Marano e Italia Nostra dicono “no” al fotovoltaico sui campi: “Prima si usino i tetti industriali”

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Il fronte del “no” al fotovoltaico su suolo agricolo si allarga nella provincia di Vicenza. Dopo il recente caso di Rosà, dove l’amministrazione ha ribadito la propria ferma contrarietà all’impianto agrivoltaico “Rosa AFV”, anche il Comune di Marano Vicentino e Italia Nostra Vicenza scendono in campo per tutelare il paesaggio e la vocazione primaria delle terre venete.

Il nodo della questione risiede nel Decreto Agricoltura (D.L. 63/2024), che permette l’installazione di pannelli a terra in aree adiacenti a zone industriali, autostrade o ferrovie. In questi contesti, la normativa nazionale sottrae ai Comuni gli strumenti effettivi per impedire la trasformazione del suolo, lasciando le amministrazioni locali prive di potere regolatorio.

Marano Vicentino: “Tutelare il suolo oltre la transizione”

L’amministrazione comunale di Marano Vicentino ha ribadito una netta contrarietà a questo utilizzo del suolo agricolo, pur condividendo la necessità della transizione energetica. Il timore è che una regione già segnata da un’eccessiva cementificazione possa subire ulteriori danni paesaggistici e ambientali.

“Prima di sacrificare i terreni agricoli, andrebbero utilizzati i tetti degli stabilimenti, i parcheggi o le aree già compromesse”, sostiene il Sindaco Marco Guzzonato. Il primo cittadino sottolinea come, pur dovendo combattere il riscaldamento globale, non si possa prescindere dalla tutela della risorsa terra. Per questo, Marano proporrà un incontro con i parlamentari vicentini e i Comuni dell’Altovicentino per coordinare una difesa comune.

L’allarme di Italia Nostra per Cornedo

Parallelamente, Italia Nostra Vicenza ha espresso una ferma opposizione al progetto di un impianto da 1000 kW previsto a Cornedo Vicentino. L’area interessata, composta da circa 2000 pannelli, si trova in un contesto di pregio storico e naturalistico, a ridosso del Sito di Interesse Comunitario (SIC) delle Poscole.

Secondo la presidente Maria Grazia Pegoraro, l’impianto minaccia l’equilibrio di un’area tutelata a livello europeo e compromette la percezione visiva della chiesa cinquecentesca della Madonna della Neve. “Il territorio di Cornedo è già stato ferito dalla Pedemontana e contaminato dai PFAS“, ricorda l’associazione, sottolineando come la trasformazione dei campi in distese di pannelli rischi di peggiorare ulteriormente la qualità della vita locale.

Una transizione senza consumo di suolo

Sia le istituzioni che l’associazionismo convergono su un punto: la transizione verso le energie rinnovabili è imprescindibile, ma deve avvenire attraverso il riuso di aree degradate e infrastrutture esistenti. Il sacrificio di paesaggi storici e naturali in nome del progresso energetico viene giudicato incoerente con i principi della Costituzione e del Codice dei Beni Culturali.

Italia Nostra chiede ora un confronto pubblico trasparente e una rivalutazione rigorosa del progetto di Cornedo. L’obiettivo comune resta quello di garantire la salute dei cittadini e la tutela del paesaggio, evitando che la corsa al green si traduca in un nuovo, indiscriminato consumo di suolo agricolo produttivo.