
La Procura della Repubblica di Verona ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo in concorso, in relazione al decesso di Anna Zilio, la runner veronese di 39 anni trovata senza vita in casa il 14 ottobre scorso. Il nuovo atto si aggiunge all’inchiesta precedente aperta per falso nei certificati medici. Lo si apprende da fonti di stampa che citano a loro volta fonti investigative.
Lunedì prossimo, alle 9 e 30, il pubblico ministero scaligero Silvia Facciotti conferirà l’incarico tecnico per accertamenti irripetibili di natura medico-tossicologica sui campioni di sangue prelevati dal cadavere della donna durante l’autopsia.
Le indagini hanno fatto emergere i primi esiti che hanno scosso l’ambiente podistico veneto: spunta un certificato medico falso di abilitazione all’attività agonistica, risalente al 2021. La Zilio era stata costretta a interrompere l’attività sportiva proprio nel 2021 per alcuni problemi medici. La donna ricopriva il ruolo di segretaria della squadra e tra i suoi incarichi vi era quello di archiviare la documentazione degli atleti. Gli investigatori avevano già verificato i documenti presso uno studio medico.
L’inchiesta su Zilio è parallela a quella aperta dalla Procura di Vicenza sul decesso di un altro atleta, Alberto Zordan, 48 anni, morto nel sonno tra il primo e il 2 novembre. Entrambi appartenevano alla stessa società sportiva, la Team Km sport di San Martino Buon Albergo (Verona).
Le due morti sono avvenute a breve distanza l’una dall’altra con le stesse modalità, un malore nel sonno, unica coincidenza che si somma alla comune iscrizione alla stessa società sportiva. Zordan sarebbe sempre risultato in regola con i certificati medici.
Su entrambe le vittime è stato eseguito un esame diagnostico con il prelievo di tessuti e i magistrati hanno chiesto nello specifico un approfondimento sui liquidi biologici.
Nonostante l’apertura dei fascicoli, i vertici della società e i legali escludono correlazioni.



































