
Dopo i due casi mortali di suo utilizzo è acceso il confronto politico in Veneto sull’utilizzo del taser da parte delle forze dell’ordine e, in particolare, della polizia locale. A infiammare il dibattito sono le dichiarazioni del consigliere regionale Joe Formaggio (Fratelli d’Italia) e quelle contrapposte della Federazione vicentina di Rifondazione comunista.
Formaggio: “Difendo lo strumento, basta polemiche ideologiche”

«I recenti casi di cronaca che hanno visto tre persone perdere la vita dopo l’utilizzo del taser a Olbia, Genova e Pescara sono tragedie che meritano chiarezza e trasparenza. Alle famiglie va il mio cordoglio – afferma Formaggio –. Ma non possiamo trasformare questi episodi in un attacco allo strumento: il taser resta fondamentale per chi indossa una divisa».
Il consigliere regionale sottolinea come il dispositivo sia uno strumento di difesa e non di offesa: «In molti casi evita l’uso della pistola. Togliere il taser significherebbe lasciare gli agenti più esposti e con meno possibilità di proteggersi. Semmai, serve più formazione, protocolli chiari e dotazioni adeguate, come i defibrillatori nelle pattuglie. Ma basta polemiche ideologiche sulla pelle delle forze dell’ordine».
Rifondazione comunista: “Arma che uccide, no ai taser a Thiene”

Di tutt’altro avviso Rifondazione comunista di Vicenza, che critica duramente la decisione del sindaco di Thiene di armare la polizia locale con il taser: «Non è una misura di sicurezza, ma una scelta pericolosa e gravemente sbagliata. Il taser viene presentato come arma non letale, ma è documentato che possa essere mortale, soprattutto per persone fragili o con patologie. Ogni estrazione rappresenta un rischio di trasformare un fermo in tragedia».
Secondo Rifondazione, l’introduzione del taser «allarga la soglia di impunità» e rischia di colpire in particolare chi vive ai margini. «La vera sicurezza – scrive la segreteria provinciale – si costruisce con giustizia sociale, servizi, inclusione, non con armi elettriche. A tutela di cittadini e forze dell’ordine serve piuttosto introdurre codici identificativi sugli agenti e garantire trasparenza attraverso bodycam con registrazioni sicure».
Due visioni opposte
Il confronto mette in luce due visioni radicalmente diverse: da un lato chi vede il taser come strumento indispensabile per ridurre il ricorso alla pistola e proteggere gli agenti, dall’altro chi lo considera simbolo di una deriva repressiva e minaccia per i diritti dei cittadini.
Il dibattito resta aperto, destinato a proseguire anche nei prossimi mesi, mentre in Veneto e a livello nazionale si discute dell’estensione dell’uso del dispositivo e delle regole per il suo impiego.