Acqua di Arzignano, emergenza finita ma Rifondazione Comunista attacca: “Il vero problema è politico”

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Acqua di Arzignano non potabile
Acqua di Arzignano non potabile

Il Partito della Rifondazione Comunista esprime sollievo per la fine dell’allarme idrico che, per 48 ore, ha costretto Arzignano e Montorso a rinunciare all’uso potabile dell’acqua dell’acquedotto. Le ultime analisi confermano l’assenza di batteri e il ritorno alla normalità della rete.

Silvia Stocchetti, segretaria provinciale di Rifondazione comunista Vicenza
Silvia Stocchetti, segretaria provinciale di Rifondazione comunista Vicenza

Ma, come sottolinea la segretaria provinciale Silvia Stocchetti, il problema non può dirsi chiuso: “Quella che è stata definita un’anomalia eccezionale è in realtà la spia di un sistema di gestione dei beni comuni fragile e condizionato da logiche di profitto. Si investono miliardi in armi e grandi opere inutili, mentre si trascurano cura e sicurezza del territorio”.

Il riferimento è diretto ai cantieri finanziati con il PNRR, responsabili — secondo Rifondazione — dell’emergenza stessa. “Interventi che avrebbero dovuto ridurre le perdite hanno invece creato un disservizio. È la stessa logica che sta dietro al TAV a Vicenza: opere calate dall’alto, utili più a chi le appalta che alla popolazione, con costi ambientali e sociali altissimi”.

Stocchetti richiama anche l’esito del referendum del 2011 sull’acqua pubblica, “che ha visto una partecipazione straordinaria e una maggioranza schiacciante a favore della gestione collettiva e trasparente delle risorse. Un segnale che cittadini e cittadine hanno a cuore beni come l’acqua molto più di quanto facciano i governi locali e nazionali”.

Acqua bene comune non si vende (Rifondazione comunista)
Acqua bene comune non si vende (Rifondazione comunista)

Per Rifondazione, l’amministrazione locale si limita a gestire le emergenze “con soluzioni asmatiche e di corto respiro”, senza affrontare la radice del problema: “l’adesione cieca a un sistema economico in crisi, che scarica le proprie inefficienze sulla collettività”.

La conclusione è un appello alla mobilitazione: “Difendere acqua, aria, terra e pace significa pretendere scelte politiche radicalmente diverse. Noi continueremo a farlo, insieme a chi non si rassegna all’idea che beni comuni e ambiente possano essere sacrificati agli interessi di pochi”.

Ecco, quindi, che l’acqua di Arzignano diventa emergenza politica tanto più che il sindaco risponde al nome di… Bevilacqua.