Ava Soraris: Schio e Torrebelvicino chiariscono la posizione sul recesso e il nodo termovalorizzatore

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recesso AVA

I Comuni di Schio e Torrebelvicino intervengono per fare chiarezza sul percorso che li ha portati a valutare il recesso da AVA – Alto Vicentino Ambiente alla luce della fusione con Soraris e della nascita di ViAmbiente. E chiariscono: “Nessun passo indietro”, come invece avrebbero voluto le forze di opposizione in consiglio comunale a Schio (ne abbiamo scritto qui).

Le due amministrazioni avanzano l’auspicio che entro domani, giorno della firma della fusione, ci possa essere una rivalutazione in linea con i desiderata delle due amministrazioni. Al centro della scelta non c’è una contrapposizione ideologica ma un nodo molto pragmatico: la governance e il valore patrimoniale futuri del Termovalorizzatore di Schio.

Negli ultimi giorni, le minoranze hanno parlato di un recesso “congelato”, di un’operazione giuridicamente fragile e di un’azione priva di basi economiche. Una lettura che, secondo i due Comuni, non tiene conto né del quadro normativo né della reale scansione temporale degli atti.

Il tema delle tempistiche della fusione Ava Soraris

Uno dei punti più contestati riguarda il presunto “fuori tempo massimo” del recesso. Un’interpretazione che i Comuni di Schio e Torrebelvicino respingono. Dal punto di vista giuridico, infatti, il diritto di recesso può essere esercitato anche successivamente all’atto di fusione.

Esso nasce dalla contrarietà a un’operazione straordinaria che modifica in modo sostanziale assetto societario, statuto e governance. Diverso sarebbe il caso di un recesso esercitato dopo il 1° gennaio 2026, data di effettiva operatività della nuova società ViAmbiente.

In quel caso si aprirebbero criticità concrete nella gestione della compagine societaria appena costituita. È proprio per evitare questo scenario che i due Comuni hanno scelto di muoversi prima dell’entrata in vigore della fusione, nel pieno rispetto dei tempi e delle prerogative previste dalla normativa.

Serve davvero un “piano B” già pronto?

Altro elemento al centro delle critiche è l’assenza di uno studio alternativo completo sul servizio rifiuti. Anche su questo fronte, le amministrazioni distinguono i piani: il recesso in questo caso nasce da una contrarietà formale a un’operazione che modifica statuto, governance e compagine sociale.

È una fattispecie autonoma prevista dal Codice civile, che non richiede la presentazione preventiva di un alcun modello industriale alternativo per essere esercitata.

Nessun rischio per il servizio ai cittadini

Tra i timori agitati dalle opposizioni c’è quello di un presunto rischio di interruzione o di caos nella gestione dei rifiuti. Uno scenario non aderente alla realtà normativa. Il principio di continuità del servizio pubblico essenziale impone infatti che la raccolta e il trattamento non possano fermarsi.

In caso di recesso, è prevista la proroga tecnica, che obbliga il gestore uscente a garantire il servizio fino all’individuazione di un nuovo affidatario, sotto la regia del Consiglio di Bacino. Nessun vuoto gestionale, dunque, e nessun “salto nel buio”.

La proroga tecnica accompagnerà formalmente gli atti di recesso inviati alla società e agli Enti regolatori dai comuni Schio e Torrebelvicino, contestualmente con la delibera di recesso assunta dagli organi consiliari. L’obiettivo resta tutelare i cittadini assicurando trasparenza nella gestione.

Il vero nodo: il Termovalorizzatore

Il cuore della questione resta però politico e territoriale. Con la fusione, la nuova società vedrebbe l’ingresso di ulteriori 18 Comuni, con un inevitabile cambiamento degli equilibri decisionali.

“Il rischio – spiegano i due Comuni – è che le scelte operative e strategiche su un impianto realizzato e gestito da questo territorio finiscano per essere prese da soggetti con un legame più debole con Schio e l’Alto Vicentino“.

Un rischio che diverrà a breve certezza quando già nel prossimo futuro ed entro il 2028, qualora nella compagine entreranno altri grandi Comuni, Vicenza in primis. Va anche precisato che il presidente di AVA, Giovanni Cattelan, ha ammesso che la scelta di chiudere il dialogo è stata assunta da lui stesso.

I commenti dei due sindaci

Commenta il sindaco di Schio, Cristina Marigo: “Qui non c’è alcuna marcia indietro né tantomeno un bluff. Il percorso è chiaro, formale e pubblico: la commissione consiliare è convocata per stasera, il Consiglio comunale del 29 dicembre è confermato e gli atti sono all’ordine del giorno”.

“Dal punto di vista tecnico e giuridico, il diritto di recesso è previsto dalla legge: non siamo fuori tempo massimo e non stiamo forzando alcuna procedura. Allo stesso modo, non esiste alcun rischio per il servizio ai cittadini. Il nodo vero è politico e territoriale”.

“Con la fusione cambia profondamente la governance e si perderà il controllo su un asset strategico come il termovalorizzatore di Schio, realizzato e sostenuto da questo territorio. Se entro l’atto di fusione di domani ci sarà un ripensamento, tanto meglio. In caso contrario, ci assumeremo la responsabilità di decidere in Consiglio”.

Aggiunge il sindaco di Torrebelvicino, Emanuele Boscoscuro: “Il recesso non è una fuga né una mossa tattica: è una clausola di tutela prevista dall’ordinamento per difendere il patrimonio pubblico costruito dai territori. Parlare di marcia indietro significa non voler entrare nel merito della questione”.

“Il termovalorizzatore di Schio è un asset strategico di enorme valore patrimoniale e industriale. Inserirlo in una società allargata senza tutele precise significa esporlo al rischio di una progressiva perdita di controllo decisionale. È questo che non possiamo accettare”.

“Noi chiediamo un modello chiaro e trasparente: una governance che garantisca autonomia decisionale al territorio d’origine e una protezione reale da future diluizioni societarie. Se entro i termini arriveranno garanzie scritte e vincolanti, il territorio ne uscirà più forte”.

Prossimi passi istituzionali

In vista dell’atto di fusione previsto per domani, la posizione dei Comuni di Schio e Torrebelvicino resta ferma. Nessun passo indietro e nessuna operazione di facciata, ma un percorso istituzionale scandito da atti formali e scadenze precise.

La partita si gioca ora su due binari: un eventuale ripensamento dell’operazione prima della fusione oppure la decisione sul recesso da parte dei Consigli comunali convocati per il 29 dicembre. La priorità resta tutelare l’interesse dei cittadini e un asset strategico come il termovalorizzatore.