Policlinico di Palermo, un murales celebrerà Paolo Giaccone

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PALERMO (ITALPRESS) – Ucciso semplicemente per aver fatto il proprio dovere di medico, respingendo le pressanti richieste di Cosa nostra di alterare una perizia ed evitare l’incriminazione di un boss: Paolo Giaccone se ne andava 43 anni fa, freddato da cinque proiettili tra i viali del Policlinico che oggi porta il suo nome.
Lo hanno ricordato con una cerimonia sul luogo dell’eccidio i familiari, gli ex colleghi e gli attuali dirigenti del dipartimento di Medicina legale, la direttrice generale del Policlinico Maria Grazia Furnari, il presidente della scuola di Medicina Marcello Ciaccio, l’assessore comunale all’Ambiente Pietro Alongi, il presidente della commissione Antimafia all’Ars Antonello Cracolici, il prefetto di Palermo Massimo Mariani e i rappresentanti delle Forze dell’Ordine.
Oltre che come docente ordinario di Medicina legale, Giaccone esercitava la professione svolgendo consulenze per il Tribunale, in un periodo profondamente segnato dalla pervasività di Cosa nostra nel tessuto sociale ed economico della città. Nel 1981, dopo una sparatoria a Bagheria in cui persero la vita quattro persone, gli fu assegnato l’incarico di esaminare un’impronta digitale lasciata da uno dei killer: questi venne poi identificato in Giuseppe Marchese, esponente di spicco della cosca di corso dei Mille. Diverse furono le intimidazioni nei confronti di Giaccone affinchè modificasse la perizia e scagionasse Marchese, ma il medico fu irremovibile e il killer venne condannato all’ergastolo. L’11 agosto 1982 il drammatico epilogo, in una Palermo ancora scossa dall’omicidio di Pio La Torre e che tre settimane dopo sarebbe rimasta impietrita dalla strage di via Carini.
“Giaccone ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi un grande punto di riferimento – sottolinea Furnari – I suoi valori non devono appartenere solo al passato e al periodo in cui venne colpito da professionista della sanità. Il suo è un messaggio che parla ogni giorno e a voce alta, soffermandosi sull’attaccamento ai valori della legalità, del rispetto delle regole, della giustizia e del coraggio di non piegarsi alla mafia: rifiutandosi di alterare una perizia si è mantenuto coerente con i suoi principi di correttezza morale e verità. Come Policlinico lo ricordiamo tutti i giorni con i sistemi di verifica e monitoraggio che mettiamo in campo”.
Per celebrarne ulteriormente il ricordo e trasmetterlo alle nuove generazioni di medici, aggiunge, “intendiamo realizzare un murales con il suo volto sulla facciata del Policlinico: a occuparsene sarà Igor Scalisi Palminteri. Ho voluto un’immagine non triste ma serena, perchè il suo deve essere un messaggio di etica e legalità”.
Secondo Ciaccio “la sua vita professionale, la vicenda umana e le modalità in cui è morto sono un esempio per diffondere la cultura della legalità: tale esempio è tramandato alle future generazioni, di medici ma non solo, e descrive perfettamente come svolgere la professione con onestà intellettuale e senso etico. Ricordarlo non è solo un atto formale, ma un adempimento importante che dobbiamo alla memoria di Paolo Giaccone ma anche delle generazioni future, che devono sapere chi è stato e cosa ha fatto per Palermo”.
Alongi lo definisce come “un simbolo straordinario di lotta alla mafia: da professore universitario che si occupava di perizie ha deciso di combatterla con coraggio e senso di rispetto anche nei confronti dei figli, per continuare a guardarli negli occhi. Quel periodo era difficilissimo per Palermo ed era difficile anche trovare figure come Giaccone e Dalla Chiesa: molti colletti bianchi stavano dall’altra parte, mentre loro erano esempi da riconoscere e ricordare tutti i giorni dell’anno”.
Cracolici si sofferma sull’importanza di tali momenti celebrativi: “Giornate come questa sono la più grande sconfitta della mafia, che ha ucciso gli uomini ma non la memoria. Palermo è la capitale della memoria, ma non intesa solo come ricordo: la celebrazione dei vari anniversari riattualizza l’impegno contro la mafia, specialmente nei confronti di chi è nato dopo o ha aperto gli occhi dopo quegli assassinii, avvenuti in un’epoca in cui molti tenevano gli occhi chiusi. Quello che ha vissuto questa terra non deve più ripetersi”.
Alla cerimonia ha preso parte come ogni anno Milly Giaccone, figlia del medico legale: “Mio padre mi ha lasciato soprattutto l’eredità di portare avanti il suo messaggio di onestà e mi ha trasmesso un grande esempio nel suo modo di rapportarsi con gli altri in maniera cordiale, senza mai mettersi su un piedistallo: era una figura empatica e il suo prestigio derivava proprio dalla simpatia e dal suo modo di entrare in contatto con gli studenti. Mi sono sempre chiesta se fosse consapevole dei rischi che stava correndo per via dei suoi principi morali: negli ultimi tempi lo vedevo molto pensieroso e preoccupato, ma non so se pensasse di rischiare la vita. Una mattina gli chiesi se era in pericolo, ma lui si sentiva al sicuro: non so se lo facesse per rassicurare la famiglia o se veramente non pensava si arrivasse a questo livello; ammiro quello che ha fatto e ho sempre portato avanti il suo pensiero di onestà, però forse avrebbe potuto lasciare qualche responsabilità agli altri”.
Tra i ricordi insieme ne cita uno in particolare: “Quando mi sono iscritta a medicina mi disse di vivere giorno per giorno, perchè il tempo corre veloce e in futuro avrei rimpianto questi momenti: adesso ci ripenso e mi dico che è vero. Il dolore della perdita all’inizio era potente, soprattutto in questo periodo dell’anno, poi a questo dolore se n’è aggiunto uno ancora più grande con la morte di mio figlio per leucemia fulminante”.
Per Paolo Procaccianti, collega del docente assassinato dalla mafia a Medicina legale, “Giaccone è stato un maestro di vita, professionale e non: senza i suoi insegnamenti oggi non sarei quello che sono. Il suo modo di affrontare l’esistenza mi ha trasmesso un insegnamento davvero importante: non dimenticherò mai l’aiuto che dava agli altri, era sempre proiettato verso chi aveva bisogno. In quegli anni non c’era la medicina legale di oggi, ma i lavori della prima parte della mia vita sono tutti con lui”.
-foto ufficio stampa Policlinico Palermo-
(ITALPRESS).