Alberto Rizzo lascia ruolo capo di gabinetto del ministro Nordio: chiamato dal tribunale di Vicenza, lo “soverchia” vice Giusi Bartolozzi

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Il ministro Nordio alla firma del decreto di nomina del Capo di Gabinetto Alberto Rizzo
Il ministro Nordio alla firma del decreto di nomina del Capo di Gabinetto Alberto Rizzo

Alberto Rizzo, finora al timone come capo di gabinetto del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha avviato le procedure per concludere il suo mandato presso via Arenula, dopo averlo ricoperto per un periodo di circa un anno e mezzo. La decisione, che tecnicamente non si configura come dimissioni, segna un punto di svolta nella sua carriera all’interno del ministero, con l’attesa del suo ricollocamento in magistratura affidata alle tempistiche del Consiglio superiore della magistratura (Csm, Consiglio Superiore della Magistratura).

La notizia, anticipata da alcune fonti giornalistiche, tra cui ViPiu.it, che avevano notato i preparativi per la sua uscita, è stata confermata oggi con la formalizzazione della sua richiesta di rientro in ruolo nel sistema giudiziario. La sua domanda, che verrà inizialmente esaminata dalla terza commissione, troverà poi spazio in uno dei prossimi plenum del Csm, con una risoluzione attesa nel giro di due a quattro settimane.

La carriera di Alberto Rizzo al ministero era iniziata sotto positivi, grazie ai suoi ottimi precedenti come presidente del tribunale di Vicenza. Tuttavia, nonostante le aspettative, il suo periodo in carica è stato contrassegnato da una progressiva marginalizzazione dai processi decisionali chiave del ministero. Tale dinamica è stata in gran parte attribuita all’attivismo della vice capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi, che ha progressivamente centralizzato le decisioni di maggiore importanza, escludendo di fatto Rizzo e altri vertici direttamente collegati al Guardasigilli.

Questa situazione ha portato a una crescente insoddisfazione da parte di Rizzo, che ha infine scelto di lasciare il suo incarico per ritornare a dedicarsi pienamente alla sua carriera in magistratura. La sua uscita rappresenta non solo la fine di un capitolo professionale personale ma pone anche l’attenzione sui meccanismi interni di gestione e decisione all’interno del Ministero della Giustizia, sottolineando la complessità delle dinamiche di potere che caratterizzano le alte cariche dello Stato.