Abdelmajid morto sul lavoro a 48 anni a Tezze sul Brenta. FLAI CGIL: sciopero 11 luglio alla Salgaim Ecologic, sicurezza diritto, non costo

391
Abdelmajid a 48 anni morto sul lavoro a Tezze sul Brenta
Abdelmajid a 48 anni morto sul lavoro a Tezze sul Brenta

Abdelmajid aveva 48 anni. Lavorava da sette anni nello stabilimento della Salgaim Ecologic di Tezze sul Brenta (Vicenza), ed era parte integrante di quel ciclo produttivo, della comunità operaia che ogni giorno tiene in piedi un settore fondamentale come quello dello smaltimento e trattamento dei rifiuti. È morto mentre lavorava. È morto mentre cercava di fare il proprio dovere. E ora si alza il grido: “Basta morire di lavoro”.

Per questo, le segreterie della FLAI CGIL di Vicenza e Venezia hanno proclamato uno sciopero per venerdì 11 luglio, che coinvolgerà entrambi gli stabilimenti dell’azienda – Tezze sul Brenta (VI) e Lugo di Campagna Lupia (VE) – con presidi davanti alle sedi aziendali dalle ore 9.00.

“Non possiamo accettare che morire sul lavoro diventi normale. Non possiamo più tacere. Il lavoro deve essere vita, non morte. Non c’è più tempo” – scrive il sindacato in una nota che accompagna la proclamazione dello sciopero.

La denuncia è dura e precisa: organizzazione del lavoro, prevenzione e sicurezza sono in capo all’impresa, e non possono essere considerate “danni collaterali” o fatalità da mettere in conto in nome dell’efficienza o del profitto. Il sindacato pretende risposte e chiede giustizia per Abdelmajid, ma va oltre il singolo episodio: serve una svolta vera nelle politiche della sicurezza sui luoghi di lavoro, non la rituale indignazione postuma.

Tra le proposte concrete, la FLAI CGIL chiede:

  • Il potenziamento reale e immediato degli organi di controllo;
  • L’istituzione di tavoli tecnici permanenti tra imprese, sindacati, RLS, RSPP e medici del lavoro;
  • Scadenze chiare e vincolanti per la risoluzione delle criticità;
  • Una vigilanza costante e dotata di risorse che garantisca ispezioni efficaci e tempestive.
  • “Chiediamo rispetto per chi ogni giorno entra in fabbrica, in cantiere, in un impianto e ha diritto di tornare a casa vivo”.

La sicurezza, ribadisce la CGIL, non è una voce di bilancio, ma un diritto umano e costituzionale. E se le istituzioni tacciono, se le aziende restano ferme, se la società si abitua a contare le vittime senza reagire, allora lo sciopero diventa un atto di responsabilità e memoria. Perché Abdelmajid non venga dimenticato, perché la sua morte non si perda nel silenzio, perché lavorare non sia più un rischio di vita.

“Scioperiamo per la vita, per la dignità, per il futuro” – conclude la FLAI CGIL – “perché nessuno possa pensare di andare avanti facendo finta di nulla. Noi ci siamo e ci saremo”.