
L’associazione Acqua Bene Comune Vicenza ha lanciato un appello ai candidati alle imminenti elezioni regionali in Veneto, denunciando la “scarsa presenza per non dire assenza” del tema acqua nei programmi dei vari gruppi politici in campo. L’associazione sottolinea che tale disattenzione è “inaccettabile”, considerando che il Consiglio e la Giunta Regionale sovrintendono materie fondamentali come sanità, ambiente e gestione della risorsa idrica.
Secondo l’associazione, le crescenti criticità emerse negli ultimi anni sul territorio sono sintomo che il sistema di autotutela regionale presenta delle falle. Chi governerà la Regione nei prossimi anni sarà chiamato ad affrontare emergenze ambientali e sanitarie e avrà in mano le leve per riscrivere le regole che hanno generato le attuali problematiche. Per questo, Acqua Bene Comune invita tutte le forze politiche a mettere l’acqua in cima alle agende e a prendere impegni precisi e vincolanti.
Le sette istanze di Acqua Bene Comune Vicenza per il futuro governo regionale
L’associazione ha identificato sette tematiche fondamentali che dovrebbero essere affrontate fin dai primi giorni dall’insediamento del nuovo governo regionale.
La prima istanza riguarda lo Stop al consumo di suolo: si chiede di fermare l’impatto umano e la cementificazione, in particolare nella delicata zona pedemontana dove si ricarica la falda acquifera che disseta milioni di veneti. Si chiede inoltre di incentivare l’agricoltura rigenerativa per contrastare il degrado dei suoli e limitare l’uso di fertilizzanti chimici e pesticidi, responsabili della diffusione di sostanze PFAS.
La seconda istanza richiede Limiti regionali per i PFAS con l’urgenza di regole severe e stringenti, con la richiesta che la Regione, in quanto territorio più colpito, si faccia capofila per promuovere una legge nazionale che ne vieti la produzione e l’uso non essenziale, senza attendere norme statali.
La terza tematica è la Sicurezza delle fonti idropotabili: è fondamentale accelerare il piano regionale per la sicurezza delle acque, completando al più presto la mappatura delle aree di salvaguardia delle fonti di captazione e imponendo precisi vincoli urbanistici; le spese di potabilizzazione devono ricadere sui responsabili dell’inquinamento e non sui cittadini.
La quarta istanza chiede Subito la bonifica dei siti inquinati, controlli e gestione dei prodotti pericolosi: i siti noti di contaminazione devono essere messi in sicurezza con la massima urgenza, con l’obbligo per chi ha inquinato di pagare per il danno. Si richiede di intensificare i controlli ambientali e rivedere le leggi che regolano la catena operativa, vietando l’incenerimento per i fanghi del servizio idrico contenenti PFAS.
La quinta tematica è la Tutela e controllo sanitario dei cittadini dei territori inquinati: la Regione deve pianificare e mettere in atto campagne urgenti di monitoraggio e prevenzione, garantendo una corsia preferenziale per l’accesso ad analisi e cure per le persone contaminate e ammalate. La sesta istanza richiede la Tutela, rinaturalizzazione e gestione sostenibile delle aree di ricarica: si invita ad abbandonare la logica delle grandi opere di cemento per puntare sull’ampliamento delle aree di ricarica naturale della falda, attraverso prati stabili e rinaturalizzazione diffusa. Questi interventi servono ad affrontare la siccità e gli eventi meteorologici estremi; viene inoltre richiesto il ripristino dei deflussi ecologici dei fiumi e l’introduzione dell’obbligo di censimento e monitoraggio dei pozzi privati e dei prelievi aziendali. Infine, la settima istanza ribadisce che L’acqua è un bene comune pubblico: l’acqua non può essere fonte di business e la Regione deve garantire che il servizio idrico integrato sia gestito da enti pubblici, lontano da logiche di profitto.
L’appello si conclude con l’invito alla responsabilità politica e civica: l’acqua è fonte di vita ed è nell’interesse collettivo che sia messa al centro del piano di governo regionale.







































