
Giunge da Vicenza via Bassano del Grappa una sentenza che restituisce speranza ai tanti risparmiatori depredati dal crac delle banche venete e scrive un capitolo nuovo nell’incomprensibile oscillazione di quel pendolo impazzito che, sul tema, si sta rivelando l’amministrazione della giustizia. Se a Vicenza il gup Roberto Venditti, nell’udienza preliminare sul dissesto della BPVi, aveva ribaltato lo storico pronunciamento del collega di Roma Lorenzo Ferri sull’analoga vicenda di Veneto Banca, questa volta un giudice vicentino, Luigi Giglio, referente per il Veneto dei Magistrati onorari di tribunale (gli utilizzatissimi e super precarizzati GOT, Giudici Onorari di Tribunale)), riaccende un barlume di luce per le tante vittime della “malagestio” bancaria.Merito dell’avvocato Emanuela Marsan, legale di Adusbef per Bassano del Grappa,  che, nel momento giusto, ha fatto  la scelta giusta nell’ambito di un procedimento civile per risarcimento  danni di un suo cliente, un pensionato di 75 anni, storico piccolo  azionista di Veneto Banca, il quale a fine 2013 aveva chiesto  all’istituto di vendere il proprio pacchetto di 5400 azioni il cui  valore allora era di circa 217 mila euro, frutto dei risparmi di una  vita di piccolo imprenditore artigiano.
La sua richiesta non ebbe  corso senza un’oggettiva spiegazione ed anzi egli fu indotto dal  direttore dell’agenzia a sottoscrivere un’apertura di credito senza che,  con la necessaria chiarezza e correttezza, venisse reso edotto del  significato, dei costi e dei rischi dell’operazione, soprattutto alla  luce della mancata vendita delle azioni la quale, ovviamente per motivi  non imputabili al cliente, rendeva insostenibile l’onere di  quell’apertura di credito.
E così mentre quel tesoretto di oltre  duecento mila euro si volatilizzava sempre più all’insaputa del suo  titolare, questi vedeva crescere in modo esponenziale gli oneri della  sua apertura di credito che non aveva chiesto, giunta oggi a 130 mila  euro.
L’avv. Emanuela Marsan, a maggio scorso ha citato Veneto Banca  che però, posta nel frattempo in liquidazione coatta amministrativa, si è  costituita chiedendo l’improcedibilità.
 A questo punto il legale ha  chiesto al giudice di potere citare Banca Intesa Sanpaolo subentrata  all’istituto trevigiano per effetto del famoso decreto legge n. 99 del  25 giugno scorso.
Proprio nella lettera del decreto che non contempla  alcuna deroga al secondo comma dell’articolo 2560 del codice civile, il  giudice Luigi Giglio ha trovato il necessario sostegno giuridico alla  responsabilità di Banca Intesa, in piena armonia con le determinazioni  del gup di Roma ed in contrasto con quelle del gup di Vicenza.
Soddisfatta  l’avv. Marsan la quale, tuttavia, predica prudenza: “questo è solo un  riconoscimento di principio, la visualizzazione di un fumus, ora  bisognerà attendere tutti gli sviluppi del caso, ma è importante che  questa possibilità non sia stata esclusa in partenza. Dopo un certo  scoramento tra i tanti risparmiatori danneggiati, questo provvedimento  del Tribunale ha riacceso la speranza. Tanti colleghi che stanno  seguendo casi simili mi hanno chiamata, interessati a produrre questa  sentenza” (qui il dispositivo del giudice Giglio, ndr).
            
		

































