Giro per Gaza a Vicenza: staffetta ciclabile disegna i confini della Striscia per la Giornata di Solidarietà

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Domenica 30 novembre si è tenuto il Giro per Gaza, una staffetta ciclabile che ha disegnato all’interno della provincia di Vicenza i confini della Striscia di Gaza.

L’iniziativa è stata indetta dall’Acampada Palestina di Piazza Biade con l’adesione di oltre 35 gruppi e associazioni della provincia, di identità e origini anche molto differenti ma tutti accomunati dal desiderio di esprimere la propria vicinanza in occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese (29/11).

Il Giro è consistito in 134 km di percorso complessivo, suddiviso in tracciato NORD (76 km) e tracciato SUD (58 km), con partenza e arrivo da Piazza Matteotti a Vicenza e punte nell’alto vicentino, tra Piovene e Schio, e a sud tra Camisano e Montegalda.

Erano possibili diverse modalità di partecipazione: percorrere l’intero tracciato NORD o SUD; percorrerne un tratto approfittando delle tappe previste lungo il percorso; partecipare al giro breve Vicenza-Longare e ritorno; partecipare ai momenti di condivisione lungo il percorso o al momento conclusivo, in Piazza Matteotti.

Il primo nucleo di circa 50 biciclette ha lasciato Piazza Matteotti verso le 8:45, diretto verso Ospedaletto. Oltre 150 persone hanno complessivamente partecipato alla staffetta ciclabile e molte altre si sono aggiunte nelle varie soste, tra cui molti rappresentanti di amministrazioni comunali della provincia.

Al rientro in Piazza Matteotti, verso le 15:30, sono seguiti interventi musicali e testimonianze: attraverso la voce di due studenti, un insegnante, una giornalista, un medico, un operatore umanitario e un cooperante abbiamo ricevuto una panoramica sulle condizioni di vita a Gaza e in Cisgiordania, luoghi in cui la quotidianità è resilienza e resistenza all’orrore e alla sopraffazione.

Due messaggi in particolare provenivano dalla società palestinese: quello di un artigiano della Cisgiordania che in una breve lettera ci ha raccontato l’ostinazione e la fatica di vivere e lavorare in territori tanto martoriati, e quello dell’associazione Gaza Sunbirds, team di paraciclismo della Striscia di Gaza, impegnato a dare supporto alla popolazione e in particolare alle persone che hanno subito amputazioni – associazione a cui è stata indirizzata la raccolta fondi legata all’iniziativa.

Due interventi musicali hanno incorniciato con calore e intensità le testimonianze: l’accoglienza con il violino di Marianne Wade e le canzoni dei PM10, con cui si è conclusa la giornata.

Gennaro Giudetti, operatore umanitario che ha lavorato in numerosi scenari di conflitto, dall’Afghanistan all’Ucraina, e che ha trascorso nove mesi a Gaza (territorio nel quale non può fare ritorno per interdizione da parte di Israele) ha raccontato in un breve collegamento l’estensione e la natura estrema della violenza dispiegata contro la popolazione civile a Gaza.

“Il territorio è stato integralmente, ripetutamente sottoposto a bombardamenti, le azioni militari condotte strada per strada hanno annientato presidi sanitari, scuole, abitazioni. A Gaza tutto è compromesso, meno che la determinazione del popolo palestinese a vivere e a resistere”.

“Con il Giro per Gaza abbiamo voluto rappresentare il territorio della Striscia nelle sue reali dimensioni, un ottavo della superficie della provincia di Vicenza, ancorandola ai luoghi che conosciamo, alla nostra quotidianità. In questo territorio, che abbiamo simbolicamente abbracciato con le nostre biciclette, vive un popolo che da quasi un secolo non conosce pace”.

“Il Giro per Gaza non è che una tappa nel nostro percorso per contribuire, come possiamo, al riconoscimento dei diritti della gente di Palestina e all’affermazione del diritto internazionale e per aggregare una realtà sempre più ampia di persone e gruppi che si riconoscono in questa battaglia. Nella disattenzione e nel cinismo dei governi spetta alla società civile auto-organizzata, alla gente comune che si ritrova insieme far valere questi basilari princìpi, che dovrebbero invece essere patrimonio comune di tutte e tutti, indipendentemente da visioni politiche o tradizioni culturali, essendo saldamente ancorati nei diritti fondamentali dell’uomo e nel principi della giustizia internazionale”.