Meeting di Rimini si apre con due madri israeliana e palestinese, dialogo per la pace

57

RIMINI(ITALPRESS) – Una madre israeliana e una palestinese che hanno perso i propri figli e hanno scelto di trasformare il dolore della perdita di un figlio nel conflitto, in un cammino di riconciliazione. Si è aperta così la 46esima edizione del Meeting di Rimini dal tema “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”.

A prendere la parola dal palco Elana Kaminka, israeliana e madre di Yannai, un soldato ucciso il 7 ottobre 2023: “Non aveva ancora compiuto 21 anni ma aveva le idee chiare, era un grande pensatore e si interrogava su cosa significa creare il cambiamento nella società. Dopo la sua morte, ho pensato di aver perso tutto, perché un genitore ha la priorità di proteggere i propri figli e io non ci sono riuscita. Dopo aver visto le immagini orribili del 7 ottobre, mi sono detta che dovevo devo seguire le sue parole e i suoi valori per creare il cambiamento, per creare la pace ma non attraverso la violenza”, ha ricordato.

A raccontare la sua storia anche Layla al-Sheik, madre musulmana di Betlemme che ha perso un figlio piccolo, Qusay, nella seconda Intifada. “La nostra vita dopo il 7 ottobre è diventata ancora più complicata: quelli che lavoravano in Israele hanno perso il loro lavoro, la situazione economica è drammatica, non abbiamo dei rifugi, non sappiamo nemmeno che cosa sta succedendo. I bambini non possono più andare a scuola, il governo israeliano ha creato blocchi ancora più difficili da superare”. Per Elana “tutto quello che sta succedendo è spaventoso, soprattutto per i palestinesi: negli ultimi mesi stanno avvenendo cose orribili”, ma “è possibile vivere fianco a fianco con i palestinesi, lavorare con loro. La disumanizzazione è uno dei pericoli più grandi da entrambe le parti: è possibile incontrarsi, col mio comportamento cerco di dare l’esempio”.

Perdonare è possibile? Per Layla “è facile parlare di riconciliazione e pace, ma dobbiamo capire se possiamo perdonare veramente. Il perdono mi ha dato il coraggio di continuare anche in questo periodo molto difficile che stiamo vivendo”. Infaticabile costruttrice di ponti tra israeliani e palestinesi, suor Aziza Kidane è stata per 12 anni in Terrasanta. “Abbiamo bisogno di abbattere i muri che ci separano. Il nostro obiettivo è essere ponti, soprattutto per i più vulnerabili. Con la guerra e la violenza non c’è nessuna speranza. Se non arriviamo a riconciliarci con gli altri, non possiamo avere la pace”, ha concluso suor Aziza.

– foto Meeting Rimini 2025 –

(ITALPRESS).