Figlio morto per ritardo cure oncologiche, a processo genitori di Vicenza

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Si aprirà il prossimo 21 ottobre il processo a carico dei due genitori accusati di aver ritardato le cure oncologiche del figlio adolescente, poi deceduto all’ospedale San Bortolo di Vicenza. La decisione è stata presa ieri, durante l’udienza preliminare, con la Corte d’Assise di Vicenza chiamata a giudicare il delicato caso.

La Procura sostiene che i genitori avrebbero ritardato l’assistenza medica necessaria alla sopravvivenza del figlio. L’accusa si basa anche sul fatto che i due si sarebbero rivolti a diversi medici, senza però seguire le indicazioni che, secondo gli inquirenti, avrebbero potuto dare maggiori possibilità di vita al ragazzo. La vicenda era stata segnalata alla Procura dei Minori dai servizi sociali.

Di tutt’altro avviso la difesa della famiglia. In assenza di riti alternativi, il caso approderà direttamente in Corte d’Assise, a causa della gravità dei reati contestati.

La ricostruzione della vicenda

La coppia di cinquantenni è indagata per omicidio volontario con l’accusa di aver impedito “cure adeguate” al figlio malato di cancro. Il giovane è morto all’inizio dello scorso anno all’ospedale San Bortolo. La segnalazione era partita dai servizi sociali e le indagini sono state condotte dalla Procura dei Minorenni di Venezia e poi da quella di Vicenza.

Secondo la tesi dell’accusa, dopo la diagnosi, i genitori non avrebbero somministrato al figlio le terapie necessarie.A maggio scorso, i legali della coppia avevano commentato la decisione della Procura, sottolineando che i genitori “vivono già una pena che nessun tribunale, nessun giudice, potrà aggravare“. Hanno definito la contestazione “un’enormità” e hanno ribadito che la coppia “sta già scontando il proprio ergastolo”.