Scuole a Vicenza: quasi 900 banchi vuoti a settembre, il PD provinciale chiede un piano contro il calo demografico

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Scuola Gabelli Bassano del Grappa scuole vicenza
Scuola Gabelli Bassano del Grappa

Il calo demografico continua a farsi sentire nelle scuole del Veneto, e in particolare a Vicenza. Per il prossimo anno scolastico, le aule del vicentino avranno 875 alunni in meno rispetto all’anno precedente.

Questo dato emerge dal report dell’Ufficio scolastico regionale, che ha analizzato le iscrizioni alle prime classi per l’anno scolastico 2025-2026 in tutte le province del Veneto.

Le tabelle, aggiornate al 10 febbraio (data di scadenza delle iscrizioni), mostrano che a Vicenza ci saranno 20.641 alunni contro i 21.516 del 2024-2025. La flessione si osserva in tutti gli ordini di scuola, ma è più accentuata alle elementari, con una perdita complessiva di 416 iscritti in prima elementare (5.881 bambini a settembre contro i 6.297 dell’anno precedente). Anche medie e superiori registrano cali, con rispettivamente 219 e 240 iscritti in meno alle prime classi.

Di fronte a questi numeri, il Partito Democratico di Vicenza esprime forte preoccupazione. “Il dato sugli 875 alunni in meno nelle scuole vicentine a partire da settembre – con quasi 900 banchi vuoti – è l’ennesimo segnale di un problema profondo che riguarda tutto il Paese, ma che nel nostro territorio assume contorni sempre più preoccupanti”, ha dichiarato Davide Giacomin, segretario provinciale del Partito Democratico di Vicenza, commentando i dati pubblicati dall’Ufficio scolastico regionale.

Giacomin ha sottolineato che non si tratta di una “semplice flessione temporanea”, ma del “risultato di anni di disattenzione alle politiche familiari, ai servizi per l’infanzia e al sostegno all’occupazione femminile. La denatalità non è inevitabile, ma la conseguenza di scelte politiche sbagliate o troppo timide”.

Anche l’onorevole Rosanna Filippin è intervenuta, ribadendo la posizione del Partito Democratico: “Diciamo con chiarezza che serve un piano nazionale strutturale: non bastano i bonus una tantum. Occorre potenziare stabilmente l’assegno unico universale, investire sugli asili nido per renderli gratuiti e capillari, garantire congedi parentali più lunghi e meglio retribuiti, sostenere davvero il lavoro femminile e contrastare la precarietà”.

Filippin ha aggiunto che serve una “grande operazione sulla scuola, per trasformare le scuole che si svuotano in centri civici e culturali di comunità, con tempo pieno, sport, laboratori e sostegno educativo. Dobbiamo rafforzare l’istruzione pubblica proprio dove gli alunni calano, per non lasciare soli i territori più fragili”.

Giacomin e Filippin hanno concluso con un appello alle istituzioni locali e regionali: “Il problema è noto da anni, ma non si sono viste finora proposte adeguate da parte della Regione. Chiediamo un piano per contrastare il calo demografico, sostenere le famiglie e rilanciare il diritto allo studio. Evitare l’emorragia di iscritti non basta: dobbiamo rendere di nuovo la scuola il motore della rinascita comunitaria e dell’ascesa sociale. Purtroppo, dal Governo Meloni continuano ad arrivare solo misure spot e propaganda, senza una visione coraggiosa di investimento su ciò che davvero conta per il Paese: il lavoro femminile, la scuola pubblica e la possibilità per le giovani coppie di costruire una famiglia. Il tempo dei rinvii è finito: bisogna agire”.