Oltre 13mila case abbandonate in provincia di Vicenza: un patrimonio destinato al degrado mentre cresce l’emergenza abitativa

I numeri in una ricerca commissionata dalla Fondazione di Comunità Vicentina per la Qualità di Vita. molti edifici vuoti potrebbero potenzialmente essere riconvertito in progetti a sostegno del welfare sociale

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La conferenza di presentazione dei dati sulla ricerca della Fondazione QuVi sulle abitazioni abbandonate a Vicenza

Per molte famiglie è sempre più difficile trovare una casa, eppure cresce il fenomeno delle abitazioni abbandonate: su questo paradosso richiama l’attenzione la Fondazione di Comunità Vicentina per la Qualità di Vita, che ha commissionato una ricerca sul patrimonio edilizio inutilizzato in provincia di Vicenza, dalla quale emerge nel territorio provinciale ci sono bel 13.200 abitazioni in condizioni di abbandono, di cui quasi 1.600 solo nel Comune di Vicenza.

Case inoccupate e case abbandonate

La Fondazione, partendo dal dato – aggiornato al 2021, ultimo dato Istat disponibile – delle case inoccupate presenti nel territorio provinciale, pari a 100.852, ha approfondito l’analisi per capire quante di queste case potrebbero essere destinate a finalità sociali. Perché naturalmente non tutte le case non abitate sono effettivamente inutilizzate o abbandonate a sé stesse: ci sono le seconde case di villeggiatura, gli alloggi destinati agli affitti brevi, le case in città che per varie ragioni i proprietari tengono a disposizione pur non utilizzandole stabilmente. C’è poi da sottolineare che il 61,8% delle case inoccupate è antecedente al 1980, e per lo meno il 30% è nella classe energetica più bassa (G), pertanto sono da verificarne l’utilità reale e possibilità concreta di una futura riqualificazione. Applicando tutti questi elementi di filtro, si arriva a calcolare la presenza in provincia di Vicenza di 13.295 case abbandonate, di cui 1.596 nel Comune di Vicenza.

Un fenomeno in aumento

Il fenomeno è destinato ad aumentare con l’invecchiamento progressivo della popolazione e il mancato ricambio generazionale. Basti pensare che nel 1980 rapporto tra case abitate e case vuote era di 10 a 1, mentre nel 2021 la proporzione è di 1 casa vuota ogni 3,5 case occupate. Una condizione spesso legata all’impossibilità di scegliere. In molti casi vengono ereditate da chi ha già una casa e non ha i soldi per riqualificarle, ma allo stesso tempo si trovano in condizioni che le rendono invendibili sul mercato. Di fatto vengono a rappresentare soprattutto un costo per gli eredi. E la situazione si trascina nel tempo, creando anche contesti di degrado urbano.

Il tutto mentre vi è un bisogno sempre maggiore di interventi sociali sulla questione casa, per far fronte a varie problematiche quali l’emergenza abitativa per le famiglie a basso reddito, la difficoltà in particolare dei giovani di raggiungere un’autonomia abitativa, che finisce naturalmente per penalizzare anche lo sviluppo demografico, la scarsa attrattività della provincia per i lavoratori provenienti da altri territorio, proprio perché faticano a trovare alloggi a causa dei prezzi troppo elevati e poi naturalmente c’è la domanda crescente di strutture abitative su misura per la terza età, dove gli anziani possano mantenere una loro autonomia abitativa ma in contesti protetti e con servizi condivisi.

Un invito alla donazione

Sante Bressan, presidente della Fondazione QuVi ha spiegato che la ricerca è stata fatta proprio per evidenziare una situazione paradossale, migliaia di abitazioni abbandonate a fronte di bisogni sociali sempre più diffusi: «Considerando che spesso questi immobili rappresentano più che altro un onere di spesa senza prospettive di un controvalore concreto, il nostro obiettivo è sensibilizzare la popolazione affinché valuti di destinare immobili di questo tipo, che risultano abbandonati o che sono destinati a diventarlo, a progetti a beneficio della collettività. La donazione diventa un’opportunità anche per lasciare un segno nella comunità, dando continuità ad un pezzo importante della propria vita».

«In questi casi – commenta Nicol Gastaldello, coordinatrice della Fondazione QuVi -, la Fondazione di Comunità Vicentina può fornire un supporto non solo sul piano formale, ma anche per aiutare il donatore a identificare la destinazione sociale più coerente con i temi a cui è particolarmente sensibile e allo stesso tempo meglio rispondente alle necessità del territorio. In questo modo il benefattore potrebbe vedere valorizzato il proprio bene sgravandosi di costi irrecuperabili, la comunità può beneficiare di nuovi spazi e progettualità e il tessuto urbano di una riqualificazione che altrimenti difficilmente si sarebbe compiuta».