Vicenza agli americani, Emilio Franzina: “Dov’è finito il sindaco che avevamo votato? Di che amicizia con gli USA si va cianciando?”

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Emilio Franzina: no a Italia-America Friendship Festival a Vicenza
Emilio Franzina: no a Italia-America Friendship Festival a Vicenza

La potenzialità rappresentata dalla presenza della comunità Usa a Vicenza – secondo il sindaco, Giacomo Possamai (da “Bulgarini d’Elci nominato consigliere esterno dal sindaco”, 7 luglio 2023, Comunicato stampa del Comune di Vicenza, https://www.comune.vicenza.it/Novita/Comunicati/Bulgarini-d-Elci-nominato-consigliere-esterno-dal-sindaco , ndd) – [sarebbe] un ambito in larga parte inesplorato, rispetto al quale ho chiesto a Jacopo Bulgarini d’Elci di supportarmi, considerate le sue significative relazioni con la base americana. Lo sviluppo del brand Vicenza è l’altro tema a cui, alla luce della sua esperienza, gli ho chiesto di lavorare al mio fianco, sempre a titolo gratuito e senza alcun incarico di tipo politico. Con questa nomina introduciamo la figura del “consigliere esterno” che utilizzeremo anche con altre persone che ci hanno accompagnato durante la campagna elettorale e che possono aiutarci a dare sostanza alla nostra visione di un’amministrazione plurale che coinvolge e valorizza le energie positive”.

Dov’è finito il sindaco per cui, assieme alla gran massa dei suoi coetanei, anche non pochi di noi, vicentini più vecchi o comunque anziani, avevamo votato due anni fa pur essendo al corrente delle sue posizioni assai moderate in seno al PD? Per quale motivo ha ritenuto di poter capovolgere principi e concetti condivisibili che non più tardi dell’ultimo 25 aprile lui stesso aveva esposto contro la guerra? Lo aveva fatto, si ricorderà, assieme a Walter Veltroni,  in una Piazza dei Signori partecipe e gremita, mentre ora si arrampica da solo o appena con l’aiuto di qualche scudiero (o meglio di qualche scherano travestito da “consigliere esterno”) sugli specchi di una penosa apologia della settantennale “presenza” americana in città (9 su 10 una presenza armata!) attraverso il più farlocco dei festival in suo onore camuffato da iniziativa culturale e imposto a Vicenza, “città di pace” espropriata del suo aeroporto civile e stravolta nella propria viabilità, ma divenuta infine sede di ben due basi yankees entrambe poco gradite e sentite come estranee dalla popolazione locale.

Sessantasette anni dopo gli Americani a Vicenza di Parise è forse giunto il momento di occuparsi finalmente di Vicenza agli americani? Probabilmente sì, ma sempre ricordando che le basi americane di Vicenza al pari di tutte le altre, non escluse quelle dotate di armi nucleari ancora esistenti in Italia, esercitano, dalla fine del Secondo conflitto mondiale, una funzione non già di difesa o di deterrenza, quanto di controllo politico militare (a sue ovvero nostre spese) di chi le “ospita” in Europa.  Parlare o meglio straparlare vaneggiando di “amicizia” tra Vicenza e USA in un tale contesto, anche al di là delle recenti performances belliche del leader cotonato e inquietante che ora siede alla Casa Bianca e davanti a cui si genuflettono pressoché tutti i sovranisti di paglia europei, e farlo con la scusa puerile delle relazioni culturali non è dunque lecito e costituisce, semmai, un gesto vile e servile di cui chi lo compie dovrà prima o poi rispondere e rendere conto al proprio paese. Il monumento di gratitudine, ma in realtà di subordinazione agli Stati Uniti ora anche trumpiani  (e non già all’”America” che è qualcosa di ben più ampio e di assai diverso) ovvero il fatuo coacervo di spettacolini, di esposizioni, di conferenze ecc. che a Vicenza si vorrebbero far svolgere, a spese del Comune, dalle istituzioni culturali o associative cittadine, spesso prive di specifica competenza in materia, costituisce quindi, prima di tutto, un oltraggio ai suoi abitanti e, in subordine, un vergognoso tentativo di affossare la memoria di sette anni di lotte popolari contro la seconda base chiamata provocatoriamente nel 2013 Del Din e invisa a una intera generazione di vicentini non tutti andati in quiescenza (o in aceto).

Di che amicizia tra Vicenza e USA si va cianciando? Che cosa c’entrano le bombe e i depositi di missili a stelle e a strisce, i paracadutisti e i soldati stranieri accasermati a casa nostra con la cultura e con la storia dei rapporti artistici, musicali, letterari ecc. intercorsi, massime in passato, fra due diverse parti del mondo? E allora si sappia che quel grottesco monumento, se mai si farà, porterà per sempre il nome di Possamai e di altri penosi maggiordomi di Washington i quali, ottusi e in mala fede, ne rivendicano la pretesa liceità, ma si consegnano sin d’ora alla triste storia della cortigianeria italiota come campioni provinciali e periferici d’ineguagliabile arroganza e stupidità.

Prof. Emilio Franzina

Nota del direttore: abbiamo chiesto una replica al sindaco Possamai.