
La transizione green, come qualsiasi fenomeno ambisca a essere rilevante e d’impatto, parte necessariamente dai piccoli gesti. Non coinvolge, perciò, soltanto le grandi aziende, ma anche quelle piccole e medie.
Qualcosa di cui le imprese artigiane vicentine sono certamente consapevoli, come confermato dai numeri in crescita degli ultimi anni e in particolare dai dati resi noti dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza per il 2024. Pensare però che si tratti di un fenomeno puramente ambientale sarebbe riduttivo, vediamo perché.
Innovazione e sostenibilità: un binomio sempre più intrecciato
In un clima economico instabile e spesso difficile, per le aziende italiane, e in particolare quelle del Veneto, parlare di sostenibilità significa necessariamente focalizzarsi sull’innovazione.
Tutto questo in un panorama in cui, sempre secondo la Confartigianato di Vicenza, le imprese del territorio si trovano a muoversi con cautela, in particolare in ambiti quali metalmeccanico, moda e automotive: i settori maggiormente soggetti alle esportazioni, attualmente alle prese con le vicende non soltanto di natura energetica, ma anche legate ai dazi statunitensi.
Le due dimensioni, sostenibilità e innovazione, procedono insieme per via di una ragione molto semplice: ridurre l’impatto ambientale non è più visto soltanto come una sfida tecnica, ma una trasformazione che coinvolge processi produttivi e modelli di consumo, persino in settori all’apparenza marginali come quello dell’intrattenimento.
È in questo scenario che si inseriscono le imprese vicentine, attente non solo a rispondere alle richieste del mercato, ma a cogliere le opportunità che derivano dal digitale e da un nuovo modo di intendere la socialità.
La transizione green come cambiamento culturale
La transizione, oggi, non è soltanto energetica: riguarda il modo stesso di intendere innovazione e società, specialmente quando si parla di sostenibilità.
Accanto alle imprese artigiane che investono nel green, emergono anche nuove forme di intrattenimento digitale. È il caso di format come crazy time live, che unisce tecnologia e spettacolo, portando in scena esperienze collettive e interattive.
E che pur non essendo un esempio strettamente green, ben si inserisce in questa logica, a fronte di un intrattenimento sempre più globale, ma senza bisogno di grandi spostamenti, con un impatto ambientale contenuto rispetto ai luoghi fisici del gioco.
Un segnale che innovazione e partecipazione stanno diventando il vero collante della società contemporanea. Non si tratta solo di ridurre le emissioni o ottimizzare i consumi, ma di ripensare l’intero sistema di valori su cui si basano le comunità locali.
La cultura green, infatti, è fatta di pratiche quotidiane, di nuovi linguaggi condivisi e di un approccio più consapevole al rapporto tra persone, tecnologia e ambiente.
Non a caso, persino a livello internazionale, il legame tra digitale e sostenibilità viene considerato strategico. Ne sono un esempio tanto l’Unione Europea, che promuove piani per il Green Deal, quanto i report delle Nazioni Unite sulla necessità di ridurre l’impronta digitale.
Vicenza, con la sua tradizione manifatturiera, ha tutte le carte in regola per inserirsi in questa cornice, dimostrando come l’innovazione possa davvero partire dai territori, coniugando local e global in maniera ottimale e in linea con la sua tradizione.