
Si arricchisce di nuovi e pesantissimi capitoli la lunga vicenda dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nel Vicentino. Nei giorni scorsi la Procura della Repubblica di Vicenza, al termine di un’articolata e complessa indagine condotta dalla Sezione di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri per la pm Cristina Carunchio, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 12 persone. Gli indagati — tra cui figurano componenti degli organi di amministrazione del Consorzio SIS S.c.p.a. e della SPV S.p.A., nonché responsabili tecnici e direttori di cantiere — devono rispondere, a vario titolo, dei reati di inquinamento ambientale e omessa bonifica, previsti dagli articoli 452-bis e 452-terdecies del Codice penale.
L’inchiesta riguarda la realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta, in particolare due tratti chiave del percorso:
- la galleria naturale di Malo, nei comuni di Castelgomberto e Malo;
- la galleria naturale di Sant’Urbano, a Montecchio Maggiore.
Secondo l’ipotesi accusatoria, i tecnici e i dirigenti coinvolti avrebbero impiegato un additivo chimico denominato “Mapequick AF1000”, contenente acido perfluorobutanoico (PFBA), in concentrazioni superiori ai limiti indicati dal parere dell’Istituto Superiore di Sanità n. 24565/2015. Tale sostanza, appartenente alla famiglia dei PFAS, è altamente persistente e tossica: il suo utilizzo improprio avrebbe provocato una contaminazione significativa delle acque superficiali e sotterranee nelle aree interessate dai lavori.
Non solo. Gli inquirenti contestano agli indagati anche la mancata bonifica e il mancato ripristino dei luoghi, nonostante — si legge nel fascicolo — “la piena conoscenza dell’avvenuto inquinamento”. I fatti contestati coprono un arco temporale che va dal 28 giugno 2021 al 23 gennaio 2024, e si concentrano nei territori di Castelgomberto, Malo e Montecchio Maggiore, epicentro di una crisi ambientale che continua a suscitare forte preoccupazione.
Determinante per le indagini è stato il supporto tecnico-scientifico dell’ARPAV di Vicenza, che ha fornito analisi chimiche e dati di caratterizzazione ambientale fondamentali per ricostruire la filiera decisionale e le responsabilità gestionali legate all’esecuzione dei lavori della SPV.
Le indagini non si fermano qui: la Procura ha lasciato intendere che ulteriori approfondimenti sono ancora in corso, anche per verificare eventuali ricadute sulla salute pubblica e sulle matrici ambientali.
Un nuovo tassello, dunque, nella complessa vicenda dell’inquinamento da PFAS che da anni coinvolge il territorio vicentino, riportando al centro dell’attenzione il delicato equilibrio tra grandi opere, controlli ambientali e tutela della salute collettiva.
(Si ricorda che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone indagate potrà essere accertata solo con sentenza definitiva di condanna.)