Regionali Veneto 2025, dopo la scelta del centrodestra: i primi commenti sulla candidatura di Alberto Stefani a partire da Manildo

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Alberto Stefani con Luca Zaia
Alberto Stefani con Luca Zaia

Tra entusiasmo nella coalizione e critiche dagli avversari, la candidatura del 32enne padovano Alberto Stefani (Lega) a presidente della regione Veneto segna ufficialmente l’avvio della campagna elettorale. Stefani parla di “nuove sfide e impegno per tutti i veneti”. Manildo: “Scelta dei palazzi romani”.

È ufficialmente partita la corsa alle elezioni regionali del Veneto 2025. Dopo settimane di attesa e confronti interni, il centrodestra ha sciolto le riserve indicando Alberto Stefani, 32 anni, deputato e vicesegretario federale della Lega, come candidato alla presidenza della Regione. Da subito dopo l’annuncio dell’accordo dei partiti della maggioranza (Cirielli di FdI in Campania, del civico Lobuono in Puglia e il leghista Stefani in Veneto) si susseguono le reazioni dal mondo politico regionale e nazionale, tra consensi nella coalizione e critiche dagli avversari.

«Per me è l’onore più grande», ha dichiarato Stefani subito dopo l’annuncio, ringraziando la coalizione “per il sostegno e la fiducia”. Il giovane esponente leghista (non ha ancora 33 anni ed è deputato) ha promesso una campagna elettorale “tra piazze e periferie, ascoltando tutti, anche chi non la pensa come me”, sottolineando l’intenzione di dare continuità all’ottimo lavoro di Luca Zaia e di affrontare con “energia e concretezza” i temi chiave: disagio giovanile, invecchiamento della popolazione, crisi economica, ambiente e lavoro.

Di tono ben diverso il commento del candidato del centrosinistra Giovanni Manildo, che parla di una “candidatura scelta nei palazzi romani con un sistema di pesi e contrappesi”. “È una candidatura nazionale, non veneta – ha dichiarato –. Ora finalmente potremo confrontarci sui progetti. Le nostre proposte nascono da oltre 200 incontri sul territorio, con cittadini, associazioni e categorie”.

Durissimo il giudizio di Simone Contro, coordinatore regionale del Movimento 5 Stelle, che definisce Stefani un “Luca Zaia in sedicesimo”: “È la tomba del cambiamento che il Veneto invoca. I veneti sono stanchi di pagare il prezzo di ticket sanitari e Pedemontana”.

Sul fronte opposto, il deputato leghista Erik Pretto parla invece di “momento di grande entusiasmo”: “Con Stefani possiamo avviare una campagna densa di emozioni, a fianco dei cittadini e nel solco dell’eredità di Zaia”.

Critico anche Andrea Zanoni (AVS), che accusa la destra di aver “tenuto ferma la regione per mesi a causa delle proprie divisioni”. “La candidatura è arrivata per ordine del Governo, perché Meloni non si fida dei leader veneti – ha detto –. Ora si torni a parlare dei veri problemi: sanità, Pedemontana, ambiente e nucleare”.

Più entusiasta la Lega Giovani, con Edoardo Bonato ed Elia Sbalchiero che vedono in Stefani “una figura solida e competente, cresciuta nel movimento e pronta a rappresentare le nuove generazioni con passione e visione”.

Dal fronte azzurro, Jacopo Maltauro (Forza Italia) sottolinea “la nascita di una nuova generazione di amministratori”: “Stefani sarà un presidente giovane e concreto. Forza Italia porterà nella coalizione competenza, equilibrio e spirito liberale”.

Duro il giudizio della capogruppo PD in Consiglio regionale, Vanessa Camani: “Dopo mesi di litigi, il centrodestra ha partorito una scelta per inerzia più che per convinzione. I veneti si aspettano risposte su sanità, casa e lavoro, non giochi di palazzo”.

La candidatura di Alberto Stefani segna dunque l’avvio ufficiale della sfida elettorale. Il giovane deputato padovano sarà chiamato a difendere quindici anni di governo leghista, mentre l’opposizione si prepara a metterne in discussione eredità e modello. Il confronto con Giovanni Manildo si preannuncia già acceso, in una campagna che promette di essere una delle più combattute degli ultimi anni in Veneto.