Basi USA Vicenza: fine dello shutdown a un passo, ma i sindacati chiedono una “clausola di salvaguardia” per gli stipendi

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U.S. Army Garrison Italy American and Italian leadership stand together and observe a moment of silence for the lives lost in Italy due to the Coronavirus on USAG Italy's Caserma Ederle on Tuesday, Mar. 31, 2020. This was part of a nation-wide observance for the more than 10,000 Italians who lost their lives to COVID-19.

Dopo 41 giorni, il più lungo shutdown nella storia degli Stati Uniti sembra essere vicino alla fine. Il Senato degli Stati Uniti ha approvato una legge per finanziare il governo fino alla fine di gennaio.

Il passaggio cruciale è atteso alla Camera. “Lo Speaker della Camera, il repubblicano Mike Johnson, ha comunicato ai deputati che potrebbe avvenire già domani il voto sul pacchetto di spesa, che assicurerà il finanziamento del governo fino al 31 gennaio, e allo stesso tempo garantisce i finanziamenti per i programmi dei food stamp, per i veterani e per l’edilizia militare per tutto l’anno fiscale”.

Queste, da una parte, sono considerate buone notizie, perché la fine dello shutdown consentirebbe il pagamento degli stipendi arretrati anche per il personale italiano impiegato nelle basi USA in Italia, Vicenza compresa.

Basi USA: i sindacati predicano prudenza

Tuttavia – come riportato da Il Corriere del Veneto, edizione Vicenza e Bassano, in edicola stamane – i sindacati predicano prudenza. “Stiamo seguendo le notizie che ci arrivano, speriamo si sblocchi la situazione. Non abbiamo ancora sentito il comando a Vicenza però”, sottolinea Matteo Manfron, della Fisascat Cisl, uno dei due sindacati interni alle basi Usa a Vicenza insieme a UilTucs.

C’è una terza ragione, poi, per non brindare ancora: come tutelare i lavoratori italiani se dovesse ricapitare in futuro un nuovo shutdown?

Dobbiamo insistere con il nostro governo e quello statunitense affinché trovino un modo di costruire una clausola di salvaguardia per i lavoratori nel futuro come può essere un fondo ad hoc o una modifica degli accordi bilaterali – commenta Manfron -. Il shutdown è un meccanismo imprevedibile che dipende dalla politica interna di un Paese estero e non ne devono farne le spese i nostri lavoratori“.

Dello stesso parere Andrea Sitizia, di UilTucs: “Ora la macchina politica italiana è in moto, con le varie interrogazioni e il lavoro della Farnesina. Davanti ci sono quasi tre mesi in cui la politica può lavorare per dare delle risposte”.

Sitizia aggiunge: “Ci sono alcune persone che mi hanno chiamato dicendoci che erano in difficoltà e che avevano capacità economica ancora per poco tempo. Se la situazione davvero non si sbloccasse sarebbe un problema, basta pensare al mese di dicembre in cui questi lavoratori non avrebbero ricevuto neanche la tredicesima”.

Si ricorda che anche la politica vicentina si era mossa per sollevare la questione, tra tutti va segnalata una interrogazione del senatore vicentino di Forza Italia, Pierantonio Zanettin.

Che cos’è lo Shutdown USA

Lo shutdown è una paralisi parziale o totale delle attività governative non essenziali negli Stati Uniti. Si verifica quando il Congresso non riesce ad approvare in tempo le leggi di bilancio (o le risoluzioni di continuing appropriation, che autorizzano la spesa temporanea) prima della scadenza dell’anno fiscale.

Secondo la normativa statunitense, durante lo shutdown i dipendenti pubblici considerati non indispensabili vengono posti in congedo straordinario non pagato. Quelli ritenuti essenziali (come il personale di sicurezza e di emergenza) devono invece continuare a lavorare senza stipendio (che viene poi corrisposto in ritardo, una volta che il Congresso approva i fondi). L’applicazione di tale normativa ai lavoratori italiani, tuttavia, è contestata dai sindacati in virtù del contratto collettivo nazionale e degli accordi internazionali.