
(Articolo sul Governo Meloni da VicenzaPiù Viva n. 303 sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Lo scorso mese il Governo Meloni ha tagliato un importante traguardo, relativo alla sua longevità: quello dei tre anni consecutivi in carica. Un traguardo conseguito da pochissimi esecutivi nella storia politica del nostro paese, caratterizzata – soprattutto in età repubblicana – da governi perlopiù instabili e di breve durata. Nel recente passato si sono succedute svariate legislature in cui abbiamo visto alternarsi, alla guida del governo, diversi Presidenti del Consiglio (sostenuti da maggioranze parlamentari anche molto diverse). Ma la stabilità dimostrata finora dal Governo Meloni lascia ipotizzare che l’attuale esecutivo possa durare ancora a lungo, magari fino alle prossime elezioni politiche, arrivando così a insidiare il record di longevità detenuto da Silvio Berlusconi (il cui secondo governo durò per oltre quattro anni, dal 2001 al 2005).
Ma quali sono stati i risultati di questi tre anni? Cosa ha ottenuto effettivamente il Governo Meloni, anche rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale?
Diversi soggetti hanno approfittato della ricorrenza per stilare un bilancio. A cominciare dallo stesso esecutivo, che sul sito istituzionale ha infatti pubblicato un corposo dossier (di ben 68 slide) ricco di numeri e infografiche sui risultati raggiunti o comunque in corso di realizzazione.

Naturalmente, si tratta di un dossier – per quanto basato su statistiche ufficiali – dai toni alquanto trionfalistici, e quindi da prendere con le proverbiali molle.
Il Governo rivendica innanzitutto i risultati legati all’economia, con i dati positivi sul lavoro (il tasso di occupazione al 62,6% è effettivamente un record per l’Italia) e quelli sulla finanza pubblica (deficit/PIL ridotto al 3%, spread in forte discesa); ma nel dossier troviamo anche la rivendicazione della crescita dell’export nazionale, invero difficilmente ascrivibile a iniziative di natura legislativa. Nelle altre sezioni del dossier, il Governo rivendica poi le numerose iniziative in politica estera, quelle sulle infrastrutture e quelle in ambito sociale (come le misure per le famiglie e la natalità), ma anche sulla sicurezza e sulla giustizia, e poi ancora tanti numeri su investimenti e risorse per sanità, scuola, agricoltura e turismo.
Promesse rispettate? Come valutare tutti questi risultati? Innanzitutto, possiamo partire da ciò che era stato promesso durante la campagna elettorale del 2022. Il sito “Pagella politica”, ad esempio, ha riassunto le 100 promesse contenute nel programma della coalizione di centrodestra oggi al governo, concludendo che solo 22 sarebbero state mantenute, 10 sarebbero state disattese e 9 addirittura compromesse (cioè ormai impossibili da realizzare); il grosso delle promesse (59) sarebbero però ancora “in corso”, quindi ancora in grado di essere potenzialmente soddisfatte da qui a fine legislatura (pur se, verosimilmente, non tutte).

Certo, in questi casi non ci si può basare esclusivamente su una dimensione quantitativa: alcune promesse inevitabilmente “pesano” più di altre, nel senso che sono state particolarmente importanti sia per chi ha fatto quelle promesse sia per chi (gli elettori) ha riposto fiducia in quelle stesse promesse. Particolarmente delicata, ad esempio, è quella che riguarda il tema dell’immigrazione. Il Governo rivendica di aver ridotto gli sbarchi e di aver aumentato i rimpatri di stranieri irregolari.
Guardando “dentro” i numeri, però, si scopre una realtà più complessa.
Innanzitutto, è vero che gli sbarchi sono diminuiti, ma questo calo è iniziato dopo che era stato raggiunto un picco elevatissimo nell’ottobre 2023, quando il Governo era già in carica da un anno; è vero però che, dopo l’accordo con la Tunisia, gli sbarchi sono effettivamente tornati a scendere. Dall’altro lato, i decreti flussi varati dal Governo Meloni prevedono per i prossimi anni l’ingresso di un numero record di lavoratori stranieri nel nostro Paese (un dato che però l’esecutivo ha omesso di rivendicare nel suo dossier).

La promessa “tradita” più clamorosa, però, è probabilmente quella che riguarda le tasse. L’impegno a ridurre la pressione fiscale, da sempre cavallo di battaglia del centrodestra, dopo tre anni di governo risulta ancora non rispettato: nel 2025, nonostante i numerosi annunci di tagli alle tasse, si dovrebbe raggiungere il 42,8%, il valore più alto degli ultimi 10 anni, in crescita di quasi un punto e mezzo rispetto a quando Meloni è entrata a Palazzo Chigi. C’è da dire che buona parte di questo aumento può essere ascritta a un maggior recupero dell’evasione fiscale, che infatti il Governo stesso rivendica nel suo dossier: ma questo aumento si deve verosimilmente a misure prese dagli esecutivi precedenti (su tutti, l’obbligo di fatturazione elettronica e la dichiarazione pre-compilata), che in molti casi erano stati fortemente contestati dal centrodestra al momento della loro adozione.
Governare a colpi di fiducia
Ma al di là delle promesse mantenute e di quelle tradita, c’è anche da fare un bilancio di “come” l’attuale esecutivo ha governato. Da questo punto di vista, chi sperava che un Governo retto da una chiara maggioranza politica avrebbe ridato un po’ di spazio al Parlamento, da anni esautorato della sua funzione legislativa, è rimasto fortemente deluso.
Secondo i dati raccolti da OpenParlamento, il Governo Meloni ha emanato in tre anni ben 109 decreti legge, circa 3 al mese: una media praticamente identica ai due esecutivi precedenti (Conte II e Draghi) che però si reggevano su maggioranze più o meno trasversali e che soprattutto dovevano fronteggiare situazioni di emergenza (la pandemia di Covid-19, la predisposizione del PNRR e la crisi energetica successiva all’invasione russa dell’Ucraina). Non solo: nonostante la tanto rivendicata compattezza politica della sua maggioranza, il Governo Meloni ha posto la questione di fiducia sulle votazioni parlamentari in media 2,73 volte al mese, più di quanto fatto dagli esecutivi Draghi (2,68) e Conte II (2,22).
Il consenso
Nonostante tutto questo (le promesse non realizzate, il Parlamento esautorato) il Governo sembra non aver subito alcuna ripercussione sul piano dei consensi a differenza di quanto avvenuto o sta avvenendo praticamente in tutti i maggiori paesi europei (dalla Francia alla Germania, dalla Spagna al Regno Unito). A certificare questa stabilità non sono solo i risultati elettorali conseguiti dai partiti di centrodestra durante le tante elezioni “intermedie” che si sono tenute in questi tre anni (come le Europee o le Regionali), ma anche i dati registrati quotidianamente dai vari istituti di sondaggio. Nelle intenzioni di voto, infatti, il consenso ai partiti di centrodestra è, sulla carta, persino aumentato, passando dal 44% ottenuto alle elezioni politiche del 2022 al 48% circa di oggi: una crescita dovuta quasi interamente all’ascesa di Fratelli d’Italia, partito di Giorgia Meloni, che in tre anni è passato dal 26% raccolto nelle urne al 30% registrato da quasi tutti i sondaggi.
Certo, se si va oltre il dato sulle intenzioni di voto, il quadro è un po’ meno roseo per l’esecutivo. Se infatti guardiamo al dato relativo all’approvazione degli italiani, inteso come livello di fiducia o comunque gradimento nei confronti del Governo Meloni, vediamo come i giudizi favorevoli siano gradualmente diminuiti: se nei primi mesi di “luna di miele” questi oscillavano intorno al 50%, ad oggi si registrano valori molto più bassi, che vanno dal 33% al 43% (le variazioni sono dovute alla diversa metodologia adottata dai diversi istituti).
Ad oggi, quindi, si può senz’altro dire che la maggioranza degli italiani non ha un’opinione positiva del Governo Meloni.
Ma questo non è necessariamente un problema per l’attuale maggioranza. I dati sul gradimento, infatti, sono relativi a tutti gli italiani (perlomeno quelli adulti), compresi quelli che alle elezioni non votano. Ma quando si confrontano le intenzioni di voto i partiti di centrodestra risultano tuttora in vantaggio rispetto a quelli che compongono il “campo largo” delle opposizioni, che si aggirano intorno al 40-45% dei consensi. Peraltro, Giorgia Meloni continua ad essere la leader politica nettamente più apprezzata, con un gradimento personale di circa il 40%, molto superiore sia rispetto a quello dei suoi alleati (Tajani e Salvini) sia soprattutto a quello dei suoi avversari principali (Schlein e Conte).
La situazione, insomma, si può riassumere in questo modo: gli italiani non amano particolarmente Giorgia Meloni e il suo governo, ma lo preferiscono comunque alle alternative. Non a caso, gli stessi italiani ormai si stanno convincendo sempre più che l’esecutivo sia destinato a durare ancora a lungo: secondo l’ultimo atlante politico dell’istituto Demos (settembre 2025), la percentuale di elettori convinta che il Governo Meloni arriverà a fine legislatura è salita al 65% (quasi due su tre), in netta crescita rispetto al 39% registrato a novembre 2022, un mese dopo che l’esecutivo era entrato in carica.
Ma sarà davvero così? Di solito, per fare previsioni sul futuro può essere utile
guardare al passato, ai precedenti storici. In questo caso, per trovare l’unico caso paragonabile, dobbiamo risalire a oltre vent’anni fa, cioè al secondo Governo
Berlusconi. Anche allora, dopo tre anni dalla netta vittoria alle elezioni politiche del 2001, il centrodestra si confermava in salute ottenendo un buon risultato alle Europee del 2004. Da lì in poi, però, successero diverse cose: il trionfo del centrosinistra alle elezioni regionali del 2005, e pochi mesi dopo il ritorno di Romano Prodi, incoronato leader della coalizione progressista da cinque milioni di votanti alle primarie, tutto ciò sembrava indicare che il legame sentimentale del Governo Berlusconi con il Paese si fosse ormai spezzato (anche se poi le elezioni politiche successive si incaricarono di smentire questa impressione). Non è da escludere che nei prossimi anni, o forse anche nei prossimi mesi, potremo assistere nuovamente a un’inversione di tendenza simile – per quanto, ad essere onesti, analizzando lo scenario attuale ciò appaia alquanto improbabile.

































