La mamma di Alberto Trentini: “Il Governo si è speso troppo poco, la mia pazienza si è esaurita”

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MILANO (ITALPRESS) –Non cerco la vostra compassione, ma voglio dirvi quanto difficili sono stati questi 12 mesi per me e la mia famiglia, anche perché mio marito non sta bene. Abbiamo vissuto notti e giornate senza senso con il pensiero fisso su Alberto a immaginare come sta, cosa pensa, cosa spera, di che cosa ha paura. Voglio ricordare che a mio figlio è stato tolto un anno di vita, un anno in cui non ha potuto godere dell’affetto della sua famiglia”. Trattiene a stento le lacrime Armanda Colusso Trentini, madre di Alberto, il cooperante italiano detenuto in un carcere di Caracas in Venezuela dallo scorso 15 novembre senza un capo di accusa formale.

Rivolgendosi ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Marino a Milano, la signora Trentini ha anche sottolineato che “che fino ad agosto il nostro governo non aveva ancora avuto alcun contatto telefonico con il governo venezuelano e questo dimostra quanto poco si sono spesi per mio figlio. Per arrivare all’obiettivo della liberazione di Alberto doveva esserci, ma non c’è stato, un gruppo coeso e motivato di persone che doveva mirare a uno stesso risultato. Invece sono qui dopo 365 giorni ad esprimere la mia indignazione, perché sono certa che per Alberto non si è fatto quel che era necessario e doveroso fare per la sua liberazione. Sono stata troppo paziente ed educata, ma ora la mia pazienza si è esaurita, ha aggiunto.

Nel corso dell’anno Alberto Trentini è stato rinchiuso in una cella di 2 metri per 2 in condizioni igieniche difficili, come raccontato da un prigioniero svizzero. “C’è però da sottolineare che il governo svizzero è andato a Caracas a prendersi il suo prigioniero, così come sono stati liberati i prigionieri americani, colombiani e di altri paesi che ci hanno raccontato le medesime terribili condizioni di detenzione – ha raccontato – Solo dopo i primi 6 mesi di isolamento totale, Alberto ha potuto telefonare tre volte per pochi minuti e verso la fine di settembre ha ricevuto la prima e unica visita dell’ambasciatore. Queste sono state concessioni del governo venezuelano a piccoli gruppi di prigionieri per poter poi affermare che erano stati fatti salvi i loro diritti”.

La signora Trentini ha poi proseguito: “Mi aveva rasserenata la stretta di mano del nostro presidente Mattarella il 19 ottobre scorso alla ministra dell’Istruzione venezuelana e il clima disteso e costruttivo con cui si erano tenute le celebrazioni per la canonizzazione dei due santi venezuelani a Roma. Avevo sperato che quell’occasione fosse il punto di svolta per la liberazione di Alberto. Gli eventi e le minacce recenti tra gli Stati Uniti e Venezuela possono avere interrotto in qualche modo le trattative per Alberto, ma io non posso dimenticare la mancanza di contatti con il Venezuela nei mesi precedenti”.

Alessandra Ballerini, avvocato delle famiglie Trentini e Regeni (i genitori di Giulio erano presenti in sala), ha dichiarato che il mancato riconoscimento del governo Maduro da parte dell’Italia dopo le ultime elezioni presidenziali “non ha reso fluidi i rapporti. Ed era per questo che nelle settimane scorse quando c’era la stata la canonizzazione confidavamo che si aprisse un canale diplomatico e non solo di colloqui. Suggerirei a Maduro di approfittare di questo rapporto cordiale tra Venezuela e Italia. Approfitti di questo momento e faccia un gesto di distensione: i suoi ministri rispettino le promesse e permettano ad Alberto di tornare a casa”.

Alle domande dei giornalisti in merito alle trattative per la liberazione del cooperante, Ballerini non ha rilasciato dettagli particolari, ma ha ammesso che “si sono palesati dei negoziatori, alcuni millantando un potere che forse non avevano”. A margine della conferenza stampa il conduttore Fabio Fazio, in prima linea nel ricordare Alberto Trentini nelle sue trasmissioni, ha dichiarato che “dire di più rispetto a quello che ha detto la signora Armanda è difficile. Faccio mio l’appello della avvocata Ballerini, con la richiesta al governo di agire come se Alberto fosse un loro figlio. Basterebbe dire ‘agite’, perché è un nostro concittadino. Bisogna occuparsene senza sosta”.

-Foto xh7/Italpress-
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