Fuga dei giovani dal Veneto: 55 mila under 35 all’estero dal 2011. Da visioni opposte Rucco (FdI) e Bigon (PD) chiedono un piano struttura

Nel solo 2024 sono emigrati oltre 7.300 giovani veneti, 1.430 da Vicenza. Rucco (FdI) propone una svolta a partire dal capoluogo berico, Bigon (Pd) accusa la Regione di immobilismo: “Serve una strategia strutturata, non bandi a pioggia”

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Fuga giovani dal Veneto
Fuga giovani dal Veneto

Il Veneto continua a perdere giovani, e il saldo negativo diventa ogni anno più allarmante. Lo confermano i dati elaborati dalla Fondazione Nord Est: nel 2024 sono stati oltre 7.300 gli under 35 veneti emigrati all’estero, portando a più di 55 mila il numero complessivo dal 2011. Tra le province più colpite dalla fuga dei giovani c’è Vicenza, che nel solo 2024 ha visto partire 1.430 giovani, molti dei quali laureati.

Un’emorragia generazionale che sta finalmente accendendo un dibattito bipartisan.

«I dati sono un segnale preoccupante – afferma Francesco Rucco, esponente di Fratelli d’Italia e già presidente della Provincia di Vicenza –. È una fuga di energie, di competenze, di futuro. E dobbiamo avere il coraggio di dirlo chiaramente: così non si può andare avanti». Rucco lancia un messaggio di responsabilità politica: «Occorre un piano forte e ambizioso che parta da Vicenza ma parli a tutto il Veneto. Serve abbattere gli ostacoli burocratici per chi vuole aprire un’impresa, sostenere l’accesso alla prima casa e rafforzare le start-up giovanili con misure fiscali concrete. Il futuro del Veneto si gioca ora».

Ma la ricetta proposta dal fronte opposto non è meno decisa. Per Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Pd, il problema nasce proprio dall’assenza di una visione strategica: «L’analisi della Fondazione Nord Est fa emergere in modo inequivocabile la necessità di un vero piano regionale, che oggi manca. Gli investimenti strutturali sono pochi, scollegati, e troppo spesso limitati a bandi temporanei senza impatto duraturo».

Bigon punta il dito contro la scarsa incentivazione delle imprese che offrono lavoro stabile e qualificato: «Manca una regia forte tra università, aziende e istituzioni per trattenere i laureati e valorizzare chi rientra. Servono fondi per le start-up, incentivi per i contratti stabili under 35 e contributi per chi vuole tornare dall’estero».

Se entrambi gli schieramenti, per una volta, convergono sul cosa – arrestare la fuga dei giovani – il come resta profondamente diverso. Un dato, però, unisce le posizioni: il Veneto sta perdendo intere generazioni e, se non si interviene con tempestività, il futuro demografico, sociale ed economico della regione sarà seriamente compromesso.