Camisano Vicentino: 17enne accoltellato a una sagra, indagini su possibile regolamento di conti

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Un ragazzo di 17 anni è stato accoltellato la notte tra l’11 e il 12 agosto, durante la sagra di San Gaetano a Rampazzo, frazione di Camisano Vicentino.

L’episodio è avvenuto dopo la mezzanotte, in un’area adiacente e più defilata rispetto al cuore della festa. Secondo le prime informazioni, il giovane è stato colpito da due fendenti con un coltellino, uno al torace e uno alla schiena, al culmine di una colluttazione con un altro ragazzo, la cui identità non è stata ancora accertata.

A far scattare l’allarme è stata la fidanzata della vittima, che ha prontamente contattato i sanitari presenti alla sagra. Il ragazzo, di origini albanesi e residente regolarmente in Italia, è stato trasportato all’ospedale San Bortolo di Vicenza. Inizialmente in codice giallo, le sue condizioni non hanno mai destato particolare preoccupazione e sono state successivamente riclassificate in codice verde. Il giovane, durante i primi accertamenti, ha dichiarato di non conoscere l’aggressore e ha chiesto di non informare i genitori dell’accaduto.

Secondo quanto riportato da “Il Corriere del Veneto“, le indagini dei carabinieri, pur tenendo in considerazione la versione del ferito, non escludono che dietro l’episodio possa esserci un regolamento di conti tra bande rivali. Le forze dell’ordine stanno proseguendo con la raccolta di testimonianze e l’analisi di elementi utili per chiarire la dinamica dei fatti.

L’episodio ha sollevato una profonda preoccupazione, come espresso anche dal Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU). Il presidente, professor Romano Pesavento, ha commentato che la violenza tra adolescenti non è solo un problema di ordine pubblico, ma un “campanello d’allarme che riguarda tutti, famiglie, scuole, istituzioni e associazioni”.

Il ricorso alle armi, anche di piccole dimensioni, rappresenta una perdita di fiducia nella mediazione e nella parola. Il CNDDU ribadisce che l’educazione alla legalità e la gestione non violenta dei conflitti devono diventare competenze concrete insegnate a scuola e nei luoghi di aggregazione. Si invita a non ridurre gli episodi di tensione a etichette etniche, che rischiano di alimentare pregiudizi. La scuola, in questo contesto, deve essere un laboratorio di convivenza e un antidoto contro la logica dello scontro.