Ana Lucia, escort italo brasiliana a Vicenza: come lo è diventata, come fa questo lavoro, cosa pensa dei perché dei suoi clienti, quale futuro progetta

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Ana Lucia, nome di fantasia della escort intervistata
Ana Lucia, nome di fantasia della escort intervistata

(Articolo da Vicenza Più Viva n. 4 gennaio-febbraio 2024, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr). La sua guida per la vita futura (parliamo di Ana Lucia, nome di fantasia della escort intervistata, ndr) è “As 48 leis do poder”, “Le 48 leggi del potere”, di Robert Greene e Joost Elfferse, un best seller da 1,2 milioni di copie vendute solo negli USA.

Dopo averle chiesto per telefono, nella solitudine, nel mio caso, del giorno di Natale, un incontro a pagamento, ho subito spiegato ad Ana Lucia che volevo incontrarla per un’intervista (“devi pagare di più, allora”, mi hai detto) sulla sua professione e vita da escort. Confesso di aver “sofferto” un po’ (in effetti tanto, nonostante la mia età) perché, quando mi ha aperto la porta, per un momento, lungo, la sua bellezza e il suo fascino, appena nascosti da una vestaglietta nera e trasparente su una lingerie da sballo, mi hanno fatto dubitare della mia capacità di tener fede all’intenzione di volerla solo intervistare, compito che, dopo lunghe riflessioni, non potevo affidare a uno dei miei giovani collaboratori. Ma mi sono messo alla prova, anche per il budget messo in gioco per un lavoro e non per un divertimento, e ce l’ho fatta pur buttando ogni tanto lo sguardo oltre la…siepe. Ecco, quindi, l’intervista ad Ana Lucia (il nome, per ovvi motivi di privacy, è doppiamente di fantasia, rispetto a quello reale e a quello che conoscono i suoi clienti), rigorosamente registrata e fedelmente trascritta, poche correzioni di sintassi a parte, per voi, ma anche rivissuta in audio da me, che sono uscito soddisfatto ma anche meravigliato dall’incontro dal vivo con una protagonista del mondo di cui parliamo in questo longform di VicenzaPiù Viva, dopo quello sulla Parità di genere.

Vista notturna di uno scorcio di Corumbà dal porto turistico, paese dove è nata Ana Lucia
Vista notturna di uno scorcio di Corumbà dal porto turistico, paese dove è nata Ana Lucia

Ciao Ana Lucia, ci siamo appena conosciuti, qui a Vicenza. Non è bello chiedere a una donna, anche se molto bella come te, quanti anni ha. Me lo puoi dire?

No. Sono giovane, non giovane come vorrei essere ma sono ancora giovane per fortuna.

Ti vedo ben curata anche perché ti tieni in forma?

È importante, ci tengo io.

Di dove sei?

Sono italo-brasiliana.

Mi puoi raccontare un po’ la tua nascita, perché sei italo-brasiliana?

Sono nata in Brasile e sono figlia di una mamma brasiliana e di un italiano della Calabria; perciò, ho doppia cittadinanza e sono venuta qui per provare a fare, in futuro, una vita diversa.

I tuoi genitori erano sposati oppure vivevano insieme?

No, no, è stata una storia.

È stata una storia particolare diciamo?

Non lo so, non conosco molto perché purtroppo ho perso la mia mamma quando era ancora piccola. Conosco la storia della mia famiglia da quello che mi raccontavano e da quanto ho capito dalla gente la mia mamma non era più insieme a mio padre, so che è stata una storiella, una cosa senza senso.

Tuo padre lo conosci oppure no?

L’ho conosciuto, si. Non ho vissuto con lui, ma l’ho conosciuto grazie a mia nonna materna che mi portava a trovarlo. Mia nonna mi ha cresciuto dopo che la mia mamma è andata via.

Ti manca tuo padre oppure no?

No, non sento niente per lui, non provo niente.

Non provi sentimenti né di amore né di altro? Qualcosa proverai perché in fondo è tuo padre.

Non te lo so dire sinceramente. Non provo niente in realtà. Ho conosciuto una persona che mi hanno detto che era mio papà perché c’è anche il suo nome nel mio permesso. Lo è stato solo biologicamente, però, non mi è mai stato accanto per cui il senso della paternità … non lo sento.

Non gli vuoi del male?

No, per carità no. Sono stata già molto … molto triste per tutto ciò che è successo dopo che sono cresciuta e ho capito un po’ delle circostanze. Quando avevo ancora il mio papà mi faceva male immaginare che c’era una persona che poteva essere accanto a me visto che sono rimasta da sola. E invece …

Dopo la morte di tua mamma?

Esatto. E quello mi feriva perché è perché lui avrebbe potuto fare qualcosa per la mia esistenza ma non l’ha fatto. Per un periodo di tempo, quando ero molto giovane, mi sono un po’ incazzata nera con lui, però dopo, quando sono cresciuta, lui era molto anziano e allora …

Tua mamma quanti anni è stata con te prima di mancare?

Quando sono nata mia mamma aveva 39, quasi 40 anni e mio papà tipo 62, e quando è morta ne aveva 54 e io solo 12.

Quindi un po’ di anni con te li ha vissuti?

In realtà non tantissimo perché lei aveva una malattia degenerativa che si è cominciata a sviluppare poco dopo che io stavo crescendo per cui quando avevo dieci anni diciamo che la mia mamma aveva già una vita vegetale, non era già ormai una vita.

Ana Lucia, nome di fantasia della ragazza intervistata
Ana Lucia, nome di fantasia della ragazza intervistata

Conosco il problema. E tu come hai vissuto da piccola? Avevi parenti? Chi ti ha aiutato a vivere?

Mi ha cresciuto mia nonna materna. Mia nonna è stata la mia mamma in realtà perché, visto che la mia mamma non aveva la possibilità di allevarmi, lei conosceva già la sua malattia genetica, degenerativa e sapeva già cosa sarebbe successo visto che c’era una bambina piccola senza genitori…

È stata una buona cosa comunque avere una nonna che ti voleva bene no?

Certo.

Tu hai studiato in Brasile oppure no?

Sì, ho fatto tutte le scuole fino a quello che qui si chiama liceo e mi mancava solo di andare all’università.

Che cosa avresti voluto studiare se fossi andata all’università?

All’epoca volevo fare biologia oppure letteratura perché nella città dove abitavo non c’erano altre facoltà. Vengo da una città molto piccola.

Posso sapere qual è la città in cui sei nata, in cui vivevi?

Corumbà, a Mato Grosso do Sul. Lì c’è anche un’università, si chiama UFMS (Universidade Federal de Mato Grosso do Sul, ndr).

Facciamo un passo indietro. Quando tu eri bambina diciamo, la mancanza di tuo padre te la facevano pesare gli altri bambini?Ti facevano qualcosa contro perché tu eri senza padre?

No, questo no. In realtà l’ho capito ma mai ho sentito la mancanza di mio papà. Niente. Neanche mi sentivo male vedendo che le mie amiche avevano un papà. Ho capito la mancanza di mio papà solo dopo che ho cominciato a fare la terapia. Perché ho capito che ricercavo quell’amore paterno a volte in un partner.

Ma è stato anche importante che le tue amiche, i tuoi amici della tua età non ti hanno fatto pesare questa cosa. Perché spesso succede che i  bambini o le bambine e i ragazzi o ragazze che non hanno una famiglia completa vengono presi in giro, vengono bullizzati.

No, no. Per questo no. Sono stata bullizzata per tante altre cose però. Per questo no, no. Non era un problema, neanche una questione. Perché sinceramente la mia mamma… Siamo tre figlie e mia mamma era un po’, come dire, scatenata. Era una persona che faceva una vita un po’ particolare purtroppo. E ha avuto tre figlie, ognuna di papà diverso. Siamo state un po’ buttate così nel mondo. E per fortuna ho avuto mia nonna che è stata un buona mamma e papà per me.

Quando hai finito di studiare sei rimasta in Brasile o sei venuta subito in Italia?

No, sono rimasta in Brasile.

Lavoravi, facevi qualcosa?

Ho cominciato a lavorare dopo che ho finito le scuole perché, nello stesso anno, ho perso mia nonna. Quando ho finito la scuola intendevo cominciare a fare la facoltà, però, siccome la mia nonna non c’era più, ho dovuto andare a vivere con una mia sorella più grande che abitava in un’altra città. Sorella della stessa mamma, ma di un altro papà, quindi una sorellastra, che era già adulta ovviamente perché lei ha 20 anni più di me. E lì ho cominciato a lavorare.

Il libro sul comò di Ana Lucia, As 48 leis
Il libro sul comò di Ana Lucia, As 48 leis

Che lavoro?

Ho fatto un corso di estetista, parrucchiera, trucco, queste cose. Ho cominciato a lavorare con queste cose.

Perciò sei così curata anche adesso, perché hai fatto l’estetista?

Sì, certo. È questa la mia sensibilità.

Ho visto che hai dei libri, anche importanti, sul comò. Ti piace leggere?

Sì, mi piace leggere, mi piace imparare. Sono una persona che è alla ricerca di un miglioramento personale. E credo che possiamo essere sempre migliori. E visto che con internet, tv, ti riempi di tante cose … non tutte vere, che non ti aggiungono niente, cerco ogni tanto di leggere libri che mi possano far imparare qualcosa di importante.

Dopo l’estetista hai fatto altri lavori? Oppure hai cominciato a fare questa professione?

Ho cominciato a fare questa professione.

Già in Brasile o in Italia?

In Brasile.

Per quanti anni in Brasile hai fatto questa professione?

Più o meno tre, quattro anni prima di venire qua.

Ti trovavi bene, ti trattavano bene?

Sì.

La prima volta com’è stata? Per necessità o per scelta?

No, non l’ho mai stato per scelta. È stato per necessità ovviamente.

Ma ci può essere anche una scelta a volte, no? Ci sono delle ragazze che lo fanno per scelta?

Ci sono, ci sono. Per me è stato per necessità perché dovevo vivere e pagarmi da vivere, diciamo, no? La prima volta è stata molto difficile perché ero ancora molto giovane. E visto che vengo da una città, da una provincia dove non si vedono tante cose, sai, è tipo un paesino piccolo, tutti li conoscono, io sono andata a vivere in una città grande, una metropoli piena di pericoli.

Ah, quindi tu hai cominciato a fare questa professione già in una città grande, non dove vivevi?

Esatto. Ed era tutto molto nuovo e spaventoso. Però…

Mi puoi dire quale città?

Non voglio entrare in dettagli.

Ok, certo, certo. E lavoravi in appartamento, in hotel o per strada?

All’inizio ho lavorato in appartamento e anche in strada. E poi ho smesso di lavorare in strada.

Che è un po’ più dura immagino, no?

Sì, è molto pericoloso. E anche poco lucrativo.

Dopo questi anni di lavoro in Brasile, poi sei venuta in Italia?

Sì, sono rimasta lì qualche tempo e prima ho avuto dei fidanzati, poi sono tornata a lavorare per un po’, poi la cosa non è andata avanti.

I tuoi fidanzati sapevano che lavoro facevi?

Sì, certo.

Ti sfruttavano oppure no?

No, figurati, non ho mai permesso che nessuno mi sfruttasse. Sono sempre stata una persona saggia. Questo è importante. Non l’ho mai permesso, neanche quando ero bambina, forse per il fatto che praticamente ho dovuto imparare a difendermi da sola. Da bambina già non lo permettevo perché anche la mia famiglia voleva sfruttarmi ma sono sempre stata molto portata a decidere da sola.

Ma la tua famiglia ti voleva portare a fare questo lavoro oppure no?

No, figurati, sfruttare in un altro senso… Per farmi fare un qualunque lavoro in un altro modo, diciamo, maltrattandomi in qualche maniera per farmi fare la “dipendente” della casa, sai.

Quando sei venuta in Italia?

Sono venuta in Italia nel 2017.

Poi la cittadinanza l’hai avuta abbastanza presto, immagino?

Purtroppo, no, perché non è stato semplice. Mancavano dei documenti. Doveva essere una cosa veloce, però siccome mancava sempre qualcosa ho dovuto seguire un procedimento giudiziario che è molto più lungo e dipende molto anche dalla risposta del giudice, ovviamente. Però per fortuna non è stato lungo come poteva.

Quindi sei italiana adesso con doppio passaporto, italiano e brasiliano. Generalmente qui quando lavori, lavori in appartamento in affitto o in un appartamento tuo?

Entrambe le cose.

Questo qui dove stiamo parlando è in affitto o è tuo?

È in affitto. Ho un contratto a mio nome.

Hai un contratto regolare? Perché so di altre professioniste che non hanno neanche un contratto, pagano così senza …?

Non è facile ovviamente. Non è facile, però per fortuna ho conosciuto una persona che è stato il mio garante e abbiamo fatto un contratto e siamo riusciti a prendere questo appartamento. Però siccome io non sono sempre qua, quando vado da un’altra parte lo affitto.

Stai molto a Vicenza? E in quali altre città?

Giro un po’ per Italia, non vado molto lontano, un po’ in Emilia Romagna, un po’ qua in Veneto, ogni tanto vado in Toscana.

Qualche bella esperienza nel tuo lavoro e qualche brutta esperienza me la puoi raccontare?

Belle esperienze nel mio lavoro sono alcune belle persone che conosco, conoscere delle belle città, anche stare qua in Italia, magari se non fosse per questo lavoro non sarei riuscita perché tutto questo mi è costato. Anche fare questa doppia cittadinanza è costata un sacco di soldi. E nonostante questo lavoro non sia una meraviglia, è questo lavoro che mi ha dato tutto quello che ho, per cui questa è una bella esperienza del lavoro.

Ti sono capitate delle brutte esperienze?

Ci sono, ovviamente, è chiaro. Ma ci mancherebbe, la vita non è solo fiori. Ma niente di così importante…

Nulla di pericoloso? Ti è successo che qualcuno ti minacciasse magari?

Per fortuna no, così no. Parlo di qui in Italia soprattutto. Ci sono persone che a volte si incazzano per qualche motivo, perché non sono contente. O ci sono persone che vengono che non hanno i soldi per pagare e non vogliono andare via. Ho già avuto problemi con persone che… drogati… che non volevano andare via ma per fortuna niente di più. Succede anche perché i contatti tu li hai via telefono e non sempre capisci benissimo chi verrà poi a trovarti.

Come fai a capire se una persona è più o meno seria, diciamo, al telefono?

Tesoro, praticamente un po’ si capisce da come parla, ovviamente dai suoi discorsi, da come argomenta, se è veramente gentile. Di solito una persona che magari sia un drogato o un ubriaco io riesco a capirlo. E poi io filtro il mio lavoro lavorando fino a un certo orario, non tardi, e non lavoro praticamente con stranieri perché purtroppo non è che tutti sono persone corrette. Una volta lavoravo con stranieri però ho avuto dei problemi per questo e ho deciso di non farlo più perché, purtroppo, ci sono alcuni che sono pericolosi. Sono pericolosi perché sono persone menefreghiste, mentre ci vuole anche rispetto in questo lavoro. Anche se pagano per essere contenti dovrebbero anche rispettare chi offre questa gioia. Dal mio punto di vista è importante anche perché io sono una persona molto corretta e giusta: mi piace offrire una bella cosa per tutte e persone che vengono e rispetto chi viene da me.

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Lo scrittore latino Plinio il Vecchio definì Cleopatra “regina meretrix“: dipinto ottocentesco di Alexandre Cabanel

Cosa pensi sulle cause della violenza sulle donne che sta aumentando in Italia?

Non sono bene informata su cosa succede qui. Non mi piace vedere cattive notizie per cui non posso esprimere un’opinione corretta.

Adesso non ti voglio chiedere troppe cose perché tu giustamente non vuoi farti riconoscere da certi dettagli sulla tua persona. Ma nella tua esperienza le persone vengono soltanto per fare sesso o anche per scaricare stress, per risolvere dei problemi che hanno?

Non so dirtelo esattamente ma io credo che praticamente tutti quanti vogliono fare entrambe le cose, però in percentuali diverse. Dipende dai casi secondo me: questo, per me, per un uomo è veramente un svago importante perché è una scarica di stress e ci sono persone con cui io riesco a connettermi in un modo diverso e i nostri incontri diventano, tra virgolette, come una piccola relazione con degli amici, un tipo di amicizia. In qualche modo anche di più forse perché c’è un po’ di confidenza e queste sono persone a cui manca qualcosa di affettivo, anche se sono sposate. A loro, immagino, ma l’affetto e la compagnia di una donna che gli fa carezze ed è più disponibile. Magari che li fa sentire più uomini che  non a casa da sposati. In Italia c’è un sacco di uomini che hanno una certa età e che non sono sposati e che secondo me non si sposeranno mai.
Ma vengono anche giovani, proprio ragazzi e anche ragazzini: purtroppo ci sono ragazzini di 20, 22, 23, 24 anni che non riescono a trovare una fidanzata perché, non lo so, non ce la fanno anche se tante volte sono bei ragazzi, sono ragazzi che non hanno né un problema fisico né di intelligenza. Non so perché succede che non riescano ad avere rapporti sociali e che abbiano bisogno di venire da me per avere questa cosa.

Qualcuno lo hai aiutato?

In che senso? 

Indirettamente stando con te a liberarsi un pochettino e poi a trovare una compagna. Ti è capitato di saperlo oppure no?

Certamente non posso sapere tutto, non so questa cosa perché le persone vengono e, dopo un certo tempo, non vengono più e dopo io non so più cosa succede alla vita di quella persona.

Mi hai detto anche che con questo lavoro hai potuto conoscere tante belle città. Vicenza come bellezza come la consideri rispetto alle altre?

È una bella città, per me è una città conveniente ma mancano alcune cose.

Cosa manca?

Manca che non è una città molto cosmopolita e non ha, per esempio, certi negozi che ha una città più completa come Verona oppure Firenze o Bologna, che sono più internazionali. Queste cose mancano perché la città è più “piccola”, ma per me è conveniente perché è vicina alle altre città che frequento. Se magari mi manca questo tipo di cosa mi sposto ma Vicenza mi piace come città.

Come sono le persone di Vicenza, gli uomini di Vicenza che hai trovato, gentili o di tutti i tipi?

In generale in Italia sono molto gentili e anche a Vicenza lo sono con me, anche se ci sono persone che non sono molto aperte mentalmente forse perché si tratta di una città piccola. Non è una città di persone che hanno una chissà quale cultura …

Fra poco ti lascio perché non voglio rubarti troppo tempo e devi lavorare. Da come stai parlando e da come ti ho conosciuto oggi mi sembra che tu abbia una base di cultura notevole, non sei una che fa sesso e basta. Hai testa, indipendenza, guardi le città con occhi attenti e leggi libri. Quello che ho visto sul comò (“As 48 leis do poder”, Le 48 leggi del potere, di Robert Greene e Joost Elfferse, un best seller da 1,2 milioni di copie vendute solo negli USA) e che stai leggendo parla di gestione del potere. Come ti trovi con quelle persone con cui magari vorresti scambiare due parole ma con cui trovi difficoltà a farlo? Lasci perdere se vedi che la persona è solo interessata allo stare insieme?

Io mi adatto a tutto perché ho imparato questo, perché fa anche parte del mio lavoro. Per cui se una persona viene qua e vuole parlare di politica o di viaggi o di cibo parleremo di qualsiasi cosa gli interessi. Se non vuole parlare non parlo, è così che faccio, mi adatto.

Questo vuol dire che sei intelligente… Un’ultima domanda: come vedi il tuo futuro e cosa pensi di fare quando fra molti anni sarai meno, sarai meno giovane di adesso? Stai costruendo qualcosa nel frattempo?

Ovviamente, ovviamente non passerò così tutta la mia vita anche perché sarebbe un peccato. Questo libro incluso mi sta insegnando come comportarmi quando farò quello che intendo fare. So quello che voglio fare.

Cosa vuoi fare?

Non ne parlo perché non porta fortuna, parlo con me, parlo con l’universo…

Quello che guadagni penso che lo stia destinando al tuo progetto.

È per questo che faccio questo lavoro.

Io ti ringrazio Ana Lucia, sei stata bravissima, sei una persona molto dolce. Ti ringrazio di questa bellissima chiacchierata.