Settimana corta Vicenza, docenti ITIS Rossi: “Messaggio irresponsabile sui giovani”

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In merito alla paventata compressione dell’orario scolastico (settimana corta) a Vicenza, a causa delle mancate corse Svt al sabato a partire dal 2026, si registra un intervento da parte di alcuni insegnanti dell’Itis Alessandro Rossi.

Nell’intervento un passaggio risulta essere particolarmente incisivo: “Cosa sta comunicando ai giovani la nostra classe dirigente – si chiedono gli insegnanti -? Non sta forse dicendo loro, implicitamente, che considera i giovani non tanto il futuro su cui si vuole investire, quanto invece un costo da minimizzare? Ci pare un messaggio grave, diseducativo e perfino irresponsabile nei confronti dei nostri studenti”.

Alla base di questa presa di posizione un ragionamento articolato sulla settimana corta che, viene ricostruito, ha storicamente trovato scarso consenso presso il prestigioso istituto tecnico di Vicenza.

“Il Collegio dei Docenti – spiehano -, chiamato più volte in questi ultimi anni ad esprimersi sull’eventualità di articolare la proposta didattica su cinque giorni anziché sui tradizionali sei giorni, si è sempre espresso in larga maggioranza contro la settimana corta, che obbliga a concentrare le ore di lezione in un modo contrario ai tempi più distesi necessari ad un apprendimento efficace.

La maggioranza degli insegnanti del Rossi inoltre ha sempre espresso forte preoccupazione che la compressione dei tempi dell’articolazione della proposta didattica possa compromettere la qualità che questo Istituto ha saputo esprimere nella sua prestigiosa storia, tanto che anche nell’ultima votazione il Collegio dei Docenti ha espresso un voto contrario all’articolazione su cinque giorni.

Nel penultimo Consiglio di Istituto invece, dove si esprime una rappresentanza di studenti e genitori, oltre che di docenti, si è votato a maggioranza per la settimana corta con una presa d’atto della mancanza del servizio di trasporto più che per scelta compiuta attivamente. Resta il fatto inequivocabile che la gran parte dei docenti dell’istituto Rossi si é sempre espressa in modo contrario all’articolazione delle lezioni su cinque giorni.

Oltre alle motivazioni specificamente legate all’apprendimento, ci teniamo ad aggiungere una riflessione di carattere sociale.  L’aspetto più grave che ci pare di leggere in questa vicenda è che la società degli adulti sta dimostrando di non voler prendersi carico dell’impegno a fornire alle giovani generazioni dei servizi pubblici minimi atti a garantire il diritto allo studio“, concludono gli insegnanti Giovanna Bolcato, Chiara Bressan, Gabriella Bressan, Silvia Castello, Gaspare Di Como, Alessandra Fanton, Paolo Nico, Michele Novella, Clotilde Oddo, Bruno Pauletto, Giuseppe Pigatto, Fortunato Scarmato, Mirko Schibotto, Mauro Sordato, Alessandro Zermian, Enrico Zogli.