
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato quattro decreti di grazia, tra cui spicca quello concesso a Massimo Zen, l’ex guardia giurata veneta il cui caso aveva sollevato un ampio dibattito nell’opinione pubblica. A Zen, condannato per aver ucciso un ladro durante un’azione di difesa, è stata concessa la grazia parziale.
La vicenda di Massimo Zen
Il caso di Massimo Zen ha fatto molto discutere sin dall’alba del 22 aprile 2017, quando, a Barcon di Vedelago, in provincia di Treviso, uccise il giostraio Manuel Major. Major, con due complici, stava fuggendo in auto, inseguito dai carabinieri, dopo aver commesso una serie di furti ai bancomat della zona. Zen, oggi 54enne, è stato condannato alla pena complessiva di nove anni e sei mesi di reclusione per omicidio volontario e cognizione illecita di comunicazioni.
La grazia parziale, firmata dal Presidente Mattarella per Massimo Zen, ha estinto tre anni e tre mesi della pena detentiva ancora da espiare. Il provvedimento ha tenuto conto di diversi fattori: il parere favorevole del Magistrato di sorveglianza, il risarcimento del danno concordato con i congiunti della vittima e le condizioni di salute del condannato. Per effetto di questa decisione, a Zen rimarrà da espiare una pena non superiore a quattro anni, un limite che gli consente di poter richiedere l’affidamento in prova al servizio sociale.
“Sono stato condannato per il semplice fatto di aver cercato di difendermi“, ha sempre sostenuto Zen. Per lui, più volte, era stata chiesta la grazia, l’ultima lo scorso giugno dal consigliere veneto Giulio Centenaro. Quest’ultimo, dopo una visita a Zen nel carcere veronese di Montorio, aveva dichiarato: “Sta scontando una pena per un gesto compiuto nell’adempimento del proprio dovere, mentre cercava di tutelare una banca”. Durante la visita, Centenaro si era anche premurato di sollecitare l’amministrazione carceraria per le cure dentarie di cui l’ex guardia giurata ha bisogno, un problema sollevato da tempo dalla moglie e dal suo avvocato difensore.
Gli altri tre casi di grazia
Il Presidente Mattarella ha firmato altri tre decreti di grazia, per altrettante persone.
Tra queste, la vicenda di Gabriele Finotello, nato nel 1991, condannato a nove anni e quattro mesi per l‘omicidio del padre, commesso nel febbraio del 2021. La sua storia, che aveva turbato l’opinione pubblica, è legata a un contesto familiare di violenze e minacce da parte della vittima.
La grazia, che ha estinto l’intera pena residua di quattro anni e tre mesi, è stata concessa anche tenendo conto del parere favorevole di Procuratore Generale e Magistrato di sorveglianza, oltre che delle sue condizioni di salute e del contesto difficile in cui è maturato il delitto. Il giorno dell’omicidio, infatti, Gabriele trovò il padre ubriaco e in un momento di violenza scoppiata dopo che il padre gli aveva ricordato le violenze del passato. Dopo l’aggressione, il giovane tentò di soccorrere il genitore, chiamando i soccorsi e attendendo l’arrivo dei carabinieri.
Gli altri due casi riguardano due donne, meno note al grande pubblico. Patrizia Attinà, nata nel 1972, è stata condannata a due anni, otto mesi e venti giorni per furto ed estorsione. A lei è stata concessa la grazia per l’intera pena residua. Il Quirinale ha tenuto conto del parere favorevole del Magistrato di sorveglianza, del tempo trascorso dai reati, del perdono della persona offesa per il reato più grave e delle sue condizioni di vita e di salute.
Infine, Ancuta Strimbu, nata nel 1986, condannata a nove anni, sette mesi e diciassette giorni per estorsione e reati legati agli stupefacenti. La grazia parziale ha estinto un anno e sei mesi della pena, consentendole, per la pena residua, l’eventuale accesso all’affidamento in prova al servizio sociale. Il Presidente ha considerato il parere favorevole del Magistrato di sorveglianza, il contesto dei reati e le condizioni familiari della donna, oltre al fatto che prima della condanna stava già scontando la pena in affidamento in prova al servizio sociale.