
Nell’80° anniversario della Liberazione, l’Associazione Nazionale Alpini ha realizzato il volume “Alpini ribelli. Studi storici sulle Penne nere nella Resistenza 1943-1945”, un libro che fa luce sul contributo dato dagli alpini alla lotta di liberazione. Un apporto rilevante, come testimoniano anche le sessantadue Medaglie d’oro al valore della Resistenza concesse ad alpini, ma del quale si sa poco e sul quale non è mai stato fatto uno studio specifico.
Lacuna colmata da questo libro, che è stato presentato a Palazzo Gromo di Biella in occasione della 96ª Adunata Nazionale degli alpini, alla presenza di tre dei quattro autori Rolando Anni, Alberto Leoni e Filippo Masina (assente per un imprevisto Stefano Contini).
Alla presentazione sono intervenuti anche il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero, la presidente della Casa editrice del libro Fiorenza Mursia e il capo di Stato Maggiore delle Truppe Alpine gen. Alberto Vezzoli.
Nel libro sono raccontati gli anni tra l’8 settembre 1943 e la fine della guerra. Dopo la fatidica data dell’Armistizio di Cassibile, che ben lungi dal portare la fine del conflitto portò invece per l’Italia il periodo più drammatico della guerra, migliaia di militari entrarono nelle file della Resistenza: molti di loro erano alpini, che si rivelarono particolarmente adatti alla guerriglia soprattutto in montagna. Alcune tra le più importanti formazioni furono organizzate e composte in misura importante dalle penne nere: le bande di Giustizia e Libertà in Piemonte, le Fiamme Verdi in Lombardia, le divisioni Osoppo in Friuli, le brigate Julia in Emilia, la divisione Garibaldi in Jugoslavia, e altre ancora. Sino a oggi, tuttavia, era mancato uno studio specificamente dedicato al contributo degli alpini nella Resistenza. “Alpini ribelli” intende dunque iniziare un percorso di ricerca per colmare un vuoto, concentrandosi sull’apporto delle Penne Nere nelle vicende del 1943-45 nelle diverse regioni e teatri di guerra: un approccio scientifico, scevro di ogni aspetto ideologico, con una franchezza e una sincerità che non sono scontate anche ad ottant’anni di distanza.