In Italia muoiono 50.000 persone all’anno per infezioni ospedaliere: morire di queste o di Coronavirus non fa differenza per chi non vuol trapassare

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Domenico Mantoan
Domenico Mantoan e Luca Zaia
Forse nel novembre 2019 si era dato poco peso alla nomina dell‘attuale Direttore della Sanità veneta, il vicentino Domenico Mantoan, ex ufficiale medico, a presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco, l’AIFA.
Eppure lo stesso Mantoan ringraziavail ministro della Salute Roberto Speranza e tutti i rappresentanti della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome per averlo scelto per un incarico tanto prestigioso e cosi’ importante per la sanita’ pubblica italiana” . Considerata la provenienza da una regione a guida leghista, nemmeno lombarda, il fatto era già di per se’ eccezionale.
Non c’è dubbio che vi sia stata una certa dinamicità nella sperimentazione di nuovi farmaci e che comunque il Veneto alla fine, tra mille stop and go e con l‘aiuto fondamentale del virologo Crisanti, proprio quello “scudisciato” inizialmente da Mantoan per lo spreco, dei tamponi “non rimborsabili dal Servizio sanitario Nazionale“, secondo il presidente dell’Aifa ma soprattutto deus ex machina della sanità veneta, abbia rappresentato un modello preso come esempio.
Se anche Claudio Beltramello, medico igienista e professore all’Universita di Padova, con esperienze all’OMS, consigliere comunale del PD a Castelfranco Veneto ricorda che “all’inizio, prima ancora che arrivasse la pandemia, il dott. Crisanti voleva fare i tamponi ai rientranti dalla Cina e gli fosse stato impedito proprio da Mantoan , ma va a capire quale sia la verità“, alla fine conta il risultato.
Che sia per fortuna o capacità dei vertici sanitari veneti ci sembra di poter affermare che nella nostra Regione ci sia stata comunque una certa chiarezza di idee e proattività mancata in altre parti.
Ma in realtà non è del Covid che vogliamo parlare nonostante questa lunga premessa che ci serve solo da spunto. Vogliamo, infatti, lanciare una provocazione con la speranza che la risposta ci tranquillizzi e possa anzi costituire un ulteriore plus per la nostra regione o un nuovo terreno di lavoro da affrontare per primi.
Cari Zaia e Mantoan siete consapevoli che mentre piangiamo i 30.000 morti del Coronavirus in Italia muoiono 50.000 persone all’anno per infezioni ospedaliere?
Un lancio Ansa del 15 maggio 2019 così recitava: “Allarme rosso per la mortalità causata dalle infezioni ospedaliere: si è passati dai 18.668 decessi del 2003 a 49.301 del 2016. L’Italia conta il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue. Il dato emerge dal Rapporto Osservasalute 2018” presentato quello stesso giorno a Roma.
C’è, quindi, una strage in corso – continuava l’Ansa –, migliaia di persone muoiono ogni giorno per infezioni ospedaliere, ma il fenomeno viene sottovalutato, si è diffusa l’idea che si tratti di un fatto ineluttabile”, ha detto Walter Ricciardi, Direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute. In 13 anni, dal 2003 al 2016, il tasso di mortalità per infezioni contratte in ospedale è raddoppiato sia per gli uomini che per le donne. L’aumento del fenomeno è stato osservato in tutte le fasce d’età, ma in particolar modo per gli individui dai 75 anni in su”, stesso bacino, osserviamo noi, da cui ha pescato le proprie anime da far trapassare il Coronavirus.
Bene e visto che quel Walter Ricciardi, consigliere del ministero della salute, fino ad ora oltre che ad osservare non ha dimostrato certo grandi doti, possiamo confidare, cari politici e dirigenti, italiani ma anche “veneti” superman, che abbiate anche su questo piani concreti?
La richiesta non è fine a se stessa. L’emergenza Covid ha messo in evidenza, senza ombra di dubbio, che in tanti degli ospedali del nostro Stivale mancava la cultura di come contenere la possibilità dei rischi di infezione. I tanti medici ed infermieri infettati ne sono la prova. In molti casi mancavano procedure e processi e presidi pertanto i problemi si intersecano, ma come ci ha detto anche più di un medico molte nostre strutture ospedaliere sono obsolete nella loro stessa concezione, mille miglia lontane da quelle di Paesi in cui evidentemente si riescono a contenere tali rischi di infezioni a livelli di gran lunga inferiori ai nostri.
Ora si sta parlando di investire somme importanti per la Sanità, con o, più difficile, senza MES. Vi invitiamo, quindi, a mettere in conto anche queste esigenze perché morire di Covid o di infezione contratta all’ospedale alla fine non fa grande differenza, per uno che voglia di morire proprio non ne ha.