
(Adnkronos) – Un annuncio che avrebbe dovuto scuotere la comunità scientifica è passato in secondo piano a causa delle turbolenze interne alla Nasa. Pubblicato su Nature, lo studio rivela che Perseverance, esplorando il cratere Jezero su Marte, ha identificato possibili biosignature in una roccia risalente a 3,5 miliardi di anni fa. Secondo Sean Duffy, Segretario ai trasporti e attuale amministratore ad interim dell’agenzia, "potrebbe essere il segnale più chiaro di vita mai trovato su Marte". Gli scienziati sottolineano che le strutture osservate – battezzate “semi di papavero” e “macchie di leopardo” per via delle forme scure e circolari visibili sulla superficie – ricordano molto da vicino tracce lasciate da microrganismi terrestri. Ma non è escluso che siano frutto di processi puramente geologici. "È il tipo di segnale che sulla Terra indicherebbe un’origine biologica", ha spiegato Nicky Fox, direttrice della NASA Science Mission Directorate, "l’equivalente di resti fossili". Per questo motivo la vera conferma potrà arrivare solo studiando i campioni direttamente sulla Terra, come ha ribadito Joel Hurowitz della Stony Brook University, autore principale dello studio: "Occorre portare indietro questi materiali per capire quale processo abbia generato tali strutture". Eppure, mentre si annunciano risultati storici, l’agenzia è sotto attacco. L’amministrazione Trump ha proposto una riduzione del 47% del budget per le scienze spaziali, il taglio quasi totale al finanziamento di Perseverance e la cancellazione delle missioni di supporto Maven e Mars Odyssey. Ancora più grave, si vuole fermare Mars Sample Return, la missione che dovrebbe riportare i campioni raccolti da Perseverance sulla Terra. Per molti ricercatori, abbandonare ora equivarrebbe a sprecare anni di lavoro e investimenti. Casey Dreier della Planetary Society parla senza mezzi termini di "tagli draconiani" che rischiano di cancellare l’unicità della scienza spaziale americana proprio mentre emergono prove di vita passata su Marte. Il dibattito interno alla NASA riflette una frattura più profonda: privilegiare la ricerca scientifica tramite sonde e rover, o puntare tutto sul ritorno dell’uomo sulla Luna e, in prospettiva, su Marte, per non lasciare a Cina e altre potenze lo scettro dell’esplorazione. Gli scienziati avvertono che il rischio non è solo quello di rinunciare a missioni già avviate, ma di compromettere l’intero percorso di scoperta che ha fatto della Nasa un simbolo di eccellenza. "Il contrasto è lampante: siamo in grado di raggiungere risultati storici e vediamo già indizi di scoperte straordinarie", afferma ancora Dreier. "Eppure la Casa Bianca propone di abbandonare questo sforzo. Sarebbe una perdita incalcolabile". —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)