Arresti a Genova, Acerbo (Rifondazione comunista): “No alla criminalizzazione della solidarietà con la Palestina”

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Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun arrestato per possibili fondi pro palestinesi dati ad Hamas
Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun arrestato per possibili fondi pro palestinesi dati ad Hamas

Dopo l’operazione che ha portato a nove arresti a Genova per presunti finanziamenti a Hamas, Maurizio Acerbo (Prc) denuncia un tentativo di criminalizzare la solidarietà con la Palestina e difende il diritto all’aiuto umanitario.

La notizia dei nove arresti eseguiti a Genova, tra cui quello di Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), continua a suscitare forti reazioni politiche. Dopo la diffusione dei dettagli dell’operazione giudiziaria, che ha coinvolto anche altre città italiane come Bologna, Milano e Roma, interviene duramente Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, parlando apertamente di “criminalizzazione della solidarietà con la Palestina”.

Palestina a Ottobre rosso a Santorso: Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista
Palestina a Ottobre rosso a Santorso: Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista

Secondo Acerbo, l’operazione rappresenterebbe l’ennesimo tentativo di colpire il movimento di sostegno al popolo palestinese. “Il governo Meloni e una lobby trasversale di complici del genocidio esultano per questi arresti – afferma – ma siamo di fronte a un’azione politica che mira a intimidire e delegittimare chi esprime solidarietà alla Palestina”. Una posizione netta, che mette in discussione le basi stesse dell’accusa.

Il segretario di Rifondazione Comunista sottolinea come gli arrestati non siano accusati di aver commesso reati in Italia, ma di aver finanziato Hamas attraverso il sostegno ad associazioni dichiarate illegali da Israele. Un punto che, secondo Acerbo, apre interrogativi rilevanti: “Per Tel Aviv – ricorda – molte Ong sono considerate illegali, persino Save The Children, così come l’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, accusata di essere al servizio di Hamas. Eppure parliamo di organizzazioni umanitarie che operano in un contesto di emergenza estrema”.

Nel suo intervento, Acerbo distingue tra attività terroristiche e aiuto alla popolazione civile, sostenendo che “non si può considerare terrorismo l’invio di fondi per l’assistenza umanitaria”. Da qui l’espressione di solidarietà personale nei confronti di Hannoun e degli altri palestinesi arrestati, definiti vittime di un clima politico e giudiziario che rischia di colpire indiscriminatamente chiunque si occupi di Gaza.

Il dirigente comunista entra poi nel merito della questione Hamas, riconoscendo la gravità degli atti terroristici contro civili, ma inserendoli in un quadro più ampio. “Hamas è considerata organizzazione terroristica da Israele, Stati Uniti e Unione Europea – osserva – ma è anche un movimento che nasce in un contesto di occupazione e che a Gaza ha vinto le elezioni nel 2006, godendo di un consenso reale”. Per Acerbo, la definizione di terrorismo internazionale dovrebbe essere applicata con coerenza, includendo anche lo Stato di Israele, accusato di occupazione illegale e di stragi sistematiche di civili.

Il confronto, per Acerbo, appare quindi profondamente sbilanciato: mentre l’Italia continua a essere alleata di Israele e a fornire armi, e mentre militari israeliani accusati di crimini vengono accolti senza conseguenze, “si arrestano palestinesi che raccolgono fondi per aiutare Gaza”.

Pur dichiarandosi “totalmente distante dall’ideologia di Hamas”, Acerbo rivendica il principio del diritto alla resistenza, sancito dalle Nazioni Unite, e sostiene che Hamas resti un interlocutore politico nel percorso verso una soluzione di pace. Una posizione destinata ad alimentare ulteriori polemiche, in un dibattito che intreccia giustizia, politica internazionale e libertà di espressione della solidarietà.