Adeguamento delle strategie di contrasto a COVID-19, le proposte delle regioni

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Di fronte a un contesto epidemiologico profondamente mutato sono necessari adeguamenti per quanto concerne le strategie di controllo dela diffusione di COVID-19. È questa la convinzione delle Regioni, che hanno redatto e inviato unanimemente al Governo un documento contenente sette proposte concrete.

In breve, per le venti regioni, in uno scenario di alta circolazione virale «le priorità di sanità pubblica si identificano in un passaggio dalle misure di contenimento a quelle di mitigazione, nella protezione dei soggetti più vulnerabili e nel contenimento della diffusione in alcuni contesti a maggior rischio». Come? Attraverso “misure non farmacologiche di comunità”, intensificazione della campagna vaccinale e presa in carico dei positivi secondo “modalità e priorità sostenibili”.

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Contatti utili per informazioni sul green pass; credits: Regione Veneto

Passando in rassegna le proposte, innanzitutto le regioni chiedono un aggiornamento della definizione di “caso Covid”, che deve attuarsi «considerando congiuntamente la positività ad un test per la ricerca di SARS-CoV-2 e la presenza di segni e/o sintomi compatibili con COVID-19». Naturalmente la revisione della definizione deve procedere parallelamente alla revisione delle misure di isolamento.

In secondo luogo le regioni propongono un adeguamento del sistema di Monitoraggio DM Salute del 20-04-2020 in considerazione degli indicatori rilevanti nell’attuale contesto e della sostenibilità della rilevazione degli stessi. A tal proposito, si legge nel documento, «l’ECDC già da ottobre suggerisce di virare verso una transizione da un sistema emergenziale a una sorveglianza più sostenibile, focalizzandosi ad esempio sui casi sintomatici».

Riguardo al contact tracing ormai sempre più complicato, le regioni propongono il tracciamento solo per i casi sintomatici. Questo alla luce dell’impossibilità di mettere in isolamento tutti i positivi data la loro numerosità e del venir meno del sostegno economico della quarantena per tutte le categorie da parte dell’INPS .

Ancora, viene portata avanti la tanto dibattuta revisione del sistema di classificazione dei ricoveri per SARS-COV-2 che consiste nel «non considerare i ricoverati per un’altra patologia a cui viene riscontrata una positività per SARS-COV-2 durante il ricovero». Questi pazienti, a detta delle regioni, sono da isolare nel reparto appropriato in base alla diagnosi principale di ricovero. Pertanto «è urgente che le attuali modalità operative vengano rivalutate puntando sulla responsabilità individuale e sulla partecipazione autonoma del cittadino».

Una nota del documento riguarda anche la necessità di sviluppare strumenti informatici di supporto che abbiano un equilibrio tra rispetto della privacy e accessibilità da parte di tutti i cittadini. Infine, una proposta forte è l’abolizione del tampone di chiusura per tutti i soggetti posti in quarantena che non abbiano presentato sintomi (compresi i soggetti asintomatici posti in isolamento).

Grafico sull’andamento dei ricoveri 2020-2021; Credits: Regione Veneto

Il quinto punto riguarda la Criticità del contact tracing scolastico, infatti «intanto che gli studenti aspettano di essere contattati per l’esecuzione del tampone e del relativo referto, continuano a frequentare altri ambienti comunitari con conseguente diffusione del virus». L’elevata incidenza in questa fascia d’età e la rapida evoluzione delle singole situazioni scolastiche determinano infatti un costante e repentino aggiornamento non gestibile da ASL e Scuole.

Passando poi alle modalità di verifica per il Green Pass, le regioni chiedono che il Green pass (valido 180 giorni) sia allineato alle misure di quarantena che dipendono dallo stato vaccinale (intervallo superiore o inferiore rispetto al completamento del ciclo primario di vaccinazione o guarigione).

Infine, per quanto concerne l’attività periodica di screening per gli operatori sanitari, i positivi asintomatici con tre dosi potrebbero, se queste proposte fossero accettate, lavorare nei reparti Covid.

Il documento si conclude auspicando «iniziative e chiarimenti da parte delle Amministrazioni centrali», a cominciare dalla validità e attendibilità del test antigenico rapido. In fondo però, chi ha le idee chiare?