Zanoni e Masolo (Europa Verde): «Zaia lascia una Regione avvelenata e cementificata. Altro che “Veneto in corsa”»

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I consiglieri regionali di Europa Verde Andrea Zanoni e Renzo Masolo

Mentre il presidente Luca Zaia si avvicina alla fine del suo terzo mandato alla guida della Regione Veneto, dalle fila di Europa Verde – AVS si levano due duri attacchi: da un lato Andrea Zanoni denuncia l’eredità di “pozzi avvelenati” lasciata dalla giunta, dall’altro Renzo Masolo solleva gravi interrogativi sulle politiche ambientali e urbanistiche legate alla gestione delle casse di espansione, come quella del Riale a Colceresa, e alla Superstrada Pedemontana Veneta (SPV).

Zanoni: «Il Veneto è contaminato e indebitato, altro che eccellenza»

Zanoni non usa giri di parole: «Zaia può anche ripetere come un mantra che non lascerà “pozzi avvelenati”, ma la verità è che li ha già lasciati, e i veneti li bevono ogni giorno». Il riferimento è all’inquinamento da PFAS, che secondo i dati ha interessato oltre 300.000 cittadini: «Hanno bevuto acqua contaminata per anni, e oggi ne pagano le conseguenze sanitarie».

Nel mirino anche la SPV, definita «opera colabrodo» che rischia di costare quasi 5 miliardi di euro in 39 anni, già con 80 milioni di ammanco nel solo 2025. Ma non finisce qui: Zanoni snocciola dati preoccupanti su pesticidi (16 milioni di kg nel 2023), consumo di suolo (891 ettari in un solo anno), assenza di politiche per il biologico e sanità pubblica al collasso, mentre la presenza del presidente in Consiglio regionale è stata del 7% in 15 anni: «Il governatore più assenteista d’Italia».

Anche le grandi opere, secondo il consigliere ecologista, portano con sé più ombre che luci: «Il Mose è gestito in modo opaco e le Olimpiadi ci lasceranno piste obsolete e perdita di biodiversità. Zaia ha costruito la sua popolarità sulla gestione del Covid, ma oggi il Veneto è più fragile, più inquinato e più indebitato. Serve una svolta radicale».

Masolo: «Casse di espansione usate come scusa per cementificare»

Sul fronte ambientale, è Renzo Masolo a sollevare dubbi importanti. Oggetto della sua denuncia è la cassa di espansione del torrente Riale, nel comune di Colceresa, dove a giugno si è assistito a uno sfalcio integrale del fondo proprio in pieno periodo riproduttivo di flora e fauna, «senza alcuna urgenza idraulica» e senza monitoraggi naturalistici. «Un grave errore tecnico e ambientale», afferma Masolo, che punta il dito contro una gestione ancorata a logiche ingegneristiche superate, ignorando il valore ecologico delle casse.

E la critica si estende: «Se queste pratiche si stanno diffondendo in tutti i Consorzi di bonifica del Veneto, siamo davanti a un problema sistemico, e la Regione deve intervenire con linee guida vincolanti, calendari di manutenzione ecocompatibili e una visione multifunzionale di questi bacini».

Ma ciò che Masolo definisce «il vero paradosso» è l’ipocrisia politica: da un lato si costruiscono casse per affrontare emergenze idriche, dall’altro si continua a consumare suolo senza sosta. Proprio a Colceresa, a ridosso della cassa, si stanno approvando nuovi insediamenti residenziali e industriali, nonostante i rischi già esistenti. E il Consorzio di bonifica? «Si è già seduto al tavolo della conferenza dei servizi. Si limiterà a tacere o si opporrà alla prossima colata edilizia?», chiede provocatoriamente Masolo.

L’appello: «Basta divisioni tra tecnici e ambientalisti»

In chiusura, i due consiglieri verdi invocano un nuovo paradigma: gestione integrata, pianificazione ambientale e una politica che ponga davvero la salute e la natura al centro. «Non creiamo finte contrapposizioni tra tecnici e ambientalisti: l’ambiente va difeso in ogni sede, con rigore, conoscenza e senza ideologie preconcette», afferma Masolo.

Per Europa Verde, il tempo della propaganda è finito: «Zaia lascia un Veneto inquinato, indebitato e cementificato. I pozzi, purtroppo, sono già avvelenati». Ora serve un cambio di rotta – strutturale e culturale – che i verdi promettono di portare avanti a testa alta.