manager di Miteni, Mitsubishi e ICIG, ritenuti responsabili di avvelenamento doloso delle acque, disastro ambientale, inquinamento e reati fallimentari.
Oltre 300 le parti civili riconosciute come danneggiate, tra cui enti pubblici, cittadini, associazioni e istituzioni. Il Ministero dell’Ambiente riceverà 58 milioni di euro, la Regione Veneto 6,5 milioni, ARPAV 800 mila euro, mentre ai cittadini coinvolti sono stati riconosciuti risarcimenti individuali tra i 15.000 e i 20.000 euro. Anche la Provincia di Vicenza è stata risarcita per circa 151.000 euro, oltre a 11.500 euro per le spese legali. Nulla agli… operai della Miteni, almeno per ora, e, comunque la partita dei risarcimenti, se verranno confermati, sarà complessa essendo “capienti” solo Icig e Mitsubishi (Miteni è fallita e le persone fisiche condannate si presume non posseggano gli importi sanciti dalla corte) e anche se dal punto di vista amministrativo e per ora, come ci ha ricordato e ci conferma di seguirto sul tema l’avv. Edoardo Bortolotto, sono state considerate responsabili anche Eni e Marzotto, la società del gruppo proprietaria con Eni della originaria RiMar (Ricerche Marzotto), che stanno, infatti collaborando alla bonifica della Provincia.
La sentenza rappresenta uno dei più importanti casi di giustizia ambientale in Italia, in un contesto che ha visto oltre 300.000 persone esposte a sostanze perfluoroalchiliche su un territorio di più di 100 chilometri quadrati. È stato riconosciuto il dolo ambientale e l’avvelenamento delle falde acquifere, in una vicenda che ha avuto ripercussioni gravissime sulla salute pubblica e sull’ambiente.
Il processo ha segnato anche un precedente legale importante: il 13 maggio 2025 il tribunale ha riconosciuto per la prima volta in Italia che l’esposizione ai PFAS può causare la morte, accertando la natura professionale del decesso di un ex operaio Miteni, Pasqualino Zenere, morto di carcinoma uroteliale. In parallelo alla sentenza penale, è in corso l’iter per la bonifica del sito contaminato. La Conferenza dei servizi ha approvato il documento di analisi del rischio per l’area di Trissino e si prevede che entro la fine dell’anno venga definito un piano operativo di risanamento ambientale.
Abbiamo proposto nei giorni scorso un ampio, anche se parziale, resoconto dei commenti di chi ha plaudito la sentenza anche se non mancano tra i presenti di oggi gli assenti di ieri.
Anche l’avvocato Edoardo Bortolotto, legale di Medicina democratica, Wwf, Isde e Italia Nostra costituitesi parte civile e da anni in prima linea anche a livello politico, dove il tema è stato centrale nella sua candidatura a sindaco di Vicenza per il M5S, ha valutato positivamente l’esito processuale, in particolare per quanto riguarda la portata delle condanne e i risarcimenti riconosciuti. Tuttavia, ha evidenziato un punto dolente: “l’assenza di risarcimenti per gli ex lavoratori della Miteni, un elemento che lascia un senso di incompletezza e un amaro in bocca che non ci permette di essere pienamente contenti”.
“Un’ipotesi alla base di questa decisione nell’attesa delle motivazioni – ci dice il legale -, fa presumere che la Corte abbia ritenuto la contaminazione di cui soffrono i lavoratori, una delle più alte al mondo ricordiamo, di natura lavorativa e non ambientale, come i reati alla base del processo appena conclusosi. Interpretazione che se fosse corretta non si può condividere, in quanto in netta opposizione ad altre decisioni invece a favore dei lavoratori in casi analoghi (fra tutti la Solvay di Spinetta Marengo)”.
“Tuttavia, come si dice, ‘chiusa una porta si apre un portone’ – aggiunge lo stesso legale – Le pesanti condanne basate su una responsabilità dolosa degli imputati giustificherebbero, nell’attesa sempre e comunque delle motivazioni, oltre che di un eventuale appello, anche l’apertura di un nuovo fascicolo relativo ai reati nei confronti dei lavoratori e la richiesta di un risarcimento in sede civile, basato sulle medesime prove che si sono dimostrate schiaccianti per la decisione appena resa nota”.
Se Giampaolo Zanni del Dipartimento Salute e sicurezza della Cgil Veneto ed ex segretario generale a Vicenza è sulla stessa linea, torniamo con Edoardo Bortolotto sul tema dei risarcimenti fissati nella sentenza del Processo Pfas: “La sentenza ha dichiarato la responsabilità civile anche di Mitsubishi. Anche da questo punto di vista la sentenza è storica. E ricordiamo che dal punto di vista amministrativo sono state considerate responsabili anche Eni e Marzotto. Tale ‘individuazione’ è stata confermata in sede Tar, ma ora le decisione è stata impugnata in Consiglio di Stato dalle due società e si è in attesa della decisione.”.
Chiudiamo queste puntualizzazioni con un flash back ricordando il momento di intensa emozione che si è vissuto anche tra i membri del comitato delle Mamme No PFAS, che hanno accolto la lettura del dispositivo con urla di gioia e applausi.
Cristina Colla, una delle portavoce, ha confidato che proprio la mattina della sentenza alcune di loro si erano recate in pellegrinaggio al santuario di Monte Berico, dove hanno partecipato a una messa celebrata dal vescovo Giuliano Brugnotto, che ha dedicato parte dell’omelia al tema della custodia del creato. Un gesto carico di significato per chi, da anni, combatte con determinazione per il diritto alla salute e per la difesa dell’ambiente.
Questa sentenza di I° grado del Processo Pfas della Corte ha suscitato forte attenzione e apprezzamento da parte della società civile, delle istituzioni locali e delle associazioni ambientaliste, e si configura come un punto di svolta nella storia della giustizia ambientale in Italia.
A meno che, a meno che tempi, lungaggini e inattuabilità lascino tutto scritto, inutilmente, sulla carta ma, drammaticamente, nel sangue dei contaminati e nell’ambiente compromesso. Non solo il Vicentino e Vicenza, non solo il Veneto…