ANPI Vicenza a Villa Lattes gremita contro l’Italia–America Friendship Festival: «Vicenza merita un Festival della Pace con tutti i popoli»

ANPI era presente con Danilo Andriollo, Cinzia Bottene, Miriam Gagliardi, Mario Faggionato, mentre nella seconda parte è toccato ai relatori esterni: lo storico Emilio Franzina, Marta Passarin, Giancarlo Puggioni e Giovanni Marangoni

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ANPI Vicenza contro Italia-America Friendship Festival a Villa Lattes
ANPI Vicenza contro Italia-America Friendship Festival a Villa Lattes

Ieri sera, 10 settembre, a Villa Lattes la sezione ANPI “Nello Boscagli” ha riunito intorno a un tavolo, intorno a cui erano esposte, con pari dignità, la bandiera italiana e quella palestinese, storici, attivisti e cittadini in un convegno dal titolo eloquente: «Perché l’ANPI è contraria all’Italia–America Friendship Festival». Un incontro che ha visto una sala gremita e un dibattito intenso, in vista della manifestazione del 13 settembre contro il Festival sostenuto dal Comune con la denuncia concorde della crescente militarizzazione della città, della complicità USA nel genocidio a Gaza e la proposta di un’alternativa culturale di pace e cooperazione che riguardi tutti i vicentini e gli immigrati.

ANPI Vicenza a Villa Lattes contro il festival, da sx Miriam Gagliardi, Cinzia Bottene, Danilo Andriollo, Mario Faggionato
ANPI Vicenza a Villa Lattes contro il festival, da sx Miriam Gagliardi, Cinzia Bottene, Danilo Andriollo, Mario Faggionato

All’incontro sono intervenuti nella prima parte per ANPI Danilo Andriollo, Cinzia Bottene, Miriam Gagliardi, Mario Faggionato, tutti con ruoli nell’associazione dei partigiani, mentre nella seconda è toccato ai relatori esterni, comunque iscritti all’ANPI di Vicenza, e cioè lo storico Emilio Franzina, Marta Passarin, Giancarlo Puggioni e Giovanni Marangoni mentre ha dato forfait, per sopraggiunti problemi personali, Pino Dato.

ANPI Vicenza a Villa Lattes contro il festival, da sx Emilio Franzina con il suo libro "America sorella?", Danilo Andriollo, Marta Passarin, Giancarlo Puggioni e Giovanni Marangoni
ANPI Vicenza a Villa Lattes contro il festival, da sx Emilio Franzina con il suo libro “America sorella?”, Danilo Andriollo, Marta Passarin, Giancarlo Puggioni e Giovanni Marangoni

Tre i motivi centrali della contrarietà ribaditi già in apertura dal presidente provinciale dell’ANPI Danilo Andriollo (il presidente cittadino, Luigi Poletto era impegnato in un altro evento): il no alla militarizzazione della città, il rifiuto delle responsabilità USA nel genocidio in corso a Gaza, la proposta di un vero Festival della pace e dell’amicizia tra i popoli. «Vicenza – ha affermato Andriollo – non può diventare vetrina delle logiche di potenza militare, ma deve restare città antifascista, democratica e solidale».

Una città militarizzata da 70 anni

Gli interventi, di cui a seguire evidenzieremo sinteticamente alcuni singoli passaggi, hanno ricordato come la presenza americana a Vicenza non sia legata a un’amicizia paritaria, ma a una condizione di subalternità iniziata nel 1955 con la caserma Ederle e poi proseguita con l’ampliamento della presenza militare al Dal Molin alias Del Din, a Longare e Arcugnano. Cinzia Bottene ha ricostruito la lunga stagione di mobilitazioni popolari contro le basi, denunciando l’impatto ambientale, urbanistico e sociale della militarizzazione: «Vicenza ospita la più grande comunità militare USA in Italia, oltre 15.000 persone. È una presenza che altera la vita della città e che non può essere definita amicizia».

Bottene ha anche ricordato episodi di violenza e impunità che hanno coinvolto militari americani, dal caso Cermis del 1998 fino a vicende più recenti (un dettaglio: neanche pagano le multe…”), sottolineando la disparità di trattamento rispetto ai cittadini italiani. «Vicenza – ha detto – ha già pagato un prezzo altissimo: perdita di territorio, rischi ambientali, convivenza difficile con un’enclave separata. Non c’è nulla da festeggiare».

Gaza, genocidio e complicità USA

Un altro tema ricorrente è stato il conflitto in Medio Oriente. Miriam Gagliardi ha citato dati, rapporti ONU e le recenti denunce della sua relatrice speciale per il Medio Oriente Francesca Albanese (tra l’altro, ha detto, “invitata a Vicenza dal sindaco per l’inaugurazione del Parco della Pace dandone comunicazione senza aver avuto la minima conferma della sua presenza e ciò per pura copertura comunicativa”): «Senza il sostegno politico, militare e tecnologico degli Stati Uniti, Israele non avrebbe potuto e non potrebbe portare avanti la distruzione di Gaza. Non è antiamericanismo, è la constatazione di una responsabilità evidente».

L’intervento ha toccato anche il ruolo delle multinazionali e delle banche statunitensi nel finanziare e armare Israele, mostrando come il legame economico tra Washington e Tel Aviv costituisca un’alleanza strutturale che travalica i governi.

L’alternativa: un Festival della Pace

Molti relatori hanno insistito sulla necessità di proporre un’alternativa. «Vicenza merita un Festival della pace e dell’amicizia tra tutti i popoli» ha ribadito Andriollo, «non celebrazioni di basi e di arsenali militari». Un’idea ripresa dal segretario CGIL Giancarlo Puggioni, che ha parlato di «sfregio politico» da parte dell’amministrazione Possamai: «Non si può inaugurare la Casa per la Pace e allo stesso tempo patrocinare un Festival che celebra 70 anni di presenza militare USA. Serve coerenza».

Le critiche alla giunta Possamai

Lo storico Emilio Franzina, che ha anche brevemente presentato il suo ultimo libro pubblicato per l’occasione “AMERICA SORELLA? Italiani e italo discendenti tra Usa, Brasile e altre Americhe“, i cui acquirenti si sono poi fermati con lo storico per una dedica personalizzata e per colloquiare con uno degli oppositori storici del nuovo insediamento militare al posto dell’aeroporto, di fatto non ha usato mezzi termini: «È scandaloso che sia un sindaco del PD, partito che ha partecipato alle mobilitazioni contro il Dal Molin, a promuovere oggi un’operazione di questo tipo. È uno sfregio alla città e alla sua storia che pagherà anche elettoralmente il giovane sindaco che pure osda ricordare che lui, 16enne, partecipò alle marce di chi oggi ha tradito insieme a tal Jacopo Bulgarini d’Elci». Anche Marta Passarin ha insistito sulla necessità di ricostruire una memoria collettiva delle lotte pacifiste: «Molti giovani non conoscono la storia del movimento No Dal Molin. Tocca a noi riaprire archivi, raccontare, trasmettere consapevolezza».

Rischi e sovranità

Giovanni Marangoni, coordinatore dell’Osservatorio Vicenza Città UNESCO da smilitarizzare, ha posto l’accento sui rischi concreti: «Vicenza è oggi un obiettivo sensibile, come hanno mostrato i rapporti sulla presenza di missili e le allerte anti-drone. La città vive sotto minaccia permanente senza che i cittadini abbiano strumenti di protezione».

Mario Faggionato ha ricordato come la presenza delle basi statunitensi rappresenti anche una violazione del diritto internazionale e della sovranità italiana: «Gli accordi bilaterali nati in epoca di Guerra Fredda non hanno più ragione di esistere. È tempo di riaffermare il principio costituzionale della pace».

Un impegno che continua

Gli interventi hanno restituito l’immagine di una comunità viva, capace di rialzarsi dopo anni di silenzio e di divisioni interne. «Abbiamo lasciato un buco informativo e politico dopo la sconfitta sul Dal Molin» ha ammesso Passarin. «Ora tocca a noi colmare quel vuoto, unire le lotte e trasmettere alle nuove generazioni la consapevolezza che militarismo e pace sono incompatibili».

La serata si è conclusa con l’appello dell’ANPI a partecipare numerosi alla manifestazione di sabato 13 settembre. «Non si tratta solo di contestare un festival – ha detto Andriollo – ma di riaffermare che Vicenza è città di pace e che la sua vocazione deve restare il dialogo fra i popoli, non la celebrazione di arsenali militari».

Ecco, infine, anche altre citazioni testuali brevi dei relatori, in sequenza temporale, per dare maggior conto del lungo incontro (durato più di due ore con nessuno dei presenti a uscire prima della fine…) in cui non si è “palesato” alcun altro collega dei media locali e a corredo del video integrale girato da Walter dell’ANPI, che poubblicheremo qui appena disponibile.


Danilo Andriollo: documento unitario di contrarietà al Festival

Ha aperto la serata Danilo Andriollo, presidente provinciale dell’ANPI, sottolineando come l’associazione dei partigiani abbia approvato un documento unitario di contrarietà al Festival: «Non contestiamo certo la cultura o l’amicizia fra i popoli ma non possiamo accettare un evento che di fatto celebra i 70 anni della presenza militare USA a Vicenza. La militarizzazione produce effetti ambientali e sociali negativi e rischia di normalizzare la guerra agli occhi dei giovani».

Andriollo ha ricordato che la Resistenza e la Costituzione pongono al centro la pace e la sovranità, valori che vengono contraddetti dalla presenza di basi straniere sul territorio.

Cinzia Bottene: «Un’amicizia fondata sulla subordinazione»

Cinzia Bottene, storica attivista del movimento No Dal Molin, ha parlato con toni appassionati: «L’amicizia vera si fonda su sincerità e rispetto reciproco. Qui invece parliamo di un rapporto di totale subordinazione, militare e politica. Questo festival è un format già visto in tante città del mondo con basi americane: serve a normalizzare e rendere accettabile una presenza che resta imposta».

Miriam Gagliardi: «Gli USA complici del genocidio a Gaza»

Miriam Gagliardi ha portato al centro il tema palestinese, citando dati e rapporti internazionali: «Il genocidio a Gaza non sarebbe possibile senza il sostegno permanente degli Stati Uniti. Parliamo di appoggio politico, militare, tecnologico e finanziario. Persino i giudici della Corte Penale Internazionale sono stati minacciati da sanzioni americane per aver indagato su Israele».

«Non possiamo parlare di amicizia con uno Stato che sostiene queste politiche» ha concluso.

Mario Faggionato: «Il diritto internazionale calpestato»

Mario Faggionato ha inquadrato la questione nel contesto giuridico: «Gli Stati Uniti negli ultimi settant’anni hanno violato ripetutamente il diritto internazionale, dall’Iraq alla Jugoslavia fino all’Afghanistan. La presenza delle basi a Vicenza si inserisce in questa logica di uso arbitrario della forza».

Il relatore ha ricordato che la Carta dell’ONU vieta l’uso e persino la minaccia della forza, tranne che in legittima difesa. «Eppure – ha aggiunto – oggi assistiamo a guerre preventive, rappresaglie e bombardamenti che non hanno alcuna base legale. Parlare di amicizia in questo contesto è ipocrita».

Emilio Franzina: «Uno sfregio politico»

Lo storico Emilio Franzina ha criticato duramente la scelta dell’amministrazione comunale: «È scandaloso che sia un sindaco del PD, partito che in passato era con i cittadini contro Dal Molin, a promuovere un festival del genere. È uno sfregio alla città e alla sua storia di resistenza».

Franzina ha sottolineato la responsabilità politica del sindaco Possamai e della sua giunta, definendo l’iniziativa «scriteriata e offensiva verso una comunità che per anni ha lottato contro la militarizzazione».

Marta Passarin: «Ricostruire la memoria e unire le lotte»

Marta Passarin, impegnata con Arci Servizio Civile, ha lanciato un appello: «Il Festival ha riaperto ferite e smosso coscienze. Tocca a noi trasmettere consapevolezza… Le guerre colpiscono per prime le donne e devastano l’ambiente. Non possiamo separare queste battaglie».

Giancarlo Puggioni: «Uno sfregio anche al mondo del lavoro»

Il segretario della CGIL di Vicenza Giancarlo Puggioni ha denunciato anche la condizione dei lavoratori civili italiani nelle basi USA: «Non possono iscriversi liberamente alla CGIL, in violazione del diritto del lavoro. Parlare di amicizia in queste condizioni è un insulto».

Giovanni Marangoni: «Vicenza obiettivo sensibile»

Infine Giovanni Marangoni, coordinatore dell’Osservatorio Vicenza Città UNESCO da smilitarizzare, ha ricordato i rischi concreti legati alla presenza delle basi: «Rapporti internazionali parlano di missili e di allerta terrorismo a livelli altissimi. Vicenza è un obiettivo militare, ma i cittadini non hanno informazioni né piani di protezione. Questo festival serve solo a coprire queste verità».