Veneto, la Rete degli Studenti Medi in mobilitazione per la Giornata dello Studente: “No ai fondi alla difesa, sì all’istruzione”

152
rete degli studenti medi veneto

Il 14 novembre 2025, in occasione della Giornata dello Studente, è prevista in tutto il Veneto una giornata di mobilitazione studentesca. La Rete degli Studenti Medi Veneto spiega quali sono i temi che verranno rivendicati nel corso dello sciopero, puntando il dito contro le priorità di spesa del Governo.

La Rete degli Studenti Medi pone l’attenzione sulla sproporzione degli investimenti del Governo tra la difesa e l’istruzione. Il Governo Meloni vuole aumentare i fondi per armi e difesa, una scelta che equivale a finanziare guerre e genocidi, mentre dall’altra parte si continua a tagliare sull’istruzione. L’Italia è già tra gli ultimi paesi in Europa per investimenti in scuola e università.

Gli studenti denunciano un governo che investe in armamenti mentre le scuole presentano carenze strutturali e il caro scuola aumenta. La Rete sottolinea l’intenzione del Governo di investire il 5% del PIL in difesa continuando a tagliare sul futuro dei giovani. Il piano di investimento in armamenti prevede 964 miliardi di euro entro i prossimi 10 anni per raggiungere l’obiettivo del 5% del PIL in spese militari. Questa cifra è considerata “folle” visto lo stato dell’istruzione nel Paese e la necessità di investire nelle strutture scolastiche.

Nel mondo universitario, la Rete degli Studenti Medi denuncia che il diritto allo studio viene sistematicamente eroso da un Ministero che sceglie di tagliare invece di investire. Migliaia di studenti faticano ad arrivare a fine mese, schiacciati da affitti insostenibili, borse di studio insufficienti e servizi in peggioramento. Si ritiene che il Governo prosegua nel suo progetto di svuotare l’università pubblica, spingendola verso un modello elitario, dove solo chi può permetterselo ha davvero accesso allo studio e alle opportunità. Gli studenti rivendicano un’università che garantisca diritti, sostenga il percorso di chi studia e investa nella qualità della vita studentesca.

Quegli stessi investimenti che dovrebbero garantire il diritto allo studio vengono invece utilizzati per alimentare conflitti internazionali, tra cui il genocidio in corso in Palestina. La Rete ricorda che l’Italia è oggi il terzo fornitore di armi a Israele.

La comunità accademica e studentesca, che in questi mesi si è mobilitata, continua a rivendicare spazi di libertà e giustizia, opponendosi alla repressione che colpisce chi manifesta e si schiera contro la guerra. Gli atenei devono restare luoghi di pensiero critico e non di controllo o intimidazione. Preoccupa in questo contesto il disegno di legge che prevede la presenza di un rappresentante del Ministero all’interno dei Consigli di Amministrazione di ogni università: una misura che mina l’autonomia degli atenei e apre la strada a un’ingerenza politica diretta nella vita accademica.

Gli studenti, che si mobilitano perché si sentono “sempre troppo poco ascoltati” e pagano “sulla propria pelle il costo di vent’anni di tagli all’istruzione“, immaginano un futuro diverso per il Paese: un paese che non lasci indietro chi è più in difficoltà, che creda e investa nel proprio futuro, che abbandoni la retorica che romanticizza l’italianità invece di pensare ai bisogni delle famiglie, un paese che tuteli veramente l’amredazbiente, un paese senza discriminazioni.

In vista delle elezioni regionali di questo mese, la Rete degli Studenti Medi chiede che questi temi siano affrontati anche dai candidati e che le rivendicazioni di piazza possano diventare le priorità di chi guiderà la regione.