Il 6 febbraio prossimo saranno 46 anni, 16.802 giorni, 403.248 ore di prigionia per Leonard Peltier a seguito di un arresto e di una ingiusta condanna a due ergastoli per la morte di due agenti FBI durante una sparatoria a Pine Ridge, una riserva indiana.

Leonard Peltier è un attivista dell'AIM (American Indian Movement), lotta per i diritti dei nativi americani, il suo popolo. È perseguitato per questo, per il fatto di essere un “indiano d'America” che non vuole arrendersi, abiurare i propri ideali, piegare la schiena.

La giustizia statunitense, quella “dell'uomo bianco”, per decisione di una giuria ostile, lo ha condannato accettando prove costruite, indizi inconsistenti, testimoni “invitati” ad accusarlo che, successivamente, hanno ritrattato.

Un processo farsa che ha costretto una persona eccezionale a sopravvivere nelle celle di carceri di massima sicurezza.

A Leonard Peltier è sempre stata negata la revisione del processo nonostante, negli anni, siano emerse, oltre alle irregolarità processuali, elementi che provavano la sua innocenza.

A Leonard Peltier non è mai stato concesso il “perdono” presidenziale con la scusa che non può essere dato perché lui non si è mai dichiarato colpevole.

Così Leonard Peltier oggi ha 77 anni, è in carcere da quando era poco più che trentenne ma non si è arreso e continua a lottare.

Chi lo voleva spegnere non è riuscito a fiaccare la sua determinazione, la sua passione, la sua lotta perché, a differenza dei suoi aguzzini, Leonard è un uomo integro come lo sanno essere le grandi persone.

In tutti questi anni, nel mondo, innumerevoli esponenti della cultura e dello spettacolo, premi Nobel, politici, cittadini hanno più volte chiesto, inascoltati, la scarcerazione di Leonard Peltier. Tra i tanti vogliamo ricordare Nelson Mandela, Fidel Castro, Desmond Tutu, Harry Belafonte, Rigoberta Menchú, Oliver Stone, Carlos Santana, Robert Redford, Moni Ovadia, Alex Zanotelli.

L'on. David Sassoli nel suo ruolo di Presidente del Parlamento Europeo aveva dichiarato, qualche mese fa, la sua ferma intenzione di inviare al presidente statunitense una missiva per la libertà di Leonard Peltier. E bene farebbe oggi il Parlamento europeo a onorare il ricordo di David Sassoli dando seguito alla sua volontà con una nota ufficiale.

Nel nostro paese pochi parlano e scrivono (leggi qui ViPiu.it, ndr) di Leonard Peltier e della (in)giustizia statunitense che costringe lui e altri prigionieri politici (due per tutti, Mumia Abu-Jamal e Julian Assange) a una “non vita” in carcere.

Una vendetta del potere contro i “ribelli” che non si adeguano e pensano liberamente che il sistema nel quale siamo costretti a vivere possa essere trasformato dalle radici.

A Leonard, Mumia, Julian e a quanti subiscono le loro stesse persecuzioni deve andare il riconoscimento di tutte le persone giuste, libere e democratiche. Le loro vicende ci vedono tutti coinvolti, nessuno escluso.

Non può essere ammessa l'indifferenza.

Facciamo sentire la nostra voce, esponiamoci in prima persona, gridiamo con la forza della ragione:

LEONARD PELTIER LIBERO, SUBITO, ADESSO

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Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.