Comune di Vicenza, presentato il Bilancio preventivo. Possamai: “Chiuso malgrado 1,2 milioni di euro in meno di trasferimenti dallo Stato”

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Il ricorso ad ogni possibile fonte di finanziamento, eventuali correttivi nel corso dell’anno e piccoli ricalcoli delle imposte locali: sono questi gli elementi su cui punta il Bilancio preventivo 2026 del Comune di Vicenza per far fronte ai pesanti tagli imposti dal Governo ai trasferimenti verso gli enti locali, ingenti soprattutto in materia di spesa sociale per minori e persone con disabilità e nel costo del personale e che avranno consistenti ricadute soprattutto sulla spesa corrente.

A presentare i punti salienti del Bilancio preventivo relativo alla spesa corrente del 2026 il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai e la vicesindaca e assessora alle Risorse economiche Isabella Sala, che contano di portare la manovra all’esame del Consiglio comunale entro Natale.

“Facciamo appello all’Esecutivo e speriamo che nella prossima Legge di bilancio adotti quei correttivi indispensabili per mantenere gli impegni che lo stesso Governo ha assunto – ha spiegato il sindaco – per esempio per fronteggiare gli aumenti di stipendio previsti dall’ultimo rinnovo di contratto, per farci aprire gli asili nido che abbiamo costruito con i fondi del Pnrr, e per non ridurre l’assistenza ai minori e alle persone con disabilità”.

Questi sono infatti i principali punti critici con cui l’Amministrazione Possamai deve “fare i conti” sul fronte della spesa corrente.

“Lo Stato – ha spiegato il sindaco – ha sottoscritto gli aumenti di stipendio previsti dal rinnovo del contratti, ma non dà agli enti locali le risorse per pagare quegli aumenti, quantificabili in circa 2 milioni di euro nei prossimi anni. In materia di asili nido, paradossalmente, decide di aiutare i Comuni che coprono con i posti disponibili meno del 33 per cento del numero di bambini, e non trasferisce fondi ai Comuni virtuosi come Vicenza, che negli anni scorsi hanno saputo costruire i nuovi asili e ora non possono gestirli. E infine, riduce i trasferimenti per capitoli delicati della spesa sociale, come l’affidamento dei minori. I mancati o ridotti trasferimenti previsti – ha chiarito il primo cittadino – per noi Comuni si traducono in veri e propri tagli, che Vicenza riesce a fronteggiare solo perché ha una gestione sana e virtuosa”.

La pre-intesa recentemente sottoscritta per i rinnovi contrattuali che adeguano al costo della vita gli stipendi del personale dipendente degli enti locali si traduce, per il Comune di Vicenza, in quasi 1 milione in più per il 2026 e fino a 2 milioni nel 2028. Sono inoltre aumentati dallo scorso anno i costi dei servizi per i contratti dei soggetti che svolgono servizi per i comuni.

Con l’apertura dei tre nuovi asili nido finanziati parte con il Pnrr e parte con circa 2 milioni di euro di risorse comunali, a settembre 2026 entrano a regime ben 134 nuovi posti, e lo Stato non ha previsto alcun sostegno per i costi di gestione dei Comuni che abbiano almeno il 33 per cento di capienza nei nidi. Per questo, si calcola che il Comune debba reperire da altre fonti circa 1 milione di euro (296.585 euro nel 2026, e 742.650 dal ‘27, oltre ai 600 mila euro per gli arredi inseriti nel Piano triennale degli acquisti di beni e servizi.

I mancati trasferimenti dallo Stato incidono in particolare sulla spesa sociale, che il Comune intende assicurare nonostante sia ulteriormente lievitato il costo per le sue casse. Sono già state stanziate, infatti, maggiori risorse per minori (+165 mila euro), persone con disabilità (+250 mila euro), anziani inseriti in strutture socio-sanitarie (+200 mila euro), per emergenza abitativa e sostegni economici (+50 mila euro).

Doloroso è in particolare il capitolo assistenza ai minori: per l’ospitalità disposta da decreto dell’autorità giudiziaria, che costa circa 894 mila euro, lo Stato ne ha riconosciuto al Comune di Vicenza appena 38 mila (il 4,3%) e poco più dell’1 per cento delle risorse investite per sostenere le famiglie e prevenire gli allontanamenti, complessivamente pari a circa 2 milioni l’anno.

I tagli disposti dal Governo impongono agli Enti locali di scegliere se ridurre le spese – impossibile quando certe spese sono obbligatorie e non discrezionali – o agire sul lato delle Entrate.

Siamo orgogliosi di poterci confermare anche nel Bilancio 2026 un Comune attento al sociale – ha assicurato la vicesindaca Sala – e cercheremo comunque di compensare le minori entrate dallo Stato, quantificabili in almeno 1,2 milioni di euro all’anno, perché ai tagli decisi sulla spesa corrente nel 2024, di circa 500 mila euro fino al 2028, si sono aggiunti quelli del 2025, pari a circa 700 mila euro fino al 2029″.

Per non intervenire sui livelli di spesa, la giunta Possamai si è concentrata sul ricalcolo di alcune voci di entrata, come l’Imu e l’aliquota Irpef,

“Rispetto all’Imu – ha spiegato in dettaglio l’assessora Sala – confermiamo la manovra che ha portato da 0,84 a 0,48 l’aliquota delle case affittate per almeno 9 mesi a studenti, con l’obiettivo di sostenere la realizzazione di Vicenza città universitaria, così come l’agevolazione per giovani imprenditori under 36. Confermiamo la nuova fattispecie per alloggi sociali di Iacp o Erp in assegnazione (aliquota a 0,40) e l’esenzione totale per gli alloggi dati in comodato gratuito al Comune. Rimangono le agevolazioni introdotte per sostenere le attività del territorio e per il contrasto al fenomeno delle serrande chiuse, come quelle per i negozi dati in comodato a Enti del Terzo Settore e quelle dello 0,60 per cento per le Botteghe storiche e per le imprese avviate in forma di persone giuridiche costituite da non più di sei mesi in unità di categoria A/10, C1 e C3, ovvero uffici, negozi e botteghe, come incentivo alla occupazione di negozi sfitti.

Abbiamo rideterminato il passaggio da 0,48 a 0,66 per l’aliquota sugli alloggi locati a canone concordato, che si traduce in media in circa 8 euro al mese, e che mantiene comunque il nostro Comune tra i più virtuosi in Veneto e in tutta Italia. Inoltre, prevediamo il passaggio all’aliquota massima dell’1,06 per mille solo per gli immobili utilizzati da istituti di credito (categoria D5)”.

Anche l’aliquota dell’addizionale comunale sull’Irpef è stata rideterminata, uniformandola allo 0,80 per cento per le tre fasce, con una differenza stimata secondo le fasce di circa 1 – 3 euro al mese.

Impegno massimo dell’amministrazione per quanto riguarda gli investimenti, che comprende il programma triennale delle opere pubbliche con oltre 52 milioni di euro di investimenti complessivi, i 63 progetti inseriti nel Pnrr che si conclude nel 2026, e un progetto finanziato col Piano nazionale complementare, per un totale di quasi 50 milioni di euro di risorse dedicate.