Italia-Usa, Festival di amicizia o discordia? Cattaneo lo giustifica, Albera con la storia: fare memoria della “stagione del no Dal Molin”

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Base Del Din e Parco della Pace a Vicenza
Base Del Din e Parco della Pace a Vicenza

Il 7 luglio il GdV ha pubblicato sotto il titolo “Furono gli americani a a sconfiggere il fascismo” la lettera di Robero Cattaneo sulle origini “virtuose” dell’Italia-America Friendship Festival (sulle ignote origini… economiche ci leggerete a breve, ndr). La replichiamo in fondo* perché ha generato varie reazioni, tipicamente negative, tra cui quella di Giancarlo Albera, che sempre si contrappose al nuovo insediamento e che controbatte la ricostruzione degli eventi (“vede la pagliuzza ma non la trave”) di Cattaneo, fautore da sempre della seconda base USA e che si firma come forzista.

Ex aerostazione: Giancarlo Albera e Tavolo della Partecipazione
Giancarlo Albera e Tavolo della Partecipazione

La seconda base fu realizzata senza la Via (Valutazione di Impatto Ambientale … e che impatto!), cosa di cui scrive Albera e per la quale i giudici di Milano sarebbero insorti, mentre quelli di Vicenza furono di fatto zittiti insieme a decine di migliaia di cittadini, a cui la “ragion di Stato” scippò anche il referendum convocato e poi ridotto a una sorta di sondaggio, senza effetto alcuno pur se la contrarietà fu plebiscitaria.

Pubblichiamo, quindi, dopo la lettera di Cattaneo la replica** di Albera, in parte sintetizzata sul Giornale di Vicenza per ovvi motivi di spazio sulla sua edizione cartacea.

L’attivista, ancora oggi, di mille battaglie di comitati cittadini (Centrale del Latte, poi Parco della Pace…, la mitigazione che, ad essere sinceri, è solo un costo per Vicenza se il Parco vorrà essere attivato) ci ha inviato il testo originario e completo, che pubblichiamo qui di seguito potendo farlo per l’ampiezza del web, che pure il GdV avrebbe potuto usare sulla sua testata web per non tagliare, se non nella versione cartacea, e per far capire meglio la questione che oggi tocca, e come se lo tocca, il festival.

La sua lettera, integrale, premette Giancarlo Albera, “è  rivolta in particolare a coloro che magari ignorano “la stagione Dal Molin”, oppure erano troppo giovani o ancora non conoscono taluni passaggi”.

Prima di… andare in stampa ecco un p.s. di Albera: “Ai tempi del Dal Molin era consuetudine dire siamo favorevoli agli americani che vengono nel ns. Paese come turisti o che collaborano nei vari campi scientifici, culturali etc. Siamo contrari se vengono in armi. È quanto è riportato dal “volantone” che producemmo come Coordinamento dei Comitati. Emilio Franzina era anche allora dalla ns. parte.

La lettera integrale di Giancarlo Albera

Occorre fare memoria della “stagione del no Dal Molin”

Questi che stiamo vivendo sono tempi difficili che mettono in discussione tante certezze che credevamo scontate. Non è mia intenzione per ora, prendere pubblicamente posizione nel merito del “Festival dell’Amicizia Italia-Usa, quanto invece fare alcune doverose rispetto la lettera al direttore del 7 Luglio che titolava “Festival Usa. Furono gli americani a sconfiggere il fascismo”.

Gruppo No Dal Molin
Gruppo No Dal Molin

Il suo estensore Roberto Cattaneo, non esita a definire il periodo che va dal 2006 al 2013 (data di inaugurazione della base Del Din) come “la triste stagione del Dal Molin” omettendo però di dire quello che lui rappresentava e cioè il comitato del Si alla realizzazione della “nuova base militare al Dal Molin” (fatta poi diventare Del Din), erroneamente più volte citata come ampliamento della Ederle (mentre sono dei volumi enormi e distanti chilometri!).

Non ci risparmia, Cattaneo, neppure la lezione sulla storia della liberazione Italiana, aggiungendo che “ci si dimentica che 80 anni fa gli USA ci hanno portato la libertà”, fatto di cui correttamente fa l’elogio ma allarganone il significto, e, ancora, che “i diritti andrebbero sempre sostenuti”. Dopo, avremo modo di trovarne esemplificazione.

È doveroso ricordare che gli “americani” arrivarono a Vicenza 70 anni fa (nel 1954 per la precisione, ndr) fa a seguito di un trattato militare fra due stati, chiamato “Bilateral Infrastructure Agreement” BIA (leggi “Vicenza militare e americana: il “bignamino” di Emilio Franzina di anni fa ma attualissimo e storico contraltare al festival”, ndr), del 1954, peraltro secretato, derivante dalla sconfitta patita dall’Italia nel 1945.

La Vicenza di allora dovette cedere parte del suo territorio, circa 1 milione e 400 Mila mq per ospitare la presenza militare USA: la Ederle, la base sotterranea della Fontega (Arcugnano), la Site Pluto(Longare), per la logistica (a Lerino) ed il Villaggio per famiglie in città. Le risorse energetiche di cui abbisognano e le tante utenze per i sottoservizi vengono loro fornite a minor costo. Va anche detto che è come fosse territorio USA (giurisdizione di extraterritorialità), per cui è sottoposto alle loro regole.

Già nel 2004 fu vista la possibilità di trasferire la 173ª brigata aerotrasportata stanziata allora in Germania, all’aeroporto Dal Molin. L’Amministrazione Hüllweck, in un infuocato Consiglio Comunale svoltosi il 26-10-2006, diede il consenso all’operazione, nonostante il parere contrario dei Comitati che si costituirono ufficialmente con tanto di Notaio, perché venisse indetto un referendum per il No o per il Si alla base, come previsto dallo Statuto Comunale.

Per tre volte venne negato! Solamente successivamente con l’avvento del sindaco Variati l’istanza venne accolta ed il Comune, con il consenso del governo Prodi, propose il quesito referendario. Venne pure fissata la data, 5-10-2008.

In prossimità della Consultazione arriva, inatteso, un fulmine a ciel sereno: il ricorso al Consiglio di Stato del binomio Roberto Cattaneo e avvocato Pierantonio Zanettin (cittadini vicentini, tuttora entrambi in Forza Italia, ndr), perché il referendum non si tenesse ed i cittadini non si esprimessero (si disse spesa inutile)! “Ecco i diritti da sostenere“.

A poche ore dal voto (schede già predisposte), arrivò l’annullamento della Consultazione Ufficiale per cui si ricorse ad una forma autogestita, che non aveva un vero valore legale, anche se fu una bella prova di democrazia e partecipazione: 24.094 cittadini si recarono in fila ai gazebi (circa il 30% degli elettori aventi diritto).

Rimane uno degli atti più significativi dell’intera vicenda. Delusi ma non rassegnati, ci rivolgemmo allora al Parlamento Europeo, particolarmente sensibile alle questioni ambientali, in quanto la base militare, sarebbe sorta sopra una delle più importanti falde acquifere nazionali.

La petizione inviata venne valutata dalla Commissione Petizioni come assolutamente pertinente e ricevibile; venimmo convocati, dopo l’esame della necessaria documentazione, a Bruxelles (circa due mesi dopo), nel Febbraio 2009. Le direttive Europee, pur essendo molto restrittive e severe nel merito, nulla poterono per intervenire e far applicare la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), poiché venne addotto un pretesto governativo(governo Berlusconi), che fosse un’opera di Difesa Nazionale (non era e non è così).

La militarizzazione di Vicenza subiva così un altro colpo basso: il via libera alla realizzazione della nuova base militare della Setaf (non Nato) Del Din. Altri 650 mila mq che si aggiungevano a quelli sopra citati, con l’aggravante che sarebbe stata edificata su una zona molto fragile dal punto di vista idrogeologico/ambientale. Non a caso, furono necessari circa 3.800 pali di fondazione in cemento di varie dimensioni, di cui il 30 % di altezza superiore ai 18 m (dati della Regione), per sostenere la costruzione. Vennero anche distrutte le canalette, sempre in cemento, di drenaggio del Parco, oggi della Pace. La “nuova base” le avrebbe poi sostituite autonomamente, ma solo all’interno della stessa base.

Parlando, infine, delle possibili relazioni con il mondo militare che vive a Vicenza, si ha la sensazione che rappresenti una “cittadella” all’interno della città più grande, che spesso non sono fra loro comunicanti. La logica militare è molto diversa da quella civile, sicuramente più stringente e restrittiva, poco favorevole a legami di amicizia. Le esigenze sono diverse, che possono anche venire in contrasto perché vivono realtà diverse (viabilità, sicurezza). Per loro, gli appartenenti a basi militari, l’esigenza militare viene prima di tutto ed anche quello che sta succedendo nel mondo non è di certo rassicurante e crea disagio e preoccupazione.

Giancarlo Albera

*7 luglio 2025
Il festival dell’Amicizia Usa
Furono gli Americani a sconfiggere il fascismo
Roberto Cattaneo, membro del direttivodi Forza Italia Vicenza
Letta candidato a Vicenza Roberto Cattaneo (Forza Italia) rigenerazione urbana vicenza
Roberto Cattaneo (Forza Italia)

Sul Festival dell’amicizia Italia Usa proposto dalla giunta si rompe la maggioranza e una sua parte, il gruppo di Coalizione Civica, dichiara pubblicamente che non si riconosce in questa iniziativa e che la trova intollerabile. Mi torna alla memoria allora la triste stagione del “No Dal Molin” e mi sembra che questa presa di posizione ne riproponga la dinamica. Ci si dimentica però che 80 anni fa gli Stati Uniti, ai quali il regime fascista aveva dichiarato guerra, in realtà ci hanno portato la libertà.E i nostri padri fondatori (diversamente dalla Germania e dal Giappone, dei quali eravamo alleati, dove la loro Costituzione l’hanno scritta i vincitori) hanno potuto scrivere la nostra Costituzione e creare poi la Repubblica.

Italia-America Friendship Festival
Italia-America Friendship Festival

Da nemici siamo divenuti alleati dell’America e questo ci ha consentito di godere di 80 anni di pace. Una pace in Europa interrotta dalla arbitraria invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, da parte della Russia. Oggi si torna a parlare di guerra e quindi è necessario che l’Europa e tutti i Paesi che la compongono si organizzino per la propria difesa. Personalmente penso sarebbe meglio ciò avvenisse unitariamente ma, in ogni caso, anche l’Italia deve fare la sua parte e nel rispetto della nostra Costituzione credo debba dotarsi degli strumenti necessari, come le moderne tecnologie informatiche, per la propria sicurezza. Non si tratta di assalire nessuno, ma solo di difendere i nostri diritti, la nostra libertà e i nostri valori. Senza dimenticarci, al di là delle differenti sensibilità tra noi e gli Stati Uniti d’America su alcune pur importanti questioni, la riconoscenza, la ormai storica amicizia, e che il futuro occidentale è contrastato da ben altre potenze ansiose di allargare la propria influenza.Roberto Cattaneo membro del direttivo di Forza Italia Vicenza.

**14 luglio 2025

Alcune precisazioni

Occorre fare memoria della “stagione del Dal Molin”

Giancarlo Albera

Questi che stiamo vivendo sono tempi difficili che mettono in discussione tante certezze che credevamo scontate. Non è mia intenzione per ora prendere pubblicamente posizione nel merito del “Festival dell’Amicizia Italia-Usa”, quanto invece fare alcune doverose precisazioni rispetto la lettera del 7 luglio che titolava: festival Usa, Furono gli americani a sconfiggere il fascismo. Il suo estensore R. Cattaneo, non esita a definire il periodo che va dal 2006 al 2013 vissuto da Vicenza come “la triste stagione del Dal Molin” omettendo di dire quello che lui rappresentava e cioè il Comitato del Sì alla realizzazione della “nuova base militare al Dal Molin” (fatta diventare Del Din), erroneamente citata come ampliamento della Ederle (sono volumi enormi)!

Achille Variati con Giacomo Possamai, vari candidati delle liste a suo sostegno e, a sx, un corrucciato Giancarlo Albera, storico fautore dei "No dal Molin" e, poi, sconfitto del Parco della Pace partecipato
Achille Variati con Giacomo Possamai, vari candidati delle liste a suo sostegno e, a sx, un corrucciato Giancarlo Albera, storico fautore dei “No dal Molin” e, poi, sconfitto del Parco della Pace partecipato

Non ci risparmia neppure la lezione sulla storia della liberazione italiana, aggiungendo: ci si dimentica che 80 anni fa gli Usa ci hanno portato la libertà di cui correttamente, ne fa l’elogio e, ancora “i diritti andrebbero sempre sostenuti”. Dopo, ne troveremo esemplificazione. È doveroso ricordare che gli “americani” arrivarono a Vicenza 70 anni fa a seguito di un trattato militare fra due stati, chiamato Dia, del 1954, peraltro secretato, derivante dalla sconfitta patita dall’Italia nel 1945. La Vicenza di allora dovette cedere parte del territorio, circa 1 milione e 400 mila mq per ospitare la presenza militare Usa: la Ederle, la base sotterranea della Fontega (Arcugnano), la Pluto (Longare), x logistica (Lerino) e il Villaggio per famiglie in città. Le risorse energetiche di cui abbisognano e le utenze ai sottoservizi vengono loro fornite a minor costo. Va anche detto che è come fosse territorio Usa (giurisdizione), per cui sono sottoposti alle loro regole. Già nel 2004 fu vista la possibilità di trasferire la 173a brigata aerotrasportata stanziata allora in Germania all’aeroporto Dal Molin. L’Amministrazione Hüllweck, in un infuocato Consiglio Comunale svoltosi il 26-10-2006, diede il consenso all’operazione, nonostante il parere contrario dei Comitati che si costituirono ufficialmente perché venisse indetto un referendum per il No o Sì alla base, come previsto dallo Statuto Comunale. Per tre volte venne negato. Solamente successivamente, con l’avvento del Sindaco Variati l’istanza venne accolta ed il Comune, con il consenso del governo Prodi, propose il quesito referendario. Venne pure fissata la data, il 5-10-2008. In prossimità della Consultazione, un fulmine a ciel sereno, il ricorso al Consiglio di Stato del binomio R. Cattaneo e avvocato P. Zanettin perché il referendum non si tenesse ed i cittadini non si esprimessero (si disse spesa inutile)! “Ecco i diritti da sostenere”. A poche ore dal voto (schede già predisposte), l’annullamento della Consultazione ufficiale per cui si ricorse ad una forma autogestita, che non aveva valore legale, anche se fu una bella prova di democrazia e partecipazione: 24.094 cittadini si recarono in fila ai gazebi (30% degli elettori). Uno degli atti più significativi, assieme alla Petizione Ue all’inizio del 2009, senza però che venissero applicate le direttive Ue che prevedevano la Valutazione Impatto Ambientale). A giustificazione fu addotto che fosse un’opera di Difesa Nazionale (non è così). La militarizzazione di Vicenza subiva un altro colpo basso, il via libera alla realizzazione della nuova base militare della Setaf (non Nato) Del Din. Altri 650 mila metri quadri che si aggiungevano a quelli già citati con l’aggravante che sarebbe sorta su una zona molto fragile dal punto di vista idrogeologico/ambientale. Non a caso furono necessari 3800 pali di fondazione in cemento di varie dimensioni per sostenere la base.Per parlare infine, delle possibili relazioni con il mondo militare che vive a Vicenza, si ha la sensazione che rappresenti una “cittadella” all’interno della città più grande, che spesso non sono comunicanti. La logica militare, è molto diversa da quella civile, più stringente e restrittiva, poco favorevole a legami di amicizia. Le esigenze sono diverse, che possono anche venire in contrasto perché vivono realtà diverse (viabilità, sicurezza) Per loro, appartenenti a basi militari, l’esigenza militare viene prima di tutto ed anche quello che sta succedendo nel mondo non è rassicurante (il bombardamento in Iran), crea disagio e preoccupazione.

Giancarlo Albera