25 aprile, Rucco ricandidato sindaco col centro destra insegue Donazzan e ci spiega che vanno condannati “fascismo” e “antifascismo militante”

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Francesco Rucco con Elena Donazzan di Amo il Veneto prima di
Francesco Rucco con Elena Donazzan di Amo il Veneto prima di "amare" anche FdI

Nell’anniversario della Liberazione riportiamo il pensiero del Sindaco Francesco Rucco, che ancora non capiamo perché si ostini, lui uomo di cultura e di legge, a definirsi in barba all’etimologia “candidato del centrodestra civico” invece che candidato civico del centrodestra o magari della destra-centro (con Lega e FdI a predominare su Fi e Udc).

Nel suo scritto, che è bene notare come Rucco lo firmi come Candidato sindaco “di quell’area che non si sa“, e che lo definisce anche ricordo, il sindaco uscente, accartocciandosi in un linguaggio vetero democristiano o veltroniano (quello del Sì ma anche…) o, addirittura ma con minore lucidità, neo variatiano, ci spiega come vadano condannati sia il fascismo che l’antifascismo militante, con ciò facendoci intendere che l’antifascismo debba esistere solo nel privato dei propri pensieri e non nel pubblico della loro libera manifestazione. Ma il fascismo non era, anche, la mancanza della libertà di esprimere pubblicamente le proprie opinioni, magari diverse se non opposte a quelle del porere dominante o, come oggi, predominante? Mah!

A questo punto noi ci dichiariamo incapaci di intendere, quindi confessiamo di essere ignoranti, sia la dicitura “Candidato sindaco del centrodestra civico” sia la lezione su come si possa essere antifascisti ma senza “militare”, senza esprimere questa convinzione.

Ma, siccome, da 25 aprile 1943, c’è stata la Liberazione, che neanche Rucco riesce a negare, ecco che in base a quella lui può oggi esprimere la sua opinione, anche se incomprensibile per noi comuni mortali, e noi ci sentiamo in dovere di renderla nota ai nostri lettori, che la valuteranno liberamente e liberalmente.

Durante il fascismo, sindaco uscente e ricandidato Rucco e assessore per ora non uscente Elena Donazzan, che ha dichiarato «L’antifascismo ha scatenato il terrorismo rosso, non può essere un valore» in spregio della storia che ha visto il vecchio PCI “militare” e lottare anche e soprattutto contro le BR, avreste potuto condannare il fascismo come oggi dissentite dall’antifascismo militante magari facendo l’occhiolino alla nostalgica apertura della sede di Vicenza del MIS?

Il direttore


Anniversario della Liberazione: il pensiero e il ricordo del Sindaco Francesco Rucco, candidato del centrodestra civico per il 2023/2028
“A distanza di quasi ottant’anni, ci ritroviamo ancora una volta nella nostra splendida piazza per celebrare l’Anniversario della Liberazione e riflettere insieme sul valore e il significato di questa ricorrenza, spesso ancora oggetto di polemiche fuori dal tempo che appassionano solo i pochi cultori della nostalgia per un passato di cui nessuno sente la mancanza. Un passato che ci riporta alla dittatura prima e alla guerra civile poi, pagine drammatiche della nostra storia che, nonostante la liberazione dal fascismo, continuano ad alimentare divisioni che ancora oggi impediscono agli italiani di condividere un sentimento di pacificazione nazionale intesa come momento collettivo di comunione, che è cosa ben diversa dalla parificazione che tende a rimuovere la distinzione tra vittime e carnefici, tra bene e male”  – il pensiero e il ricordo del Sindaco Francesco Rucco, candidato del centrodestra per il 2023/2028 – “E il fascismo, in quanto espressione di un’ideologia totalitaria che nega la libertà e priva la persona dei suoi diritti fondamentali, è stato un male che, grazie al movimento popolare di liberazione che ha dato vita alla Resistenza, gli italiani hanno sconfitto!
Il rifiuto del fascismo è un valore radicato e diffuso che va difeso con forza e senza ambiguità, perché contiene in sé i valori di libertà, democrazia e giustizia sociale che ritroviamo nella Costituzione e sui quali si fonda la Repubblica. Il rifiuto del fascismo non va confuso con l’antifascismo militante che ancora oggi qualcuno usa per alimentare lo scontro ideologico, nel tentativo di affermare una sorta di paternità esclusiva della sinistra sul movimento di liberazione, che in realtà vide la partecipazione di ampie fasce della popolazione animate da idee e sentimenti di matrice liberale, cattolica, repubblicana e finanche monarchica. Sbaglia quindi chi, ancora oggi, si ostina a confondere questo uso strumentale dell’antifascismo come strumento di lotta politica di una parte con il rifiuto del fascismo che invece è stato – ed è tutt’ora – un sentimento largamente diffuso tra gli Italiani, che oggi non sarebbero certo disposti a rinunciare alla propria libertà in nome di un’ideologia. Dopo il 1943 la Città di Vicenza ha dato un contributo significativo alla lotta di liberazione dal fascismo e dall’occupazione nazista grazie al sacrificio di uomini e donne la cui memoria è oggi onorata nelle lapidi murarie apposte a San Biagio e San Michele, luoghi di sofferenza segnati dalle violenze contro gli oppositori del regime lì detenuti in attesa di un più atroce destino. Anche a loro va il nostro pensiero commosso in questa giornata che ci ricorda il ruolo fondamentale della cultura nella promozione dei valori fondanti intorno ai quali ci ritroviamo come comunità civile, gli stessi che hanno guidato le scelte e le azioni degli uomini e delle donne della Resistenza vicentina: libertà, democrazia, giustizia sociale.
Viva l’Italia, viva Vicenza, viva la Libertà.”

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