Contaminazione PFAS in Pedemontana: la difesa Sis e Spv respinge le accuse. “Le schede tecniche dimostrano che i materiali non contengono Pfas”

291
Pfas Galleria di Malo spv pedemontana infiltrazioni d'acqua
Galleria di Malo della Pedemontana

La chiusura delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Vicenza sul presunto inquinamento da PFAS (acido perfluorobutanoico o Pfba) causato dai lavori della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV) scatena la ferma reazione dei legali dei soggetti indagati.

La difesa del gruppo Sis, in particolare, respinge con forza l’accusa di aver contaminato terreni e falde acquifere durante la costruzione delle due gallerie del Vicentino, quella di Malo (tra Castelgomberto e Malo) e la struttura di Sant’Urbano a Montecchio Maggiore.

“Le schede tecniche dimostrano che i materiali utilizzati non hanno Pfas e la procura lo sa, per questo siamo stupiti ci sia un’indagine”, ha sigillato la sua posizione Pierluigi Ciaramella, l’avvocato torinese responsabile della difesa legale del gruppo Sis. Parole raccolte da Il Corriere del Veneto, edizione Vicenza e Bassano, in un articolo della collega Rebecca Luisetto.

Dodici indagati e l’additivo “Mapequick AF 1000”

Sono dodici – lo ricordiamo – i nomi iscritti nel registro delle notizie di reato, tra dirigenti e tecnici del Consorzio Sis e della società Spv. A tutti viene contestato il reato di inquinamento ambientale e omessa bonifica per non aver tutelato l’ambiente tra il 2021 e il 2024. L’accusa specifica riguarda l’utilizzo di un additivo accelerante, denominato “Mapequick AF 1000”, che avrebbe contenuto il Pfba in concentrazioni superiori ai limiti indicati dall’Istituto Superiore di Sanità, risultando rischioso per la salute.

L’avvocato Ciaramella ha categoricamente smentito l’ipotesi accusatoria. “Questo componente che si cita essere presente nel ‘Mapequick AF 1000’ semplicemente non c’è all’interno del prodotto”, ha continuato il legale. Per rafforzare la tesi difensiva, Ciaramella ha precisato di aver già realizzato “numerose analisi negli stabilimenti dell’azienda produttrice e tale composto chimico non è mai emerso“. La difesa si dichiara serena e pronta a dimostrare di aver agito correttamente, annunciando che verranno depositate delle memorie difensive.

Pfas nei cantieri della Pedemontana? “La contaminazione preesistente”

Sulla contaminazione significativa delle acque superficiali e sotterranee riscontrata nelle aree interessate dai lavori della Pedemontana, la difesa ha una spiegazione chiara: gli inquinanti c’erano già.

“Quelle sostanze in quei terreni c’erano già, basta andare a ricostruire la storia idrogeologica del Veneto“, ha concluso Ciaramella. Il legale ha anche ricordato un elemento cruciale nel contesto ambientale locale: “Senza dimenticare che a poca distanza da una delle due gallerie sorgeva la Miteni“, lo stabilimento chimico di Trissino ritenuto storicamente responsabile dell’inquinamento da PFAS in gran parte del Vicentino e delle province limitrofe.