Il Teatro Massimo di Palermo celebra il compositore Alessandro Scarlatti

27

PALERMO (ITALPRESS) – Una tragedia di vendetta e potere ispirata dichiaratamente all’Elettra di Sofocle e di Euripide. È Mitridate Eupatore, il capolavoro di Alessandro Scarlatti (Palermo 1660 – Napoli 1725) che la Fondazione Teatro Massimo riporta in scena da domenica 5 ottobre alle 20:00, con repliche fino al 12 ottobre, per celebrare il 300° anniversario della morte del suo più grande compositore.

L’opera, su libretto del poeta e architetto Girolamo Frigimelica Roberti, si avvale di una nuova edizione critica curata da Luca Della Libera, Paolo V. Montanari e Giacomo Biagi e di un nuovo e raffinato allestimento affidato alla regia di Cecilia Ligorio, con le scene di Gregorio Zurla, i costumi di Vera Pierantoni Giua, le luci di Fabio Barettin. Sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo sale un apprezzato specialista del repertorio, il Maestro Giulio Prandi.

A dirigere il Coro del Teatro Massimo è il Maestro Salvatore Punturo. Il cast conta su interpreti d’eccezione come Tim Mead, uno dei controtenori più autorevoli della scena internazionale nel ruolo del protagonista Mitridate; il soprano Carmela Remigio, insignita del prestigioso Premio Abbiati dall’Associazione Critici Musicali italiani per le sue doti tecniche e interpretative, è Stratonica; Arianna Vendittelli interpreta Laodice, Francesca Ascioti è Issicratea, Renato Dolcini interpreta Farnace, Martina Licari è Nicomede.

Con la regia di Cecilia Ligorio il nuovo allestimento si propone di restituire ad un pubblico moderno tutta la ferocia di quest’opera, che si distingue all’interno del repertorio settecentesco per la sua potente drammaticità. Il libretto di Frigimelica Roberti fa infatti a meno delle sottotrame comiche o romantiche tipiche dell’opera del Settecento per concentrarsi unicamente sulla vendetta dei fratelli Mitridate e Laodice sulla madre Stratonica che ha ucciso il loro padre e sposato l’usurpatore Farnace. Ispirandosi all’Elettra di Sofocle e all’Elettra di Euripide Mitridate e Laodice sono Oreste ed Elettra, e Stratonica e Farnace sono Clitennestra ed Egisto.

La violenta tragedia familiare acquisisce però in quest’opera un’ulteriore livello di complessità geopolitica con l’ambientazione in uno stato, quello di Ponto, minacciato dal colonialismo della potenza egemone, Roma. La ribellione della giovane generazione deve quindi anche confrontarsi con la responsabilità di proteggere il mondo in macerie che ha ereditato. Schiacciato tra donne formidabili e assetate di sangue, tratteggiate in colori accesi dalla musica di Scarlatti, Mitridate è un eroe per i nostri tempi, fragile e dubbioso.

“L’origine della narrazione è antica – spiega la regista Cecilia Ligorio il libretto si ispira alle tragedie classiche sul mito di Elettra, Oreste e Agamennone. È proprio questa matrice archetipica che permette di leggere l’opera in chiave contemporanea: il mito, infatti, è di per sé una forma aperta, preposta alla significazione. Qui si mettono in discussione i legami familiari, i ruoli e le responsabilità politiche come costrutti destinati a sgretolarsi; ma soprattutto è in gioco la nozione stessa di giustizia. Con il team di regia (Gregorio Zurla, Vera Pierantoni Giua e Fabio Barettin, con i quali negli anni si è costruito un legame non solo di collaborazione artistica ma anche di condivisione di pensiero sul mondo) abbiamo deciso di declinare questi elementi in un allestimento dall’estetica ispirata ai nostri tempi, sia nelle scenografie che nei costumi. Non si tratta dunque di un ‘aggiornamento decorativo’ funzionale a rendere più digeribile il materiale barocco, ma del riconoscimento che il nucleo profondo dell’opera può parlare del e al nostro presente”.

-Foto Teatro Massimo-
(ITALPRESS).