
(Adnkronos) –
Chiamare un sindaco 'Cetto La Qualunque' "rientra nel diritto di critica, nella forma di satira" e non rappresenta dunque una diffamazione. Lo sottolineano i giudici della Quinta sezione penale della Cassazione in una sentenza con la quale hanno assolto dall'accusa di diffamazione un cittadino abruzzese che aveva definito il sindaco con il nome del personaggio, creato da Antonio Albanese. Per i supremi giudici "la reputazione non si identifica con la considerazione che ciascuno ha di sé o con il semplice amor proprio, ma con il senso della dignità personale – si legge nella sentenza- in conformità all'opinione del gruppo sociale di riferimento, secondo il particolare contesto storico". Una personalità politica "ha certamente diritto a che la sua reputazione sia protetta, anche fuori dell'ambito della vita privata, ma gli imperativi – scrivono i giudici – di questa protezione devono essere bilanciati con gli interessi della libera discussione delle questioni politiche e le eccezioni alla libertà di espressione richiedono una interpretazione stretta". In questo caso l'appellativo rivolto al sindaco "non appare un immotivato attacco denigratorio, finalizzato a svilirne pubblicamente la figura umana e professionale" ma richiama un personaggio "notoriamente inesistente, dunque, nella forma scherzosa e ironica proprio della satira, pur se connotata da un tono sferzante che integra l'esercizio della critica politica". Cetto La Qualunque è stato il protagonista del film 'Qualunquemente' del 2011. L'imprenditore, latitante all'estero, al ritorno nel suo paese Marina di Sopra si candida per difendere le ricchezze e i beni accumulati con abusi e manovre illecite. "Daremo 1000 euro a persona", dice il candidato in una delle scene principali. Alla reazione tiepida della platea, rilancia: "Duemila euro". Il fulcro della campagna elettorale è riassunta da una battuta: "Porteremo barche di pilu, navi cariche di pilu. Insommamente, fortissimamente pilu… Mi è stato chiesto cosa intendo fare per i poveri bisognosi se vengo eletto: una beata minchia!".
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